Capitolo XIII

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«Entrate, il giudice vi sta aspettando» disse il poliziotto di scorta venuto fuori da sottocoperta. Lo Cicero si scantava a fare la passerella che dal molo arrivava alla barca. Sarà stata un metro e mezzo. La barca si annacava un poco, e lui guardava Infantino come per dire «chi minchia ci sale lì?». «Lo Cicero se dici ti lanciamo dentro...». Prese coraggio e traballando riuscì ad entrare. 

L'uomo di scorta, un picciottone alto un metro e novanta con la pistola infilata nella tasca anteriore del giubbotto antiproiettile, li portò proprio sottocoperta dove nel salottino c'era il giudice Intravaia che leggeva Repubblica, e accanto a lui un uomo impegnato con un palmare. «Dottore Intravaia buongiorno, lui è l'ispettore Lo Cicero». Lo Cicero si presentò al magistrato che presentò a tutti e due l'uomo che nel frattempo stava riponendo il pennino a lato del palmare. 

«Grazie per essere venuti al volo. Lui è il vicequestore aggiunto di Palermo, Gioacchino Occhipinti. Probabilmente non lo avete mai visto perché ormai è da vent'anni che fa il consulente tecnico informatico dell'autorità giudiziaria». Dopo i convenevoli i quattro si accomodarono allo stesso tavolo e lasciarono che il magistrato iniziasse a parlare. «Quello che vi sto per dire è un fatto di estrema gravità e confido nella vostra assoluta riservatezza. So che da anni voi lavorate con il dottor Calabrese, e quello che sto per dirvi vi turberà molto. Certo, per adesso sono solo supposizioni, però dei fatti ci sono... Ne parlo con voi perché siete coloro che stanno portando avanti le indagini della guerra di mafia, e quelli che devono portarle avanti fino in fondo». 

Lo Cicero ed Infantino si irrigidirono e si protesero quasi inconsciamente verso Intravaia. «Il dottor Occhipinti, su mio incarico, ha analizzato i tabulati telefonici del Pagliarelli e dei cellulari dei dirigenti del carcere dopo il suidicio di Vecchio. Ero convinto, ero più che certo che la soffiata a Vecchio l'avevano fatta dall'alto, per essere certi che s'ammazzasse da solo. Qualcuno lo aveva convocato e lo aveva pressato, anticipandogli l'articolo del giorno dopo. Gli avranno detto che per salvare almeno i suoi parenti dalle vendette trasversali era meglio che si ammazzasse lui, e Vecchio, da uomo d'onore vecchio stampo, si è sacrificato per salvare gli altri. Il dottor Occhipinti tra tutte le telefonate ricevute dal direttore del Pagliarelli ne ha isolata una che proveniva dalla Procura di Palermo, dall'ufficio del dottor Calabrese. La chiamata era partita la sera prima. Abbiamo verificato l'orario e, dopo aver chiesto ad alcuni colleghi e alla segretaria, che si ricordava di aver visto Lo Cicero al bar, abbiamo stabilito che è stata fatta dieci minuti dopo che voi due avevate lasciato l'ufficio di Calabrese...». 

Il clima era diventato irreale. Infantino e Lo Cicero erano immobili come statue che fissavano Intravaia. Occhipinti per tutto il tempo non aveva detto una parola. E continuava a stare in un silenzio preoccupante, come di uno che sapeva tutto ma non voleva infierire sul cadavere morale dei due cristiani che di quel magistrato si erano sempre fidati. Intravaia lasciò il tempo ai due per farsi un'idea, per masticare e digerire quel colpo, che seppur vago e senza troppe corrispondenze reali, non lasciava molti dubbi sulla dinamica delle cose. Non c'era alcun motivo perché Calabrese chiamasse il direttore del carcere, e soprattutto che lo facesse giusto giusto quando quelli gli avevano detto che Vecchio aveva parlato. Era stata lui la talpa. 

«Ho disposto in gran segreto l'intercettazione delle linee riconducibili al dottor Calabrese. Dall'analisi dei dati se ne occuperà Occhipinti. D'ora in poi lavoreremo assieme, tutti e quattro. Ma mi raccomando. Non cambiate assolutamente atteggiamento nei confronti di Calabrese. Tutto deve essere normale. Sulle indagini invece parlate con me. A lui dite solo i dettagli trascurabili. Per me è tutto. Mi dispiace davvero, credetemi, anche per me è un duro colpo». 

Intravaia congedò i due che tornarono verso l'uscita dell'imbarcazione, lasciando il magistrato e il tecnico silenzioso nel salotto.

Guerra di MafiaWhere stories live. Discover now