Tutto il tempo che vuoi

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CUORI IN TEMPESTA

Tutto il tempo che vuoi

Il futuro era bellissimo per noi
Ti volevo bene e forse anche di più
Fuoco che non brucia non si spegne mai
Ti manco, non lo so
Mi manchi e non lo sai

-E. Meta "Odio le favole"(N.d.A: Ti amo Ermal! <3)

Quando sento un lieve fastidio all'altezza degli zigomi, capisco di star sorridendo da fin troppo tempo.

Appoggio la testa sul cuscino del mio letto e sospiro dieci, cento, mille volte.

Mi giro su un fianco e poggio la mano sinistra sul petto.

Siamo tornati a casa da poco, eppure credo che non mi stancherò mai di ripensare al momento che io e Gioacchino abbiamo vissuto sulla spiaggia. Un po' come quando si finisce di vedere un film, uno di quelli che ti entrano subito nel cuore dopo poche battute, e poi si ha subito voglia di farlo ripartire. E ancora. E ancora.

Ripenso a quando ho iniziato a raccontargli della mia festa di compleanno, e a come si è girato completamente verso di me ed ha iniziato ad ascoltarmi con interesse.

I suoi occhi non hanno mai smesso di guardarmi con una luce così potente che a volte ho preferito rivolgere il mio sguardo verso il cielo stellato per non mostrarmi tanto imbarazzata. Per non parlare del modo in cui le sue labbra si muovevano, in istanti a volte più brevi, altri più lunghi, per formare uno dei suoi sorrisi scombussola cuore.

Ho ancora in testa il suono cristallino della sua risata conseguente a quando gli ho raccontato del momento in cui venni a sapere che la pasticceria si era dimenticata di farmi la torta di compleanno e del panico che scoppiò in casa mia. Per non parlare di come si è divertito quando mi sono messa a parlare della festa a sorpresa- con tanto di cerchietti con orecchie di Topolino,- che i miei genitori, mio fratello e Matteo e Penelope mi avevano organizzato. Dei palloncini a forma di animali, un po' infantili ma proprio nel mio stile, dei regali, della musica anni '80, anche quella di dubbia qualità, che rimbombava nella nostra casa. Delle foto, dei sorrisi.

Lui è sempre stato attento nell'ascoltarmi. Ma lo sono stata anch'io nell'osservarlo. Nell'osservare i sorrisi amari che ogni tanto gli increspavano le labbra.

Poi è stato il suo turno di aprirsi con me, e il mio di essere tutta orecchi.

Tra tutti i momenti del suo passato che poteva raccontarmi, ha scelto quello riguardante la prima volta che lui e i suoi amici, all'età di quattordici anni, si unirono per formare una band. Il loro nome- Coming back to life- è un omaggio ad un brano dei Pink Floyd, ma anche un riferimento al fatto che il loro gruppo "ritornò alla vita" dopo qualche anno dalla sua creazione e dal successivo allontanamento dei suoi membri, agli inizi troppo piccoli per prendersi la responsabilità di fare musica insieme come gruppo.

Ha mantenuto lo sguardo fisso sul mare per tutto il tempo, lanciandomi qualche occhiata giusto ogni tanto. Mi ha parlato dei suoi amici, di come i loro caratteri siano diversi ma allo stesso tempo di come le loro anime siano vicine quando si tratta di fare musica.

Ho notato i suoi sorrisi, ma ho visto anche un velo di tristezza sui suoi occhi verdi. Ho pensato che fosse dovuto al fatto che non vede i suoi amici da un po', seppur non da non così tanto tempo, ma mi sono anche chiesta se magari non sia stato proprio il parlarmi di alcuni momenti della sua vita, una vita a cui mi aveva negato l'accesso, chiudendomi le porte in faccia in un modo troppo brusco per una persona troppo emotiva e sensibile come me, ad amareggiarlo.

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