Suspiria

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CUORI IN TEMPESTA

Suspiria

Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo vivi e quando lo ricordi.
(Anonimo)

La casa della mia migliore amica Penelope, mi è sempre piaciuta. Il mobilio è semplice , non ci sono chissà che pezzi d'antiquariato o chissà che opere d'arte ma è accogliente e calorosa. I signori Pace mi vogliono bene e mi accolgono sempre con gioia in casa loro. Nonostante abbiano oltre Penelope, anche due gemelli di sei anni, la loro vita è tranquilla e possono permettersi di far praticare a tutti e tre i figli dello sport. Penny pratica ginnastica artistica da tredici anni e i due gemellini giocano a calcio.

-No, aspetta, deve essermi arrivato del sangue alla testa e devo non aver capito bene.- mi dice la mia amica, mentre ritorna in piedi dopo aver fatto la verticale per almeno dieci minuti.

Invidio il suo corpo snodabile. Io è già tanto se riesco a fare una capriola.

-Hai capito bene, invece!- faccio sconsolata.- Io e Gioacchino Giordana passeremo due mesi insieme, alla vigna di mio nonno. Ti prego, però, di non farmelo ripetere più. Mi viene da piangere se ci penso.- mi distendo sul suo letto morbidoso e mi copro la faccia con il suo cuscino a forma di Minnie.

-Ma è assurdo. Tremendamente assurdo. Ma scherziamo? Non è concepibile, non è logico.- il suo tono è disperato.

Poi mi si avvicina e mi toglie il cuscino dalla faccia.

-Devi ribellarti Monica Ranieri. Assolutamente.- mi dice categorica, prendendomi la mano e trascinandomi in piedi.

Io sbuffo. Vorrei rimanere sul suo letto per sempre, se è possibile.

-Ma che ribellarmi! Hai sentito ciò che ti ho detto? I miei genitori sono usciti fuori di testa, i Giordana anche, quel testa vuota ha accettato solo per il denaro che gli darà mio nonno... e in tutto questo, ti sembra che io possa fare qualcosa?- allargo le braccia,- E poi... ti ho già spiegato che riceverò anch'io uno stipendio, e che con quei soldi potrò aiutare don Gabriele a costruire il campetto di calcio dei bambini e a fare qualche aggiustamento alla chiesa.- le rispiego, mordendomi le labbra, e ricadendo come un peso morto sul suo letto, chiudendo gli occhi.

Sento Penelope sospirare. Poi, riapro un occhio, e la vedo sedersi accanto a me.

Porta i capelli neri tagliati in un caschetto, perennemente pettinati con una riga laterale e portati al naturale, belli lisci. Tre piercing colorati le colorano entrambe le orecchie.

-Ma non è tuo compito Mony. So quanto tu ci tenga a quella chiesetta e ai bambini, ma... non puoi prenderti una tale responsabilità. Tuo compito, invece, è quello di passare l'estate con me e con Matteo. Sai bene che l'anno prossimo abbiamo la maturità, onde per cui dobbiamo approfittare di questi mesi estivi di piena libertà.- prende ad accarezzarmi i capelli.

Io mi trovo a sospirare.

-Pen lo sai quanto ti voglia bene, ma così mi rendi le cose davvero difficili. Non è una cosa su cui possa scegliere... te l'ho detto.

Avrei davvero voglia di urlare per la frustrazione. La mia amica ha ragione, eccome se ce l'ha, ma non posso tirarmi indietro. L'unica cosa che mi ha spinto, ieri pomeriggio, a dire ai miei che sarei partita con quello sciagurato, è stato il pensare al volto sorridente dei bambini che finalmente avranno un campetto in cui giocare.

-Come vuoi!- mi risponde, smettendo di accarezzarmi i capelli e incrociando le braccia sul petto, facendo l'offesa.

Io sorrido, perché so che in fondo ha capito. Penelope ed io siamo migliori amiche dalla quarta elementare e la conosco meglio delle mie tasche. Ricordo ancora che il primo giorno di scuola del quarto anno, quando nessuno si aspettava l'arrivo di un nuovo alunno, fece la sua entrata trionfale con i suoi capelli corvini raccolti in due piccole codine e con una cerotto delle principesse su una guancia.

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