Solo per qualche secondo

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Cuori In Tempesta

Solo per qualche secondo

"Sembrava che avessero intorno una bolla invisibile nella quale nessuno poteva entrare a meno che non lo volessero loro." – N. Ammaniti

Da quando il tipaccio ha chiuso la porta dietro di sé, saranno passati pochi secondi. Eppure sembra che sia passata un'eternità.

Ho il cuore che batte troppo forte nel petto e ho freddo. Quel freddo che si prova quando si ha paura e ansia, tanta ansia, e che ti fa venire le unghie viola.

Rimango ferma dove sono e tendo le orecchie. I rumori sopra il tetto sembrano cessati, se non per il suono della pioggia che batte imperterrita sulle tegole.

Faccio una serie di respiri profondi e mi appoggio alla scrivania dietro di me, cercando di non fare troppo rumore.

Uno, due, tre.

Quattro, cinque, sei.

Sette, otto, nove.

Inizio a contare – mentalmente – nel patetico tentativo di non pensare al fatto che delle persone potrebbero volere entrare in casa e farci del male.

Non voglio nemmeno pensare al fatto che Giordana stia facendo il coraggioso e stia tutto solo, là fuori.

Se dovesse succedergli qualcosa? Se dovesse farsi male?

La sua stanza sa di lui: si sente il suo profumo, si intravedono i suoi vestiti sulla sedia e tanti fogli sulla scrivania. Il suo letto è disfatto e le ombre di due poster troneggiano sulla parete.

Con la torcia le illumino. C'è un poster degli AC/DC e uno di un band di violoncellisti, chiamata Apocalyptica. Entrambi sono attaccati con quello che sembra essere biadesivo.

Un piccolo sorriso affiora sulle mie labbra, malgrado la situazione.

Poi dirigo il fascio di luce sulla scrivania e sui numerosi fogli sparsi su di essa. Ci sono degli spartiti, dei pezzi di carta scarabocchiati e alcuni ricoperti di disegni. Mi avvicino con il viso e noto che su questi ultimi ci sono disegnati due ragazzi, un maschio e una femmina, in uno stile fumettistico.

Sono fatti molto bene e non posso non chiedermi se rappresentino qualcuno in particolare e soprattutto come abbia fatto a diventare così talentuoso nel corso degli anni. Quando eravamo piccoli mi parlava della musica, ne era già da allora innamorato perso, ma non credevo che il disegno fosse un suo altro punto forte.

Il fatto è che non lo conosco più, non so più nulla di lui e per la prima volta sento che la cosa mi dispiace.

Quando un legame tra due persone si spezza, è un po'come quando si smette di osservare un fiore durante la sua crescita, dopo che si è piantato il seme nella terra e se n'è visto il primo germoglio.

La vita va avanti, si cresce, il corpo cambia, si fanno nuove esperienze, si prendono nuovi treni, si litiga, si conoscono nuove persone, le vecchie passioni cedono il posto alle nuove, si piange, si ride, si guardano nuove albe e nuovi tramonti, si cade, ci si rialza. Solo non insieme. Non più.

Tutto si annichilisce. Entrambe le parti smettono di essere testimoni delle metamorfosi reciproche. Rimangono solo i ricordi che sono un po' come le briciole di pane che si provano a nascondere sotto il tappetto, quando si spazza il pavimento. Ci sono, nascoste certo, ma ci sono. Se ci saranno per sempre, dipende. Non è detto, infatti, che rimarranno sempre lì, sepolte. È sufficiente decidere di spostare il tappetto, di aprire la finestra, e di lasciare che il vento se le porti via.

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