24.

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Erano passate due settimane da quell'episodio. Ero decisamente cambiata, non parlavo più con i miei vecchi amici, non parlavo più con Justin nonostante vivessimo nella stessa casa, ed eravamo obbligati a vederci, anche se facevo di tutto pur di evitarlo. David, si lui, era ancora con me. Mi appoggiava in ogni singola cosa io decidessi, era come se fossi io al maschile. Il recupero a cui ero costretta ad andare, mia madre aveva deciso di non mandarmi più, così avevo finito gli studi. Justin era stato licenziato dal lavoro al bar, non andava mai e la scusa del "sto male" ormai, non se la beveva più nessuno. Non fu facile cambiare la mia personalità e il mio modo di pensare, ma ci riuscì perché ne avevo bisogno, sentivo di dover cambiare, perchè se fossi rimasta la stessa persona, avrebbero continuato a prendersi gioco di me, come sempre.

Mi trovavo con David in un bar, erano solo le quattro e mezza del pomeriggio, faceva caldo, fin troppo.
"Andiamo a mare?" chiese, spezzando così il silenzio che si era creato da un bel pó.
"Si dai" dissi in risposta. Lo vidi sorridere, lo feci anche io.

Sapete quando fumate per la prima volta? Che sia una sigaretta o una canna, e subito dopo non riuscite più a farne a meno? David era la mia droga.

Si alzò, e lasciò i soldi sotto al piatto in cui c'era poggiata la tazzina del caffè. Mi prese per mano e cominciò a correre. Correndo si alzava il top corto che avevo indossato, mostrando così quel poco di reggiseno. I miei lunghi capelli mi ricadevano lungo la schiena, e il ciuffo che avevo, ricadeva davanti ai miei occhi, costringendomi così a usare la mano libera che avevo, sia per togliere i capelli davanti agli occhi e sia per abbassare il top.

Ridevo, rideva lui, ridevamo insieme. Non era un follia correre per le strade insieme, ma a noi faceva ridere tantissimo.

Svoltammo in una stradina. Non era molto illuminata, passavano motorini e macchine. Quando finalmente, fummo fuori da quella stradina, ci fermammo proprio davanti alla sbarra che divideva noi e la spiaggia. Non era piena di gente, ma quella poca gente che c'era, erano tutti in acqua che giocavano con la palla. "Ma noi non abbiamo niente" risi, ancora con l'affanno. Effettivamente non avevamo un telo su cui appoggiarci dopo esser usciti dall'acqua, e per giunta non avevamo nemmeno i costumi.
"Vieni" mi trascinò di nuovo, portandomi davanti un ragazzo di colore che aveva di tutto. A partire dai bracciali, a finire dai teli per la spiaggia. David ne afferrò uno, e lo pagò, portandomi nuovamente davanti alla sbarra. Guardai tutti coloro che c'erano in spiaggia, anziani, ragazze della mia età, bambini. Non mi piaceva stare insieme alla gente, mi ero chiusa in me stessa, senza un motivo. Cercavo un punto della spiaggia in cui era vuoto, e lo trovai, ma sfortunatamente proprio vicino c'erano delle persone, quelle persone che odiavo a morte.
"Torniamo un altro giorno a mare che ne dici?" proposi, frettolosa. Ma lui si era già tolto tutto, rimanendo semplicemente con i boxer.
"Li ho visti anche io, e no, oggi voglio farmi un bagno con la mia migliore amica" rispose, togliendomi il top di fretta. Mi tolsi le scarpe e lo presi per mano.
"Ma non voglio stare vicino a loro" ammisi scocciata. Lui scosse la testa. Amava vedermi aggredire le persone, non facevo altro in quelle settimane.
"Dobbiamo stare vicino a loro" rispose, con tono deciso. Arrivammo in quel punto isolato, se non fosse stato per loro e noi, sistemò il telo poco distante da loro e sotto la mia enorme borsa, ci mise i suoi vestiti. In realtà, in quella borsa non c'era niente di particolare se non il mio cellulare e il suo. Avevo portato anche due bottigliette d'acqua, nel caso avessimo deciso di non fermarci al bar e alcune mollettine per i capelli. Guardai il posto che distava poco da noi, non c'era nessuno. Loro avevano tutto, ovvio avevano già programmato di andare a mare, mentre noi no. Guardai verso il mare, era calmo. Jorge, Alexis, Lucy, Johanna, Luke e Justin erano in acqua anche loro, che giocavano e scherzavano. Incrociai gli occhi di Luke e quelli di Jorge, quest'ultimo fece cenno a Justin e gli altri di voltarsi, mi girai velocemente guardando David.
"Te lo togli tu, o faccio io?" chiese ironico, indicando lo short che indossavo. Sbuffò e si avvicinò a me, slacciò i bottoni e li lasciò cadere lungo le mie gambe, lo tolsi definitivamente, rimanendo in intimo.
"Pronta?" mi tese la mano sorridendo. Annuì e mi portò alla riva. L'acqua si incontrava con i miei piedi, era calda. Lui entrò lentamente, facendomi cenno di seguirlo appena fu a metà acqua.
"Non so nuotare" mimai. Era vero, e molto probabilmente non toccavo nel punto in cui era lui, ero troppo bassa.
"Ti guido io" urlò, facendo voltare loro dalla nostra parte. Ah già, dimenticavo, nel posto isolato in cui ci trovavamo noi, in acqua c'eravamo solo noi, e sulla spiagga c'erano un sacco di barche.
"Mi fido" risi. Piano piano entrai. David si avvicinò prendendomi lentamente i fianchi e portandomi dov'era lui.
"Facciamo il tuffo?" chiese. Annuì in risposta e andammo sott'acqua insieme. Aprì gli occhi, l'azzurro e il blu del mare si confondevano con lo sfuocato dei miei occhi aperti.

È possibile amare mio fratello?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora