<<Artemisia Amelia Dursley!>> la chiamó qualcuno al piano di sotto. L'urlo la ridestó dallo stato trance in cui normalmente entrava mentre leggeva. Possibile che suo padre la chiamasse proprio in quel momento? Era arrivata in un momento cruciale della storia e, per evitare di essere disturbata, aveva appeso alla porta il cartello, fatto da lei stessa, che recitava:
DO NOT DISTURB
THE BOOK READER
SIRIUSLY INJURY
OR DEATH MAY OCCUR
Ma suo padre non era salito, no, aveva preferito urlare dal piano di sotto per farla scendere, giustamente.Artemisia poggiò dolcemente il libro sul letto e scese di sotto.
<<Sì? >> chiese appena arrivò all'entrata. Davanti a lei Dudley Dursley, suo padre, la guardava a braccia incrociate
<<Non avevi una lezione di recupero, tra 5 minuti? >> disse in tono scherzoso.
Artemisia lo fissò con i suoi occhioni azzurri
<<Una lezione di recupero, tra 5 min.. Oddei sì, certo! La lezione di recupero, mi ero dimenticata! Sai sto leggendo un libro molto bello che parla di una... >>
<<Artemisia?! >> la interruppe lui con tono lievemente irritato.
<<Sì, certo, la lezione. Vado>> La ragazza si diresse verso al porta, la aprì e fece per uscire
<<Esci così? >>le chiese il padre
Artemisia ci pensò suo e poi si rese conto di essere in pigiama e di non avere neanche la borsa del libri. Sbiascicò un <<Oh certo>> e corse di sopra.Era alla ricerca disperata di vestiti, non era mai stata un asso nel scegliere il suo "look", né le interessava in realtà. Infine optò per un maglietta bianca con il disegno di un limone e dei jeans neri. Stava per uscire dalla camera quando si ricordò della borsa. Tornò indietro, la prese, e recuperò anche il telefono che si trovava sulla scrivania, poi uscì. Arrivò a lezione appena in tempo.
Mentre tornava a casa fissava rapita i giochi di luce sulle case di Privet Drive, sul numero 8, sul numero 6, sul numero 4, la casa dei suoi nonni, è infine sul numero 2, la sua normalissima ed ordinaria casa, come tutte le altre del resto. Quel paesaggio le fece venire le lacrime agli occhi. Artemisia era così, a volte piangeva senza motivo. Nessuno lo sapeva, altrimenti sarebbe stato un ottimo altro pretesto per considerarle pazza.
Varcò la soglia di casa, annunciò il suo arrivo con un <<Buonasera>> a cui nessuno rispose, tutti troppo impegnati per sentirla. Salí in camera.
Era tutto come lo aveva lasciato: il letto sfatto con il libro poggiato sopra, sulla scrivania il disegno che aveva lasciato a metà perché aveva perso l'ispirazione e sul muro i post-it con le frasi tratte dai sui libri preferiti o trovate nei calendari o nei cioccolatini. Collezionava frasi da una vita e aveva riempito interi quaderni. La sua preferita era "Nasciamo tutti matti, qualcuno lo rimane." o anche "Sei un prodigio, August, un vero prodigio. ", tratta dal libro di Wonder.
Secondo la madre quei bigliettini rendevano la camera più disordinata di quello che non fosse già, ma Artemisia in quel disordine aveva il suo ordine. Inoltre i post-it davano un tocco di colore alla stanza. Non che ne fosse priva: I mobili erano di tutte le sfumature del viola, a volte interrotto dal color legno.Il viola era il suo colore preferito; e inoltre secondo lo studio dei colori e della personalità, su cui Artemisia aveva fatto una ricerca per divertirsi, le si addiceva proprio:il viola rappresenta una persona timida e introversa, ma che dentro è molto profonda e filosofica. Lei, insomma. Portava spesso un nastrino viola, come cerchietto, fra i suoi lunghi capelli biondi e mossi, cosa che la madre adorava, perché a sentir lei i due colori stavano benissimo insieme, ed era vero. Inoltre gli occhi di Artemisia erano azzurri; di solito l'azzurro non sta bene con il viola, ma gli occhi della ragazza erano di un azzurro tendente al verde, un colore particolare che stava benissimo con il viola. Insomma, viola era il colore di Artemisia.
La sua pietra invece era l'ametista e non solo perché fosse viola, ma anche perché, secondo la cristalloterapia, un'altra cosa su cui Artemisia aveva fatto una ricerca, l'ametista è una pietra che aiuta la concentrazione (cosa di cui Artemisia aveva tanto tanto bisogno), aiuta a superare i lutti (anche i lutti fandom, come aveva constato la ragazza), e aiuta a superare i momenti di depressione. Non che Artemisia fosse depressa, anzi, era la persona più allegra del mondo: Sorrideva sempre e vedeva il lato positivo in tutto e tutti. Era un po' come la protagonista del libro che stava leggendo, Stargirl. Lo aveva appena finito quando la chiamarono per la cena. La ragazza lo ripose nella libreria, in cui oramai non ci poteva stare nemmeno il più piccolo dei libri, e scese di sotto.
Mentre prendeva posto Dudley le chiese <<Come è andata la lezione di recupero? >>
<<Oh, benissimo >> rispose lei <<anche se non ho ancora capito perché ci debba andare... Una lezione per il miglioramento della concentrazione?! Insomma, ho la mia ametista! >>
I suoi genitori si scambiarono uno sguardo che Artemisia identificò come lo sguardo di "Oh mio dio, abbiamo una figlia pazza" e la cosa non le dispiacque.
<<Dai tesoro, è divertente no? E poi puoi conoscere altre persone! >>
La ragazza si strinse la testa fra le mani.
<<Questa cosa sembra troppo Hazel quando è cistetta ad andare al gruppo di supporto... >>
<<Cosa scusa? >>chiese la madre, Violet.
<<Ma no, niente. Roba di "Colpa delle stelle" >>
<<Oh capisco>> ormai lei è Dudley si erano abituati a quelli che la ragazza chiamava "scleri da fangirl".
<<Sono felice che domani sia di nuovo lunedì. A letteratura parleremo del fantasy... E metà dei libri fandom sono fantasy! >>finendo la frase con una aria a metà fra il sognante ed un'esaltazione oltre ogni limite.
<< Beh allora potrai fare bella figura e dire tutto quello che sai...>>esordì la madre, contenta che la figlia potesse dimostrare il proprio potenziale non solo negli ottimi voti.
<<Oh beh, io in classe cerco di non dare troppo nell'occhio>>disse la ragazza
<<Ma se sei nel primo banco!>>le rispose Dudley
<<Quello è per stare più attenta >>Artemisia sgranò gli occhi, poi si rilassò e continuò la cena.<<Comunque ho finito Stargirl>> disse, mentre sparecchiava <<è un libro stupendo. La fine è un po' triste ma ci sta... >>poi scattò. <<Oh miei dei, sono già le 9:30!!!Buonanotte!!!>>
<<Vai a dormire? Ma è presto, Artemisia>>le ricordò il padre.
<<No invece: Mi devo preparare, e ci metterò circa mezz'ora. Poi leggo un po' e un'ora andrà via. Quindi arriveranno le 11:00. E allora, notte>> spiegò, mentre saliva le scale in fretta e furia.
Era incredibile come riuscisse passare da uno stato di calma e tranquillità a uno di agitazione più totale.
Ma era normale. O almeno, normale per Artemisia.Spazio "autrice"
Ehm... Ciao. Non saprei come altro cominciare.
È la mia prima storia, e non riesco a credere di stare seriamente per pubblicarla.
La dedica alla mia grandissima amica e beta-Reader A_daughter_ofAthena, che mi convinto a pubblicare questa fanfiction.
Spero davvero che vi piacciaMa parlando di cose che vi posso interessare, in caso non si sia capito qui si parla della figlia di Dudley, che è una Fangirl. Insomma ne ho lette tante in cui il figlio è un mago e perché non dovrebbe essere uno di noi?
Ci tenevo a precisare che in questa storia Harry Potter non esiste come libro, insomma, non è mai stato scritto.
In compenso però esistono altri libri bellissimi.
Okay, la pianto di rompere e vi lascio alla vostra vita.Scusate per gli errori di battitura o grammatica. Gli aggiornamenti staranno ogni, se tutto va bene, 3 giorni (e se mi gira anche meno).
Okay, evanesco. Ciao!
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Credendo Vides~Credendo riuscirai a vedere [HP]
Fanfiction[COMPLETATA] Artemisia Dursley è una ragazza normale; o almeno, lei si considera normale, perché agli occhi degli altri Artemisia è strana, sognatrice e con la testa fra le nuvole. I suoi compagni di classe la credono una pazza con probabilmente qu...