10- La stanza di Harry

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<<Ma quanto sono scemi da uno a dieci? ...9 e ¾...>> borbottò Artemisia, mentre, a casa dei nonni (dove andava spesso dopo la partenza della madre) sedeva a fare colazione. Aveva appena finito di leggere i messaggi che, durante la notte, si erano scritti i suoi amici; conclusione? Artemisia non era l'unica strana.
Ma, sarà che aveva parlato un po' troppo ad alta voce, sarà perché alle parola 9 e ¾ a Petunia prendeva un infarto, sta di fatto che la donna le disse:

<<Di chi parli, Artemisia?>>

La ragazza si accigliò, e, dopo 30 secondi di tempo che usò per inventarsi una scusa, disse
<<Oh, di gente che ho conosciuti su Wiz- ehm -Instagram...sono davvero simpatici. Loro sì che mi capiscono...>>aggiunse con un po' di malinconia.

<<E conosci anche i nomi di queste persone? Non dovresti fidarti così tanto cara...>> disse una voce alle loro spalle. Artemisia si girò e si trovò davanti il padre, che le sorrideva. Un sorriso orgoglioso, notò la ragazza.

<<Certo che conosco i loro nomi...e loro conoscono il mio...ci fidiamo l'uno dell'altro...>>

<<I loro genitori lo sanno? E a noi, Artemisia, lo dici chi sono?>>

"Lo sa...lo sa..." continuava a ripetersi la ragazza, ma doveva aspettare, non era ancora il momento, non era ancora pronta.

<<I loro genitori lo sanno...a voi lo dirò...un giorno...non ora...vado a leggere... Ciao!>> e si dileguò con un veloce saluto.

"Bene, se lo sanno già il mio piano salta...ma dai come potrebbero saperlo?" stava pensando Artemisia nella camera che aveva a casa dei nonni seduta alla scrivania. Era bloccata da questi pensieri, e non riusciva più a fare niente...ma doveva, soprattutto perché quella lettera era la parte centrale del suo piano. Ma come spiegare tutto?
Artemisia sapeva che, se lo avesse detto a qualcuno, le avrebbero detto che era impossibile, e quindi lei ci doveva riuscire. Insomma la sua vita era fatta di scelte che andavano contro quello che le altre persone pensavano. Come recita una delle sue frasi preferite: "Se la vita ti regala limoni, facci un'aranciata.*"

Ma, ovviamente, se non le veniva in mente niente da scrivere allora sì che sarebbe risultato un po' complicato. Non impossibile, solo complicato.

Dopo un'ora in cui la sua massiva attività, oltre al fissate il foglio, era stata cambiare posizione sulla sedia alla Fangirl venne un illuminazione: Harry era stato lì, quindi la camera che i nonni lasciavano sempre chiusa a chiave doveva per forza essere la sua!
Si alzò di scatto, decisa a raggiungere il suo obbiettivo, per la seconda volta in quella giornata.

Non c'era nessuno in casa, così Artemisia si diresse tranquilla verso la stanza in questione. Sì armò di due forcine, e provò, con poca speranza, di forzare la serratura. Poi, sorprendentemente, sentì uno scatto ed esultò: <<Boom! Once upon a time insegna!>> Poi fece un respiro profondo, ed entrò.

La stanza era piccola, dalla finestra sbarrata passava un filo di luce e l'aria era fredda e umida: insomma, si notava che nessuno ci entrava da tempo.

Artemisia camminava sul pavimento di legno, e i suoi passi risuonavano nella stanza silenziosa, ma certamente non vuota: Infatti sul letto e sul palchè erano sparsi libri, penne d'oca, pergamene a pezzi, fiaschette con al loro interno organismi non identificati e boccette di inchiostro. Appeso al muro, sopra al letto, vi era un calendario fermo al luglio del 1997. I giorni erano stati cancellati con un pennarello fino al 27, che era invece cerchiato di rosso. 27 luglio: il giorno in cui Harry Potter aveva lasciato per sempre quella casa.
Artemisia raccolse un libro da terra, tolse la polvere copriva la copertina e lesse il titolo:

<<Oh, ma allora è questo il famoso libro "Storia di Hogwarts">> disse la ragazza sorridendo. Fece per aprirlo e leggerlo, ma poi si ricordò perché fosse lì. <<Mi spiace...>> borbottò rivolta al libro <<Tornerò appena possibile...>>

Scrisse per tutta la mattina, fino a quando al piano di sotto sentì la chiave girare nella serratura. Si fiondò in camera, chiudendosi la porta alle spalle, sperando che non l'avessero sentita. Sebbene avesse finito il lavoro pratico, doveva ancora aspettare: era il 14 gennaio, e con i ragazzi si era data un mese di tempo, alla scadenza del quale avrebbe raccontato la verità alla sua famiglia.

Bisognava ancora aspettare, ma Artemisia sapeva che un mese sarebbe passato in fretta.

*Frase di un certo J. J. Ho fatto qualche ricerca ma non ho trovato niente. Il detto comune sarebbe "Se la vita ti dà limoni, fai una limonata", ovvero accetta il tuo destino, 
Ma essere unici è bello😀

Spazio autrice🎵
Buongiorno raggi di sole? Come va? Io bene, anche se ci stanne riempiendo di compiti, ed è per questo che riesco a pubblicare solo adesso...
Questa capitolo lo è corto perché era un capitolo di, diciamo, "giuntura"...

Passando ad altro... 193 letture, 9 capitoli... *muore* *risorge perché se no chi ve continua la storie eh?!*
Voi siete matti?! Per farvi capire il mio disagio sono entrata in classe urlando "193 VISUALIZZAZIONI PER 9 CAPITOLI!!!"... Fortuna che non è entrato il prof😂😂😂...
È niente... GRAZIE MILLE PICCOLE STELLE SENZA CIELO (non so neanche io cosa ho appena scritto)!!! Grazie davvero❤️❤️❤️!!!

Okay, spero che la storia vi stia piacendo, perché, secondo me, potrebbe risultare un po' noiosa non essendo piena di colpi di scena come la maggior parte delle fanfic...

Detto questo io mi eclisso, grazie ancora, e buona vita❤️.

P.S. Chiedo umilmente perdono per gli errori di grammatica e battitura.

Credendo Vides~Credendo riuscirai a vedere [HP]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora