Il giorno dopo, ai campi c'erano anche i militari. Pochi, per non dare nell'occhio, probabilmente. Wolfrun li osservava. Il Maggiore Clarke era stato bravo. Aveva visto anche altri militari in giro per le strade.
Stava pelando le patate per il pranzo (i ragazzi a pranzo mangiavano tutti insieme, quella cosa di 'collaborazione e solidarietà' era po' sfuggita di mano, secondo lei).
Nella costruzione riservata alle cucine le ragazze si dividevano compiti e chiacchiere. Sembravano molto affiatate. Tutte. Ed erano tante. Un po' le mancò Diane. Era l'unica con cui avesse parlato un po' di più. La persona che più assomigliava all'idea di un'amica.
Vide due ragazze farsi degli scherzi e ridere. Una era stata con lei a Tegel. Ma era più piccola e non si ricordava il suo nome. L'aveva salutata quando era arrivata. Non avrebbe mai pensato che i ragazzi di Tegel potessero non avercela con lei. Li aveva abbandonati, in fin dei conti. Beh, ed era stata anche un capo un po' tiranno, effettivamente.Christa entrò nel locale cucina che usavano durante i mesi caldi e si diresse direttamente verso Wolfrun. "Glie l'ho detto" sussurrò quando le fu vicina. La mora sobbalzò. Oh. L'aveva spaventata?.
Dannazione! Ma che aveva la principessa bionda? Era impazzita?
"Sì, brava" disse sbuffando. Ma non aveva nessun altro a cui raccontarlo? La biondina era lì, sorridente, a guardarla. "Hai fatto bene" continuò ancora quando non andò via. Cosa voleva? Oddio, non pensava veramente che le avrebbe chiesto...
"Timo è contento" cinguettò la bionda. Appunto, a lei non interessava. Come farglielo capire? Dicendoglielo, Wolfrun, dicendoglielo!
Aprì la bocca, ma Christa prese anche lei una patata e iniziò a sbucciarla. Vicino a lei. Ma cosa faceva? Voleva farlo da sola. Sbuffò ancora.
"Smettila di sbuffare. Adesso che hai aiutato me, io aiuterò te" dichiarò la biondina.
"Con le patate?" chiese confusa. Christa sorrise. Dannazione!
"No, con Jakob" disse ancora.
"Non ho bisogno di aiuto. Né con Jakob, né con le patate" disse e sperò che capisse di lasciarla in pace. Ma lei continuò a pelare le patate. Sbuffò ancora.Christa continuò in quello che stava facendo. Di solito non le piaceva preparare il cibo per il pranzo. Ma stuzzicare Wolfrun era divertente. Non lo avrebbe mai detto. Si sentiva contenta. E felice. Avrebbero avuto un bambino. E Timo era contento.
Wolfrun guardò di sottecchi Christa che continuava, sorridendo, a pelare le patate. Che aveva quella ragazza? Perché sorrideva? Però almeno stava zitta. Finirono di pelare tutte le patate che c'erano nel cesto senza dire niente. Wolfrun si voltò verso Christa, che la osservava ancora.
"Cosa c'è?" non riuscì a non chiedere. La biondina era seria.
"Hai mai avuto paura, tu?" le chiese. Come? Ma che domanda era?Christa guardò la ragazza strabuzzare gli occhi. Wolfrun era forte. Lo era sempre stata. Sì, forte e anche pazza. I pazzi avevano paura? Quando abbassò lo sguardo capì di aver esagerato. Jakob diceva che Wolfrun era una persona solitaria e che, secondo lui, combatteva dei demoni dentro di sé da molto prima del virus. Chissà... "Scusami. Non avrei dovuto..." si scusò.
"Certo che ho avuto paura" ammise la mora e abbassò lo sguardo per pochissimo, prima di tornare a guardarla.Wolfrun si sentì stranamente tranquilla. Iniziò a tagliare a piccoli pezzi le patate e a metterli in un grosso contenitore.
"Ho avuto spesso paura. Tutti hanno paura" disse.
Wolfrun aveva avuto paura quando Dorothea se n'era andata di casa. Poi quando era morta Chloe. O quando era caduta nel lago ghiacciato. Quando Andreas aveva rapito Anneke. E quando lui l'aveva lasciata cadere nel fiume, aveva sentito il cuore spezzarsi. Aveva avuto paura ancora per Anneke, quando era con i ricercatori, a Lemnos. Ancora adesso aveva paura che potesse succedere qualcosa di brutto ad Anneke. Che sensazione brutta. Christa e le altre dovevano aver avuto la sua stessa paura per Theo. La guardò.
"Avrete avuto paura anche voi, quando ho rapito Theo" sussurrò. Christa non batté ciglio. Se ne sorprese.
"Già. Ma siamo venuti a riprendercelo" disse la bionda. Wolfrun non disse niente e tornò a tagliare le patate.
"Il momento in cui ho avuto più paura è stato quando Andreas ha fatto cadere Anneke nell'Havel. È stato il momento più brutto di tutta la mia vita. Ho avuto paura di non riuscire a salvarla. Che lei potesse morire. Sogno ancora quel momento: io mi tuffo nell'acqua gelida e non riesco a prenderla. La cerco nell'acqua e non la trovo. A volte muoio annegata, a volte mi sveglio..." Wolfrun si fermò.
Non si era resa conto di aver parlato a briglia sciolta. Merda. Non avrebbe dovuto dirlo. Merda merda merda. Si voltò verso Christa, ma lei la stava guardando con un misto di comprensione e di pietà. Le piaceva di più quando era arrabbiata.
"Vado fuori. C'è troppo caldo qui."

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Tornare a Berlino
FanfictionJakob e Wolfrun vivono sull'isola di Lemnos da quando hanno lasciato Berlino a bordo del Pegaso. Con loro Ci sono Sebastian, Eleni e Anneke. Il virus è stato sconfitto e la vita ha ricominciato a scorrere. Jakob torna a Berlino quando Alexis ci va c...