Eleni si voltò verso Jakob e gli disse: "Prendi Anneke".
Cosa voleva dire? Jakob pensò di aver capito male. Ma poi vide la bambina sfrecciare nel cortile, gridando e correndo incontro a suo padre. La raggiunse prima che scappasse e l'afferrò per un braccio, bloccandola e tirandola verso di sé.
"Lasciami, lasciami! Wolfrun!" gridò ancora Anneke.
Il faccino della piccola era terreo e guardava verso Wolfrun con occhi spaventati e spalancati. Jakob vide il padre entrare in casa con la ragazza in braccio.
"Cos'è successo?" chiese Eleni.
"È svenuta" rispose suo padre.
Vide anche uno dei mercanti e un ricercatore, uno di quelli che era rimasto sull'isola anche dopo la scoperta dell'antidoto. Quello che gli aveva parlato della paura di Wolfrun.
"Potrebbe essere incinta" disse il mercante.
Ma il ricercatore scosse la testa e dichiarò: "No. È un'insolazione". Eleni annuì.
Un'insolazione? Ma dove cazzo era Georgos?
"Ok, prendo pezzuole di stoffa bagnate. Sebastian, portala in camera sua" disse Eleni indicando la porta alla fine del soggiorno.
Il ricercatore, proprio non si ricordava come si chiamasse, disse che sarebbe andato a visitarla.
"Visitarla?" chiese il ragazzo. Lui si voltò verso Jakob e mostrò la borsa dicendo: "Sono sempre un dottore".
Seguì con Anneke il padre che portava la ragazza nella sua camera. Quando si rese conto che la bambina piangeva spaventata, la girò e la prese in braccio. Anche lui era spaventato e la strinse cercando un po' di conforto. Seguì le persone con lo sguardo, ma poi decise di andare in camera sua. Si sedette sul letto con Anneke ancora in braccio.
"Cos'è successo?" chiese la bambina.
"Non lo so, piccola" disse senza pensarci. La bambina non brontolò quando la chiamò piccola, ma si rannicchiò contro di lui e continuò a piangere silenziosamente.
"Lukas..." chiamò suo padre, rivolgendosi al ricercatore. Ecco come si chiamava: Lukas.
Lukas uscì dalla stanza della ragazza e disse: "Adesso Eleni le abbassa la temperatura con un po' d'acqua fredda. È un vecchio rimedio. È stato un colpo di calore. Ma non grave. L'ho visto succedere altre volte".
Jakob uscì dalla sua stanza e vide Clara in salotto che trotterellava in giro, senza meta. La prese per mano e si avvicinò alla stanza di Wolfrun con ancora Anneke aggrappata al collo.
Eleni non l'aveva visto. Wolfrun aveva aperto gli occhi ma era molto rossa in faccia e sul collo. La donna le passava quello che sembrava uno straccio bagnato sul viso e sulle braccia. Si chinò su di lei sorridendo e le disse qualcosa che non capì, ma le accarezzò la testa con sguardo dolce.
Tossicchiò per far notare la loro presenza. Si girarono verso di loro. Anneke teneva la faccia premuta contro la sua maglietta e si voltò a guardare Wolfrun solo quando lei la chiamò. Poi, quando la ragazza le fece cenno di avvicinarsi si agitò per scendere e salire sul letto. Jakob l'appoggiò direttamente sul copriletto. La bambina abbracciò Wolfrun piangendo a dirotto. Eleni scosse Anneke e le diede una pezzuola in mano, indicandole cosa fare.
La piccola, concentrata in quella nuova operazione e desiderosa di rendersi utile, smise di piangere."Mamà" disse Clara. Eleni sorrise alla bambina, che le si avvicinò. "Faccio io". Jakob aveva uno sguardo serio in viso mentre allungava le mani. La donna annuì e gli passò la bacinella con le pezzuole. Lui prese il suo posto e lei si alzò prendendo in braccio la bambina.
Jakob si ritrovò seduto molto vicino a Wolfrun e per un attimo si sentì spaesato. Cosa doveva fare? Quando Anneke immerse la pezzuola nella bacinella si riscosse. Prese anche lui una pezzuola e imitò i movimenti della bambina. Passò lo straccio bagnato sul braccio della ragazza, dalla spalla fino alla mano, con un gesto delicato passando all'interno dei gomiti e la guardò, ma lei era girata verso Anneke.
Quando si voltò verso di lui si stupì, come se non si fosse accorta che avesse preso il posto di Eleni.
"Ok, basta. Sto bene. Non c'è bisogno..." Wolfrun non voleva più farsi aiutare e cercò di tirarsi su, ma la bambina la spinse verso il letto con facilità.Wolfrun provò a mettersi seduta, ma non aveva forza. Sentiva la testa scoppiare e si sentiva stanca e spossata. Ma non voleva che Jakob continuasse a fare quello che stava facendo. Poco prima al suo posto c'era Eleni. Dov'era finita? Quando lui passò dalla spalla al collo, rabbrividì.
"Hai freddo?" le chiese. Oh, cielo, no. Non era freddo. Sospirò e scosse la testa.
"Non farlo più" disse Anneke, preoccupata. Vide due lacrime spuntarle ai lati degli occhi.
"Ci hai spaventato" rincarò Jakob.
"Ehi, non l'ho fatto apposta" cercò di difendersi lei. La bambina rise del suo tono di voce arruffato e Wolfrun le diede un pizzicotto sulla gamba.
"Va meglio?" chiese Lukas apparendo sulla porta. Lei annuì.
"Ha freddo" disse Jakob al dottore. Lukas entrò nella stanza e si avvicinò.
"Ha ancora la temperatura alta. Quando sarà scesa, andrà meglio" disse a Jakob, prendendole la mano e sedendosi sul letto. Lukas era sempre gentile.
"Hai sete?" le chiese e lei annuì mentre Anneke si alzò subito e corse via. Il dottore prese la pezzuola che aveva lasciato la bambina e gliela passò sulla fronte e ai lati del viso.
"Mi fa male la testa" confessò Wolfrun.
"Anche quello è normale. Dico a Eleni di darti qualcosa. Ma non ti sei accorta del caldo?" le chiese. Lei scosse la testa, ma farlo le procurò male e smise. Cercò di non pensare a Jakob che le passava la stoffa bagnata sulla pelle. Sentiva calore dappertutto. Quando Anneke tornò con un bicchiere d'acqua, si sforzò di mettersi seduta e allontanò le mani dei ragazzi.
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Tornare a Berlino
Hayran KurguJakob e Wolfrun vivono sull'isola di Lemnos da quando hanno lasciato Berlino a bordo del Pegaso. Con loro Ci sono Sebastian, Eleni e Anneke. Il virus è stato sconfitto e la vita ha ricominciato a scorrere. Jakob torna a Berlino quando Alexis ci va c...