"Vieni con me, voglio farti vedere una cosa."
Wolfrun si accucciò vicino ad Anneke per non parlare a voce alta.
"Adesso?" chiese la piccola e lei annuì. "Va bene". La bambina andò a posare la corda con cui stava giocando e tornò verso di lei. Wolfrun si alzò e la prese per mano.
Lanciò uno sguardo a Nora e lei le fece un cenno con il capo.
"Dove andiamo?" chiese Anneke.
"Andiamo a Tegel" rispose la ragazza e la piccola sorrise.
Ci misero un po' per arrivare a Tegel, anche perché Anneke si stancava spesso e Wolfrun dovette fermarsi più di una volta. Ma riuscì a non spazientirsi mai.
Quando arrivarono, notarono che l'aeroporto era pieno di militari. Quasi tutti la salutarono e lei rispose anche a quelli che non aveva mai visto. Anneke non chiese niente, si era abituata presto alla presenza dei militari, mentre la ragazza continuava a pensare al fatto che se ne sarebbero andati via presto.
Jakob aveva detto che aspettavano un carico. Probabilmente era per quello che erano lì: usavano la pista di Tegel per l'aereo.
Wolfrun accompagnò la piccola per le salette del piano terra e anche al piano superiore. Le mostrò tutti i posti: dove avevano dormito, dove avevano mangiato e dove avevano fatto festa.
Giocarono a rincorrersi e a nascondersi. A un certo punto Wolfrun riuscì a nascondersi dietro un piccolo armadietto con le ruote e riuscì a portarlo vicino alla vetrata che dava sulla pista. Rise mentre Anneke la cercava e si divertì tantissimo mentre si spostava per raggiungere la tana. Quando la bambina la vide gridò e insieme corsero per andare a tanarsi. Anneke le saltò addosso e lei perse l'equilibrio cadendo per terra. Rise ancora mentre faceva il solletico alla piccola e giocarono finché non furono senza fiato.
"Mi piace Berlino" disse improvvisamente la bambina.
Wolfrun, sdraiata sulla schiena accanto a lei, si voltò sorpresa. "Mi fa piacere. Ci siamo divertite anche tre anni fa" le confidò. Meno, ma si erano divertite.
"Torneremo a Lemnos?" chiese Anneke.
"Certo!" quasi gridò Wolfrun.
Ma il pensiero di Lemnos era sempre più lontano. Mancavano tre giorni al ritorno del Pegaso. Era la prima volta che ci pensava veramente. Solo tre giorni.
Mentre pensava all'isola, un boato fortissimo riempì il silenzio della saletta. Anneke sgranò gli occhi spaventata, ma Wolfrun, dopo il primo spavento iniziale, aveva capito che era il rumore dei motori dell'aereo militare.
"Vieni, vieni a vedere" le disse e la portò davanti alla vetrata sedendosi a gambe incrociate per guardare fuori.
Anneke si sedette sulle sue gambe e si accoccolò fra le sue braccia. Rimasero in silenzio e videro l'aereo atterrare. Era enorme e tutto grigio. Anneke saltò dalla gioia quando atterrò. Wolfrun la guardava sorridendo: la bambina era tutta la sua vita. Faceva finta che fosse sua. Lo aveva detto a Jakob. Ma Jakob aveva anche detto che Anneke era sua davvero.
Si godette quel pensiero mentre la guardava correre in tondo con le braccia spalancate, imitando l'aereo.
"Lo andiamo a vedere? Possiamo? Possiamo?" chiese entusiasta saltellando. Wolfrun si alzò in piedi mentre Anneke le trotterellava intorno.
"Va bene, va bene. Però smettila di saltare così che mi fai girare la testa" disse con tono serio, ma continuava a sorridere. Anneke saltellava contenta, qualche passo avanti a lei.
Quando arrivarono sulla pista l'aereo era fermo e stava iniziando le operazioni di sbarco. Rimasero a guardare a bordo pista. Non avevano mai visto un velivolo così grande. A Lemnos se n'erano visti pochi, e comunque più piccoli.
Quando videro il Maggiore andare incontro a un altro militare, lo salutarono con la mano. Lui si avvicinò.
"Non dovreste essere qui" disse William.
Cercò di non far cadere l'attenzione delle ragazze su quello che aveva in mano, ma non conosceva Anneke, che tentò di arrampicarsi su di lui. La tenne buona giocando un po', mentre Wolfrun gli rispondeva: "Non mi sembra zona militare, Maggiore", con un tono severo. Lui rise e la ragazza lo guardò un po' male.
"Hai ragione, ragazza di Tegel, non è zona militare. Intendevo dire che quasi tutti gli altri stanno andando a Berlino Est a vedere il campo per giocare a battaglia. Da quel che ho capito, è un gioco abbastanza famoso, qui..."
Oh. Wolfrun abbassò gli occhi. Battaglia.
"Battaglia! Io voglio giocare a battaglia!" gridò Anneke con gli occhi spalancati.
"Non sai giocare a battaglia" le disse la ragazza.
"Sì che so giocarci!" La piccola la guardò con lo stesso sguardo che aveva lei.
"E chi ti ha detto come si gioca? Jakob?" Se Jakob aveva parlato di Battaglia con Anneke e non con lei gli avrebbe tagliato le dita dei piedi. Lentamente. Ma la piccola scosse la testa.
"Me l'hanno spiegato Theo e Ulrike. Abbiamo anche giocato insieme agli altri. È bello" rispose lei. Oh. Si scoprì ad annuire senza riuscire a dire niente.
"Theo è bravo" disse il Maggiore, quasi a se stesso. Wolfrun lo guardò stranita. Era un po' particolare, quel tipo. Ma sembrava una brava persona. Aveva parlato con Nora?
"Abbiamo sistemato... sai quella cosa..." le disse. Come? Wolfrun piegò il capo di lato. Parlava di Nora?
"Quale cosa?"
Lui posò lo sguardo alle sue spalle e alzò un braccio chiamando qualcuno. Si girò.
Vide Roberto e un altro militare avvicinarsi. Si irrigidì. Quando loro furono vicini cercò di mettersi davanti ad Anneke: non si fidava di Roberto. Ma lui aveva una faccia diversa, non la solita faccia pericolosa.
"Wolfrun."
Le fece un cenno con il capo quando la riconobbe. Oh. Era un buon segno che la chiamasse per nome?
"Roberto" contraccambiò il saluto senza spostarsi dalla bambina.
"Maggiore, io e il ragazzo pensavamo di andare ad aiutare con lo sbarco delle scorte" disse il militare con Roberto e il Maggiore annuì.
"Aiuti i militari?" chiese Wolfrun sorpresa, al ragazzo del Reichstag.
William rispose alla ragazza al posto suo.
"Io penso che sarebbe un ottimo militare. Glielo dicevo anche l'altro giorno, eh, Roberto?" Roberto gli rispose affermativamente e Wolfrun gli chiese: "Andrai in America anche tu, allora?"
Lui spalancò gli occhi. Non ci avevano pensato, in effetti.
"Ti piacerebbe venire con noi? Potresti frequentare l'accademia. È un pochino dura all'inizio, ma sei molto in forma e scommetto che non avresti grossi problemi. L'esercito non è male, se preso con il giusto spirito. E ci sono dei corpi speciali dove potresti stare bene" spiegò il Maggiore. Roberto lo guardò: poteva essere un'idea.
Wolfrun vide Roberto pensarci.
"Beh, in fin dei conti che ti rimane qui? Potrebbe essere una buona idea. Un modo per... ricominciare. O no?" disse e tentò di sorridergli.
Sapeva di non essere molto brava in quelle cose, ma quello che aveva detto era vero. L'aveva provato sulla sua pelle. Andare via da Berlino e ricominciare da un'altra parte. Tipo Lemnos.
"E poi potresti sempre tornare. Magari quando avranno riaperto le gelaterie e i fast food" cercò di essere spiritosa.
Lui la guardò, come se volesse studiarla. "Gelaterie e fast food, e magari anche lo stadio..."
Poi sorrise e si voltò verso il Maggiore. Lui scosse le spalle e disse: "Pensaci".
Dopo poco Roberto e il militare andarono verso la pista e loro si incamminarono insieme.
***
I bambini, ma anche gli altri effettivamente, schiamazzavano tutti raccontando del prato che avevano trovato. Ognuno aveva un'idea, un suggerimento, o qualsiasi cosa, da raccontare agli altri. Era divertente vederli così. Solo alcune ragazze non erano interessate al gioco. Qualcuna, tipo Petra o Sabine, ancora erano partecipi all'organizzazione della cosa, ma altre si erano via via disinteressate mentre crescevano.
Jakob vide Wolfrun scherzare e ridere con Anneke e si avvicinò a loro.
"Jakob!" lo salutò la piccola. La ragazza invece gli sorrise. Se ne stupì. Aveva sorriso pochissimo da quando erano lì a Berlino. Doveva essere contenta. O forse aveva iniziato a scacciare i suoi famosi demoni.
Si sedette vicino a lei.
"Che fate?" chiese loro.
"Anneke mi sta spiegando come si gioca a Battaglia" rispose lei guardandolo con occhi divertiti. Strano, non sembrava arrabbiata.
"Bene" disse, un po' preoccupato. C'era qualcosa sotto? "E... hai capito come si gioca?"
Non le chiese cosa ne pensasse. Aveva paura di quello che avrebbe potuto rispondere, ma lei si girò verso di lui e disse a mezza voce: "Non proprio... Ma lei si arrabbia quando non capisco... così non chiedo più niente".
Jakob la guardò mentre parlava con leggerezza e divertimento. Come?
"E come farai a giocare?" domandò alla ragazza.
Il suo cuore iniziò a battere furiosamente e, senza rendersene conto, trattenne il respiro. Sapeva che quello che le aveva chiesto era molto diverso dalla sua reale domanda. Se lei avesse detto che non avrebbe giocato, voleva dire che non avevano risolto la discussione di quella mattina per strada. La storia sulla fiducia, sul confidarsi, sui segreti. Ma lei lo stupì ancora.
"Oh, chiederò spiegazioni a Louis" disse, con leggerezza.
Jakob fece un sospiro di sollievo finché non si rese conto di quello che aveva detto. Perché avrebbe dovuto chiedere a Louis? C'era lì lui! Avrebbe dovuto chiedere a lui! Mica a Louis.
"Perché Louis?" chiese infatti. Si preparò a una brutta battuta da parte sua, qualcosa che infierisse sul suo amor proprio o qualcosa così. Probabilmente le avevano raccontato di quanto fosse scarso a battaglia.
"Perché giochiamo in squadra con Louis" disse invece, candidamente, lei. Come? Come?
"Perché giocate con Louis?" continuò a chiedere. Si sentiva quasi stupido a far tutte quelle domande.
"Perché è la squadra di Ulrike!" esplose Anneke, con le braccia spalancate verso il cielo. Oh.
Wolfrun capì quanto Jakob ci fosse rimasto male. Ma non disse niente. Era stata brava. Non aveva detto niente. Nessuna delle volte che lui le aveva messo lì una rispostaccia da dargli. Era solo che lei si sentiva bene e non aveva voglia di bisticciare. Non in quel momento.
Sorrise e alzò una spalla.
"Ha deciso così Anneke" spiegò.
"Saremo la squadra verde!" squittì ancora la bambina ridendo. Britta si sedette di fianco a lei e arrivò anche Christa.
"Anch'io gioco con i verdi!" Tutti si voltarono verso la piccola bionda.
Jakob alzò un sopracciglio. Britta non aveva mai giocato a battaglia. Si era perso qualcosa? Wolfrun alzò un braccio e le diede il cinque a mano aperta che Britta ricambiò ridendo. Ok. Doveva essersi perso parecchie cose.
"E tu Christa, con chi giochi?" chiese Anneke. Lei fece finta di pensarci e rispose alla bambina: "Non penso che giocherò. Non mi piace molto battaglia..."
"No?" chiese stranita Anneke, con gli occhi spalancati, come se potesse essere possibile che a qualcuno non piacesse giocare a battaglia. "E a cosa ti piace giocare?"
Britta rise trasformando la risata in un colpo di tosse.
"Britta!" Christa la sgridò.
La bambina le guardò tutte e due corrugando la fronte. Jakob si sentì in imbarazzo.
"Christa è troppo noiosa per giocare a qualcosa" disse ad Anneke la bionda. La piccola spalancò la bocca.
"Ma non è vero! Non sono noiosa!" Christa si agitò e Jakob dovette sforzarsi di non ridere.
O santo cielo, ci mancava solo che bisticciassero davanti ad Anneke. Wolfrun si girò verso Jakob alzando un sopracciglio, ma lui stava ridacchiando.
"Beh, un po' lo sei" continuò Britta. Ora Jakob dovette anche lui trasformare la sua risata per non offendere la bionda. Lo guardò ancora stranita. Ma... che succedeva?
"Vedi, Anneke, tempo fa, io andavo allo stadio, dove si giocava a calcio. Andavo a tifare la mia squadra del cuore. E ci giocavo anche a scuola. Ero molto brava. E non ero per niente noiosa!" concluse lanciando uno sguardo di avvertimento a Britta.
Jakob ridacchiò ancora. E scambiò un'occhiata con Britta. Come se fosse stata incalzata da un'idea proposta da lui, Britta gli sorrise e disse alla bionda: "E che squadra di calcio tifavi, Christa? Era una squadra forte?" E ridacchiò un pochino.
Jakob sapeva che Britta tifava l'Herta Berlin come lui e invece a Christa piaceva un'altra squadra.
"Sì, Christa, di che colore ti vestivi allo stadio?" la prese in giro anche lui. Lei sbuffò.
Poi Christa si voltò verso Anneke e disse con un po' di esagerata compostezza: "Non fare caso a loro, Anneke, sono un po' impertinenti perché pensano di tifare per la squadra più forte" spiegò alla bambina, che annuì seguendo il suo discorso.
"Perché lo era, la più forte. Dai, dillo di che colore ti vestivi tu, Christa" disse Britta. Christa alzò il mento, come per prepararsi a un combattimento e disse con orgoglio: "Lilla, mi vestivo di lilla".
Britta ridacchiò ancora, ma poi Wolfrun esclamò: "Tebe! Tifavi per il Tebe!" Christa le sorrise e annuì, così lei continuò: "Anche mio padre tifava Tebe. Siamo andati qualche volta a vedere gli allenamenti. Ci aveva fatto conoscere Becker e Hutson".
Christa si portò una mano al petto e sospirò dicendo: "Becker? Quello bello?" Wolfrun alzò le spalle.
"Immagino di sì. Dorothea lo trovava molto carino..."
"Oh no, era bellissimo" disse Christa con occhi sognanti.
Ok. Jakob non voleva ascoltare oltre. Il Tebe? Quella squadra di fighetti? Anche Wolfrun tifava Tebe? Ma una ragazza normale no?
Si alzò e porse la mano ad Anneke, mentre diceva: "Vieni, andiamo via. Prima che inizino a sospirare e dire chi avrebbero voluto sposare".
Si portò via la bambina e si allontanò. Il Tebe!
Ma... Wolfrun non aveva capito.
"Cos'è successo?" chiese e Britta ridacchiò.
"Jakob è molto protettivo nei confronti dell'Herta Berlin" spiegò, col sorriso sulle labbra.
"Come sei sciocca a volte, Britta..."
"Come sei noiosa a volte, Christa" ribattè l'altra in risposta.
E poi risero tutte e due, guardandosi.
Beh, si erano appena insultate e ridevano. Per un attimo, solo per un attimo, Wolfrun invidiò la loro amicizia.
Avere qualcuno con cui ridere così. Un po' come con Jakob, con cui potersi dire tutto e riderci su. Poi Timo chiamò Christa e lei si alzò lasciandola sola con Britta.
Britta guardò Christa andare via e poi si voltò verso Wolfrun. La guardò a lungo prima di parlare. Loro non erano in confidenza, non erano amiche. Ma non se la sentiva di chiederlo a nessun'altra. Sospirò per darsi un po' di coraggio.
"Si può sapere cosa c'è?" le chiese Wolfrun nervosa e si voltò verso di lei con sguardo scocciato. "Mi stai fissando e non mi piace. Cosa c'è?" Oh, l'aveva beccata. Ok.
"Ascolta..." iniziò avvicinandosi e abbassando la voce. Non che ci fosse in giro qualcuno, in quel momento. "Fa..." abbassò ancora di più la voce.
Wolfrun dovette avvicinarsi perché Britta aveva abbassato la voce ancora.
"Fa male?" le chiese. Eh? Di cosa parlava?
"Cosa?" domandò anche lei a bassa voce. Lei sbuffò.
"Quello. Fare l'amore. Fa male?" Oh, santo cielo. Si sentì arrossire.
"E come faccio a saperlo io? Perché non l'hai chiesto a lei?" sbottò, nervosa indicando il posto dove era seduta Christa.
La bionda spalancò gli occhi, imbarazzata.
"Oh, scusa. Io pensavo che tu..." iniziò a scusarsi.
"Pensavi male" le disse Wolfrun. Com'è che quelle ragazze capivano sempre male?
"Ma... Davvero? Tu non hai mai..." tornò alla carica Britta.
"No" la interruppe, ancora nervosa.
"Cavolo. E a chi chiedo ora?" chiese a nessuno in particolare. Come?
"Beh, siete pieni di ragazze qui..." ammise Wolfrun. Se fossero state a Lemnos, avrebbe potuto chiedere a chiunque, praticamente.
"Mmm..." continuò la bionda. "E Christa? Chiedi a lei..." disse, alzando le spalle. Ma Britta sbuffò.
"Christa? Guarda che a volte è un po' noiosa davvero, sai? Però non dirglielo. Non è colpa sua. È solo che vorrei evitare di sapere quanto Timo è stato bravo, gentile, premuroso eccetera, la prima volta. A volte è un po'stucchevole quando si tratta di Timo..." disse la bionda. Come? Come? La prima volta con Timo? E Jakob?
"Timo?" sussurrò. Britta corrugò la fronte.
"Sì, Timo. Oh, sveglia ci sei? Sai, il tipo da cui aspetta un figlio?" Wolfrun annuì senza parlare. Timo, quindi? Ma cavolo, con Jakob non era successo niente?
"E Jakob?" non riuscì a fermare la voce.
"Jakob? Non ho intenzione di chiedere a lui!" sbottò ancora la bionda.
"No, intendevo... oh, lascia stare" disse Wolfrun.
"Oh! Intendevi Jakob e Christa? No, non è successo niente. Si sono baciati una volta, durante la battaglia di Natale sai quando a Gropius... oh..." Britta si zittì. Giusto, la battaglia che aveva organizzato lei.
Un bacio. C'era stato solo un bacio. Un bacio poteva sopportarlo, pensò. Sì, lei sì, ma Jakob? Si domandava cosa si fosse perso? Pensava ancora a lei? Era geloso di Timo?
Ma poi a lei cosa interessava? Già. A lei Jakob non interessava. Ok, basta con quella stronzata. Basta raccontarsi balle. A lei Jakob interessava. E tanto. E voleva baciarlo. E non solo.
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Tornare a Berlino
FanfictionJakob e Wolfrun vivono sull'isola di Lemnos da quando hanno lasciato Berlino a bordo del Pegaso. Con loro Ci sono Sebastian, Eleni e Anneke. Il virus è stato sconfitto e la vita ha ricominciato a scorrere. Jakob torna a Berlino quando Alexis ci va c...