Il Ritrovamento Della Famiglia Potter

le memorie: Privet Drive n. 4 (parte 1)

Arrivarono davanti alla stanza di Lily e James.
James aprì la porta.
Con un inchino James disse:
J: Dopo di te Evans.
L: grazie Potter, e dopo smettila di chiamarmi così.
J: se lo dici tu Evans.

Che strano, non me li immaginavo così.
Pensò Harry.

J: dopo di te Harry.
H: grazie.

Dopo che entrarono Lily e Harry, James entrò nella stanza.

J: allora Harry, non so se tu sappia come si fa.
H: si, so o credo di sapere come fa.
L: visto che devi usare la magia per estrarle, quindi tu penserai a quello che ci vuoi fare vedere e io la estrarò.
H: va bene.

James prese il pensatoio.

L: ci sei tesoro?
H: si ci sono.

Harry stava pensando a tutto quello che gli avevano fatto gli zii in 10 anni, al suo primo anno ad Hogwarts, a quella estate, al suo secondo anno, a quel estate, al suo terzo anno, a quella estate, al suo quarto anno e a quel estate.
Lily puntò la bacchetta alla tempia di Harry sei volte.

H: sono finite.
L: va bene, dovrei essere spaventata?
H: dai non ti spaventare, guardami, sono sano.

Forse si dovrebbe spaventare, se vedesse solo dove dormivo. Pensò Harry.
Non me la bevo, Silente ha detto che ha soffritto. Pensò Lily.
H: ho diviso le memorie in gruppi. Così quando finisce un gruppo, possiamo uscire e parlarne, se volete parlarne, e poi possiamo andare avanti.
I tre entrarono nel pensatoio.

23 Giunio 1985
Eccosi la, davanti a loro c'erano due bambini, uno grasso e biondo, l'altro mingherlino e castano, aveva degli occhi verde intenso, indossava degli occhiali rotondi, e sulla fronte aveva una cicatrice a forma di saetta.

J: dove siamo?
H: il compleanno di Dudley.
L: quanti anni avevi?
H: io quattro e Dudley ne compieva cinque.
J: tu sei quello là?

Disse indicano il bambino con la cicatrice.

H: si.

C'erano altri bambini della loro età, stavano giocando al gioco dei mimi.

J: che cos'è?
H: è un gioco babbano, si inizia con qualcuno che si mette davanti a tutti gli altri. Questa persona deve pensare a una cosa, e dopo di che la deve far vedere a tutti, però non può parlare, deve solo usare dei gesti.

Si vedeva che il piccolo Harry era più bravo di Dudley.
Dopo un po', una signora grassa iniziò a colpì il piccolo Harry sugli stinchi con il bastone da passeggio.

J: chi è quella signora?
H: zia Murdge.

Disse Harry in un tono triste, si capiva che lo rendeva triste pensare a quelle memorie.

L: e chi è, dalla mia parte della famiglia non c'è nessuno che si chiama Murdge.
H: è la sorella di zio Vernon.
J: e perché ti sta colpendo?
H: perché dovevo smettere di battere Dudley al gioco.

A quelle parole Lily strinse la mani di Harry.
Però qualcosa, probabilmente il suo istinto materno, le diceva che sarebbe andata molto peggio.
Le memorie svanirono.

Natale, un po' di anni dopo.

Davanti a loro si potevano vedere tre adulti: zia Petunia, zio Vernon e quella grassa signora di nome Murdge.
E due bambini: Dudley e Harry.

J: dove siamo?
H: Natale un po' di anni dopo.

Zia Murdge diede a Dudley un aereo radio comandato e invece Harry diede un pacco di biscotti per cani.

J: che cos'è quello che ha dato a... quello?
H: in giocattolo babbano.
L: ma mi sbaglio o ti ha fato dei biscotti per cani?
H: si, lei alleva bulldog.
L: ho paura di vedere cosa ti è successo.

La memori sparì.

Un po' di tempo dopo.

Adesso Harry avrebbe avuto circa otto anni.
Si poteva vedere un piccolo Harry, che calpestò la coda di un cane, il cane lo inseguì, e Harry dovette rifugiarsi su un albero.

L: dove siamo?
H: il giardino degli zii
J: di chi è il cane?
H: è di zia Murdge.

Harry dovette restare sul albero fino a mezzanotte.
Si potevano vedere i suoi zii e cugino che ridevano di lui.

L: ma chi farebbe un cosa del genere!?
J: apparentemente, Evans, tua sorella e suo marito.
L: oh smettila, Potter!

Spazio al autrice:
Scusatemi, per l'attesa, questo capitolo l'ho finito di scrivere al inizio di Novembre.
Non l'ho pubblicato perché volevo sistemarlo prima di pubblicarlo.
lo volevo pubblicare prima ma è stato difficile, perché di recente ho avuto molto da studiare e da fare.
Scusatemi un sacco!