Rabbia

172 11 2
                                    

"Stia attenta ragazza! " urlò una vecchia signora intenta a raccogliere il piccolo pacco rosa che le era appena caduto, a causa dello scontro con una ragazza.
"Mi scusi davvero" rispose Jenna che non pensò di voltarsi per vedere i danni che aveva provocato,  bensì continuò imperterrita per la sua strada.

Chi la guardava,  poteva vedere una giovane ragazza,  di piccola corporatura,  gracile,  capelli lunghi biondi, bella. Chiunque avrebbe idealizzato Jenna come una normale ragazza di 20 anni spensierata,  con ancora tutta la vita davanti, che fa le sue prime esperienze di vita,  si diverte, festeggia...
Ma se le persone avessero saputo quello che davvero aveva dentro, quello che in quel periodo aveva scoperto, quello che le era successo e ,soprattutto, se la gente avesse saputo quello che, in quel momento lei stava provando,  si sarebbero stupiti di come l'apparenza inganna,  di come ciò che vedi non rispecchia ciò che è veramente.
Chi,  guardandola,  avrebbe mai pensato che quella piccola donna stava perdendo il controllo di sé? Chi avrebbe mai pensato che lei,  così piccola e gracile avrebbe potuto uccidere ognuno di loro, proprio lì, in quel momento?

Il respiro affannoso, il cuore che batteva forte, le sue gambe che si muovevano rapidamente.
Era tutto un fascio di nervi.  Ogni minimo odore le invadeva le narici.  Zucchero filato a destra,  gelato a sinistra,  cane bagnato appena superato,  odore di pizza al piano di sopra, percepiva persino ogni suono,  conversazione o minimo rumore. I suoi sensi si erano amplificati di getto. Questo peggiorava la situazione.

Le sembrava come se nell'angolo del suo cervello ci fosse un nido di api e qualcuno avesse avuto la brillante idea di istigarlo con un bastone,  facendole arrabbiare e di conseguenza uscire dal loro rifugio per iniziare a sbattere bruscamente su ogni parete viscida ed emandando, nel mentre, quel rumore  che, se creato da una sola ape,  provoca un leggero fastidio ma, se emanato da un intero alvera, non ti da possibilità di percepire nient'altro apprate quel ronzio. I suoi pensieri erano quelle api, che se istigate escono, per iniziare a fare rumore,  uno di quei suoni così assordanti e persistenti che non ti permette di sentire nient'altro.

Le persone andavano lente... sentiva un odore di qua... pensava a Derek e a cosa stesse facendo al loft... una spallata di una persona a destra... un bambino urlante dietro di lei...
Fino a che tutto non diventò eccessivo, e tutto iniziò ad essere strano. I suoi occhi percepivano le figure in un modo diverdo, quasi irreale.
Era come se in quell'istante avesse superato la soglia che le permetteva di mantenere il controllo, aveva fatto quel piccolo passo in più che aveva permesso lo scoppiò della bomba che c'era in lei; in attesa di esplodere ormai da molto tempo.
Sentì la rabbia salire,  una di quelle rabbie incontenibili.
Una sensazione di fastidio le salì al petto prendendo poi tutto il busto. Non aveva mai provato così tanta rabbia, riusciva a invadere il suo corpo da cima a fondo in modo così fluido.  Aveva una voglia incontenibile di sfogare tutto contro un soggetto;  non era importante quale.
Era una sensazione di cui normalmente avrebbe avuto paura, ma in quel momento non era così. Quella rabbia,  quel senso di voler prendere e buttare tutto all'aria,  quella voglia di fare male a qualcuno;  si sentiva forte ed invincibile come mai si era sentita prima.

Iniziò a respirare in modo più affannato. Inalava ed espirava ripetutamente,  con un intervallo di tempo brevissimo,  i respiri erano sempre più veloci e rumorosi come se si stesse surriscaldando.  Le mani strette a pugno,  le unghie che stringevano la sua carne sempre più forte, non mollando mai la presa.
Senza accorgersene aveva iniziato a lasciare  una scia di goccioline di sangue sul pavimento bianco del centro commerciale, ma mentre la gente iniziava ad accorgersi delle piccole macchie rosse, la ragazza da cui provenivano aveva già varcato le porte dell'uscita.

STILES'S POV

Stiles sbuffò mentre, seduto su una panchina, aspettava le ragazze
<Ma dove sono?> si chiese spazientito.
Si alzò all'improvviso, si riboccó le maniche della felpa rossa e si abbasso per raccogliere, ognuno, dei sacchetti contenenti gli acquisti.  Camminava lentamente provando a non far cadere le decine di borsette che aveva appese su entrembe le braccia.
Nel mentre che cercava di compiere la grande impresa che era camminare, un bambino biondo e tarchiato, aveva avuto la grande idea di prenderlo di mira, iniziando a girargli attorno e facendo linguacce di ogni genere.
"Ma quanto sei antipatico? Vai via, sciò bambino! " anche il moro
tirò fuori la lingua e fece una smorfia più ridicola di quelle dello stesso bambino, ma il piccoletto non mollava anzi, iniziò a strattonargli la maglia, ogni volta più forte fino a che si sentì un gran tonfo e a seguire, una risata acuta. Stiles era di nuovo a terra, alcuni vestiti erano usciti dalle borse e la sua faccia era rossa di rabbia.
"Smettila di ridere! Sei un bambino pestifero, guarda che lo dico a tua mamma" a quel punto il piccolo diavoletto fece un ultima smorfia di scherno  e corse via.
"Anche un bambino fuori controllo dovevo beccarmi" e mentre alzava gli occhi al cielo, vide dei piedi calpestare un sacchetto rosso appartenente a Jenna, caduto a qualche centimetro dal bacino del ragazzo.
"EHI!! Guarda dove v... " ma le parole gli si fermarono in gola, non riuscivano ad uscire, mentre guardava la figura snella di Jenna scorrere veloce tra la gente, non curante di aver calpestato il proprio acquisto e continuando imperterrita per la sua strada.

I Suoi Occhi Erano Come Ghiaccio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora