Capitolo 13

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«J-Joonie... r-rallent-aahngh» inarcò la schiena buttando la testa all'indietro sulla sua spalla, lasciando che i capelli bagnati andassero a solleticare la spalla nuda, anch'essa umida a causa del vapore che li circondava, e dell'intensa attività fisica che i loro corpi erano nell'intento di compiere.

Le unghie conficcate con forza nelle mattonelle azzurre, le gambe divaricate, la schiena che aderiva al petto muscoloso dell'altro, e i respiri affannati che entrambi cercavano in tutti i modi di regolarizzare.

Piacere, tanto e troppo piacere scorreva nelle loro vene. Ogni spinta era un gradino più in alto verso l'agognato Paradiso dell'orgasmo.
Le mani dell'uomo alle sue spalle vagavano sulla pelle febbricitante del suo compagno, lasciando che sudore e acqua si mischiassero sotto i polpastrelli, creando una scia erotica sul torace, sulle braccia, sulle cosce. Ovunque le sue mani osassero addentrarsi.

«P-più forte!» un gemito strozzato, dal profondo della gola, si espanse nell'aria satura circostante, giungendo alle orecchie sensibili dell'amante che aumentò i movimenti del suo bacino, scosso da migliaia di scariche elettriche.

Stava per arrivare. Il culmine era vicino ma allo stesso tempo non era mai sembrato così lontano da raggiungere.
I muscoli dolevano, la gola bruciava, i loro spirito chiedeva pietà ma la loro insaziabilità pregava di non smettere.

Era il peccato più appagante al mondo.
Le mani del ragazzo dalla testa inclinata all'indietro si staccarono dalla loro presa e per poco non perse l'equilibro.
Non sentiva più la terra sotto i piedi, non vedeva più nulla che non fosse quella luce in fondo al tunnel sempre più vicina che segnava l'arrivo del climax più forte di sempre.

Tremanti, le dita scesero sul suo membro, volendo dare sfogo a quella dolce agonia, a quell'amabile tortura.

«Non toccarti.» furono due le parole che udì e che arrestarono il loro avanzamento «Voglio farlo io.» e improvvisamente, coordinato con le forti spinte, avvolse il suo membro duro e in cerca di attenzioni, muovendo il polso espertamente. Sapendo già quali punti toccare, quali nervi sfiorare.

E fu solo questione di secondi che i due ragazzi raggiunsero insieme l'apice della felicità, alimentando il loro spirito lussurioso.

Forte, intenso, profondo, sconvolgente fu l'orgasmo che Namjoon donò a Seokjin.

Lentamente e controvoglia lasciò andare il suo membro, ammirando compiaciuto il frutto del suo piacere impregnare le sue dita.
Fece girare il ragazzo davanti a sé, i loro petti a pochi centimetri di distanza, e si chinò assaggiando quel frutto proibito sotto lo sguardo rapace di Jin.

La lingua vagò senza esitazioni, assaporando lentamente quel gusto salato e vischioso che gli avvolgeva le papille gustative, mandandolo in visibilio.

Nessun commento, bastavano i loro sguardi, ognuno perso nelle iridi luminose dell'altro e a scambiarsi confessioni troppo spinte per essere udite a voce alta.

«Girati.» fu poi un ordine e voltò il ragazzo succube di quell'ipnosi letale.

Namjoon si inginocchiò e come se non bastasse, affondò i denti nella morbida carne delle fondoschiena del ragazzo che sobbalzò con una smorfia. Dolore misto a piacere. Un mix tossico.

Il suo corpo era esausto, non scorreva più niente nel sangue che potesse garantirgli un minimo di stabilità.

Ma l'altro sembrava non intendere, voleva ancora. Voleva di più. Non era sazio. La sua anima pretendeva di più.
E fu così che divaricò le natiche e con la lingua tracciò tutto il percorso che lo conduceva lì, dove ancora dall'entrata calda e abusata, colava dello sperma.

Imprisoned | k.th & p.jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora