Capitolo 5

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La pausa pranzo durava un paio di ore, dopodiché i detenuti erano liberi di girare per la sala comune, uscire a prendere aria o semplicemente starsene tranquilli in cella a leggere un libro

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La pausa pranzo durava un paio di ore, dopodiché i detenuti erano liberi di girare per la sala comune, uscire a prendere aria o semplicemente starsene tranquilli in cella a leggere un libro.

Jimin e Taehyung ne avevano approfittato per passare del tempo insieme, da soli nella cella del ragazzo dai capelli biondo miele.
Come lo aveva rassicurato, Hoseok non sarebbe venuto a disturbarli, preferiva godersi l'aria fresca del cortile in silenzio e in compagnia dei propri demoni, che di certo non lo aiutavano a guarire, ma ancora non era pronto a liberarsene.

Seduti uno accanto all'altro sul gelido pavimento e le spalle contro il letto, entrambi esigevano delle spiegazioni, troppo confusi e destabilizzati da ciò che era appena accaduto nella mensa.
Da una parte Jimin si chiedeva chi fosse veramente Taehyung, come conoscesse i due medici e perché soprattutto si trovava lì.
Dall'altra Taehyung era sconvolto da ciò che aveva sentito. Davvero era riuscito a farsi sfuggire una cosa del genere? Come aveva fatto a non accorgersene subito?

Entrambi si chiedevano chi fosse veramente l'altro e quali segreti celavano ancora nel loro cuore.

«Jimin.» il castano ruppe il silenzio che da un po' alleggiava intorno a loro, bloccando il flusso dei pensieri dell'altro.
Prese un respiro trattenendo l'aria nei polmoni per qualche secondo e quando si decise a continuare, la rilasciò, espirando lentamente sentendo un poco girare la testa. «Ti droghi davvero?»

Jimin vacillò sbattendo velocemente le palpebre come se lo avessero schiaffeggiato. Non si aspettava che fosse così diretto.

Era una domanda semplice, chiara e comprensibile. Due potevano essere le risposte: o sì o no. Eppure mai come in quel momento fu difficile trovare una risposta adeguata. Non era così facile, un mero "sì" non bastava per apprendere la sua situazione.

«È complicato.» si trovò allora a rispondere senza guardarlo negli occhi. D'altronde neanche Taehyung lo stava guardando. Entrambi fissavano un punto nel vuoto, come se volessero cercare di catturare con la mente qualcosa che sembrava sfuggirgli.

Jimin si portò istintivamente le mani sulle braccia, stringendole, all'altezza degli avambracci proprio dove ancora qualche cicatrice fresca decorava la pelle diafana e delicata.
Non ne andava fiero, anzi odiava con tutto se stesso esser costretto a ingerire pasticche, iniettarsi o tirare su con il naso sostanze nocive, ma non poteva farne a meno.
Dopotutto era più facile aggrapparsi a qualcosa di così futile che combattere. Jimin era troppo debole anche solo per alzare un dito e convincersi di dover cambiare approccio con la propria vita.

«Complicato? Mi prendi in giro? Da quanto lo fai?» Taehyung si girò di scatto nella sua direzione afferrandogli un polso costringendolo a guardarlo, agitato.

Osservò i suoi occhi tremare e il petto alzarsi e abbassarsi troppo velocemente. La presa sul suo polso sottile aumentò quando capì che faceva fatica a rispondere. «Rispondimi.»

Imprisoned | k.th & p.jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora