Capitolo 24

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L'infermeria ospitava più letti. Non era grande. L'ambiente era ristretto e a volte pareva esser soffocante, ma col tempo ci si faceva l'abitudine e ci si accorgeva piacevolmente che passava più aria lì dentro - grazie alle grandi finestre e al piccolo lucernario sul soffitto - che in tutta la struttura penitenziaria. Non si sentiva odore di muffa e l'umidità non si attaccava fastidiosamente agli indumenti.

Ma quella stanza sembrava esser diventata la seconda dimora di Jungkook e Jimin. Passavano più tempo stesi privi di coscienza su quei materassi duri come una tavola di legno, che nelle loro celle. Era triste. Due ragazzi giovani eppure così dannati. Cos'altro ancora aveva in riserbo il destino per loro?

Il medico Seokjin sospirò annotando velocemente qualcosa su una cartella clinica che teneva tra le dita. Il clic della penna attirò l'attenzione dei presenti. «Appena la flebo sarà finita e avrà fatto effetto, puoi portare Jimin nella sua cella, ma assicurati che riposi.» si rivolse a Taehyung, appoggiato al muro e lo sguardo afflitto.

Questi annuì spostando gli occhi sul nominato e una lieve fitta strinse il suo cuore alla vista di quel viso spaventosamente pallido e delle garze che avvolgevano i suoi piccoli palmi feriti. Il solo pensiero che sotto gli abiti potessero giacere decine di lividi violacei lo mandava fuori di testa.

Come se non bastasse, un dolore ancora più forte lo colpì in pieno petto, come se fosse stato trafitto dalla lama di un pugnale, costringendolo a trattenere il respiro, quando i suoi occhi incontrarono il corpo steso inerme e dormiente di Jungkook.

«Per quanto riguarda Jungkook - Seokjin posò la cartella clinica avvicinandosi al più piccolo che dormiva profondamente, - è meglio che stia qui per questa notte. Ha bisogno di cure. La pelle del collo è stata lacerata in profondità. Un secondo di più e quel bastardo sarebbe stato capace di recidergli la carotide. Qualcuno mi spieghi dove cazzo ha preso quel fil di ferro?!» inveì sedendosi su un piccolo sgabello accanto a Jungkook avvicinando a sé il carrello di metallo contenente gli utensili medici che aveva precedentemente utilizzato per ricucire la grave lesione.

Afferrò il cotone con delle pinze e lo imbevve nel disinfettante per poi voltarsi e afferrare le mani ferite del corvino. Tamponò i tagli, più profondi di quelli di Jimin, e contemplò in silenzio se era il caso di ricucire anche quelli o se sarebbero stati in grado di rimarginarsi da soli. Optò per la seconda opzione; il corpo di Jungkook era ancora giovane, ce l'avrebbe fatta.

Il cotone assorbiva il fluido in eccesso, tingendosi di un colore scarlatto e acceso. Voltò le mani e inorridì alla vista delle nocche sbucciate e nere, ancora incrostate dal sangue dell'avversario. Tastò l'arto cercando di capire se si fosse rotto qualcosa. «Ha perso il controllo.- diede voce ai suoi pensieri, confermando quelli degli altri. - Eppure le medicine sembra averle prese. L'ho visto con i miei occhi.» strappò della garza e avvolse delicatamente le mani e le dita. Non aveva fratture fortunatamente.

Alzò poi lo sguardo mortificato sulle braccia pensando di dare un'occhiata anche alle profonde incisioni che si era provocato da solo nei giorni precedenti.

Povero Jungkook, si ritrovò a pensare per l'ennesima volta.
Sciolse il bendaggio, attento alla flebo ed esaminò con occhio esperto.

Nel frattempo Yoongi sedeva sconvolto accanto a Namjoon, il quale guardava la scena con la stessa tristezza che alleggiava negli occhi del suo compagno.

«Li ammazzo quei due. Giuro che se dovessero passarmi davanti li ammazzo.» ringhiò questo fissando il volto livido di Jungkook. Come cazzo lo avevano ridotto? Fino a dove questa situazione si sarebbe protesa? E quanto ancora Jungkook avrebbe resistito?

«Anche io.» si aggiunse Taehyung con voce bassa e roca allungando una mano per sfiorare il piede di Jimin attraverso le lenzuola. Una strana inquietudine risalì su per la sua spina dorsale, sfuggendo al suo controllo.

Imprisoned | k.th & p.jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora