Capitolo 27

346 31 16
                                    


Taehyung credeva di conoscere Jimin, credeva di possederlo, non come oggetto, ma in realtà non aveva niente di lui, di Jimin non conosceva quasi nulla se non il poco che gli aveva raccontato, era un sublime sconosciuto benché avessero una relazione da tanti, troppi giorni, ma ancora non sapeva chi era Jimin, nemmeno lo poteva immaginare cosa racchiudesse, o nascondesse, quel piccolo bocciolo di rosa... quanti segreti potesse portare con sé. Quante parole, quanti sguardi ambigui gli erano sfuggiti in tutto quel tempo?

Ma la vera domanda che forse aveva timore di porsi era: poteva davvero biasimarlo quando lui stesso non aveva aperto bocca sulla sua vita? Inutile dire che la risposta la sapeva.

«Jimin, che stai dicendo? - dovette schiarirsi la voce per non suonare afono, il tono caldo, -Cosa intendi per liberatorio?» allungò incerto una mano per asciugare le lacrime salate che continuavano a erodere quel volto solitamente candido, ora oscurato da un'improvvisa follia.

«Non guardarmi così, Tae. Non hai il diritto di fare il sorpreso quando le tue mani – strinse le dita intorno a quelle del castano tanto da far sbiancare le nocche – sono fautrici di chissà quanti delitti. O forse mi sbaglio?»

Taehyung boccheggiò improvvisamente incredulo dinanzi quel tono accusatorio «Credevo ti fosse dispiaciuto... sentirsi costretti a fare qualcosa che non ci va è logorante, soprattutto quando si tratta di uccidere qualcuno.» cercò di sviare il discorso.

«Non ho mai detto che non mi sia dispiaciuto. L'ho solo trovato... inebriante? Sì, mi piace questa parola. Mi ci sono volute settimane per capire cosa fosse quella sensazione che mi attanagliava le viscere, l'anima e le corde vocali giorno e notte. Quella stupida sensazione che mi toglieva il respiro e mi faceva tremare le mani. All'inizio credevo fosse disgusto, disprezzo, paura, rimorso. In fondo avevo visto la sua testa esplodere in mille pezzi, dannazione. Ma no, niente di tutto questo. – rise scuotendo il capo - È stato catartico. Lo rifarei cazzo, mi sono sentito potente, Tae. E sono sicuro che anche tu ti sarai sentito come me, non è forse così? Quante persone hai ucciso? Quanti innocenti? Le dita di una mano bastano? Due mani? Quattro? – Jimin si portò una delle mani di Taehyung intorno al collo, sotto la sciarpa e premette le dita intorno alle sue affinché gli mozzassero il respiro per qualche secondo, - Oh, nei tuoi occhi vagano le ombre di così tante anime a cui hai ingiustamente sottratto i loro corpi. – il tono del biondo era rovente, le sue parole acri. – Senza meta, senza speranza... i tuoi occhi celano un mondo oscuro

Taehyung abbassò lo sguardo, Jimin aveva ragione. Nel suo mondo interiore gli alberi erano diventati secchi, i fiumi limpidi si erano trasformati in ruscelli fangosi, la natura benigna degli esseri viventi era mutata in pura malvagità. Le voci che il suo cuore udiva erano terrificanti, gelide, colme di odio e orrore. Cosa era diventato? Se lo era mai chiesto davvero?

Ma Jimin, lui no. Non poteva essere come lui. Si rifiutava di crederci. Lui era il suo piccolo angelo e nulla avrebbe mai cambiato tutto questo, non l'avrebbe permesso, nemmeno se avessero tentato di strappargli quelle emozioni dal cuore con la forza.

«Jimin...» le dita con uno spasmo strinsero il suo collo, involontariamente.

«Cosa?!- scattò in piedi liberandosi bruscamente dalla presa – non guardarmi come se avessi pena di me! Noi non siamo brave persone, cazzo! Chi ti aspettavi che fossi? Una puttana tossicodipendente finita qua per sbaglio?! Probabilmente sì, avrei potuto evitarlo se lo avessi saputo. È tutta colpa di questo sistema del cazzo! Ma se sono rinchiuso qui per 23 fottutissimi anni, un motivo ci sarà, non pensi?! Sono stanco di fingere che vada tutto bene, di reprimere parti di me perché tu possa fidarti e amarmi. Io non sono quello che tu credi io sia, ho commesso molti errori ma tu... tu Taehyung, cosa sei esattamente?» quella domanda lo spaventò.

Imprisoned | k.th & p.jmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora