Fumo e Vetri

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Giovedì sera- 23:30 h

Ti aspetti che qualcuno ti ascolti e si comporti di conseguenza dopo averlo pregato di non fare qualcosa.
E invece no, i miei due nuovi compagni di classe, appena potevano, coglievano l'occasione per farmi scattare come una molla dopo aver fatto allusioni al mio "segreto"; e sempre loro due, in questo preciso istante avevano varcato la soglia del Desaparezco insieme al resto del loro gruppo.

-"Enola, che ne dici, servi i tavoli?"- la domanda di Romeo è retorica.
-"Non posso continuare a lavare i bicchieri?"-
-"Da quando faccio preferenze tra i dipendenti? Metti il grembiule e va ai tavoli."-
Stringo i denti, sopprimendo il nervoso, momento meno adatto per mandarmi a prendere gli ordini non poteva esistere. Mi sta mandando al patibolo.

-"Enola!"- la voce alta di Mirko risuona nel locale e mi affretto ad avvicinarmi prima che si crei scompiglio.
-"Speravo di non rivedervi qui così presto."-
-"E invece..ricordi il patto, vero? Noi stiamo zitti.."-
-"E sarete i primi ad essere serviti, si me lo ricordo. Sapete già che prendere?"-
La suoneria del mio telefono mi distoglie dall'attenzione che stavo riservando agli ordini.
Leggo "mamma" sullo schermo e decido di ignore la chiamata.
Non le è bastato farmi sentire in colpa qualche ora fa, rinfacciandomi il solito fatto del misero e vergognoso lavoro che faccio?
-"Scusatemi, dicevate?"-

Pochi minuti dopo torno al loro tavolo con i bicchieri colmi di birra artigianale, per poi continuare con il da farsi.

00:45 h

Mia madre ha chiamato altre tre volte al telefono e puntualmente non le ho risposto.
La serata prosegue liscia come l'olio, finché la figura furente di mia madre fa il suo ingresso nel locale, sbattendo la porta e facendo voltare i clienti e il personale verso di lei.
-"Enola si può sapere perché non rispondi al telefono?"- ha la voce troppo stridula e le guancie troppo rosse per essere sobria.
Lo sapevo. Ha ceduto alla tentazione di soddisfare il suo vizio di bere la sera quando si sente sola.
Mi preparo alla peggiore sceneggiata, ma quello che ho in mente non è nulla in confronto a ciò che realmente succede.

-"Sto lavorando mamma, è logico che non rispondo."- mi allontano dal bancone con un vassoio contenente gli ordini di un tavolino, ma non faccio in tempo a compiere più di tre passi, che mia madre si sporge in avanti e rovescia l'intero contenuto del vassoio a terra.

Edu, da dietro il bancone si blocca, così come tutti i clienti, che fino a quel momento si godevano in tranquillità la serata.

Fisso lo sguardo per terra, vedendo i vetri dei bicchieri rotti mescolarsi ai vari liquidi.

-"Mamma che hai fatto?"- la guardo sconvolta.
Non posso crederci. Vuole farmi licenziare? La risposta è si.
-"Signora la devo pregare di uscire dal locale."- Edu arriva in mio soccorso, poggiando delicatamente le mani sulle spalle di mia madre.
-"È una faccenda tra me e mia figlia e finché non la risolvo, non mi muovo di qui."-
-"Mamma lasciami finire il turno, torna a casa, ne riparliamo dopo."-
-"Non ti lascio finire un bel niente, sono stufa di vederti lavorare qui."-
-"Mamma, stai facendo una pessima figura, ti prego vattene, fai vergognare anche me."-
-"Quindi ti vergogni di tua madre, figlia ingrata."- mi punta il dito contro, avanzando minacciosamente verso di me.
Con la coda dell'occhio vedo Mirko alzarsi e avvicinarsi lentamente, probabilmente allarmato dall'atteggiamento di mia madre.
Mai come adesso, sarei voluta morire.
-"Per una volta nella tua vita, affronta i problemi Enola. E risolvili."-
-"Non c'è nulla da risolvere mamma, devi andartene,ora. Vattene via se ti vergogni di me e del lavoro che faccio."- zero lacrime, solo rabbia allo stato puro.
Romeo spunta dalle cucine e trascina via mia madre con la forza.

-"Scusami, Romeo."- mi faccio strada verso il retro del locale, che da all'esterno.
-"Esci pure Enola."-

Spalanco la porta e la prima cosa che faccio è portarmi le mani nei capelli, tirare un lungo respiro e inginocchiarmi per terra. Resto immobile qualche secondo prima di sentire un leggero rumore alle mie spalle, che mi fa scattare in piedi in preda allo spavento.

-"Che diamine ci fai tu qui fuori?"- mi rivolgo scorbuticamente ad Ander.
-"Anch'io sono felice di vederti Enola."-
-"Non è il momento di fare il simpatico."-
-"E perché no?" -
-"Sono più che convinta che tu abbia sentito perfettamente tutto ciò che io e mia madre ci siamo dette lì dentro."-
-"È per questo che non vuoi che si sappia?"- annuisco, osservando successivamente l'eleganza con cui  fuma la sua sigaretta in netto contrasto con ciò che è lui. -"Perché mi fissi?"-
-"Non ti sto fissando."-
-"Che per caso ne vuoi una?"-
-"Se non ti dispiace, si, magari."- fa spallucce e sfila un'altra sigaretta dal pacchetto quasi nuovo. -"Mi fai accendere?"-
Allunga la mano in mia direzione e mente proteggo la piccola fiamma dal leggero vento, la accende.
-"Fa strano vederti fumare."-
-"E perché?"-
-"L'Enola del Desaparezco con i capelli rossi, il piercing al naso e la lingua lunga ne sarebbe capace, ma l'Enola Vargas della scuola, con i vestiti da quindicenne e i capelli dritti.. no, quella decisamente no."-
-"Non so se prenderlo come un semi complimento o meno."-
-"Non lo so nemmeno io, figurati, era solo per non farti pensare alla discussione di poco fa."-
-"Ci sei riuscito, anche se per poco."-
-"Io rientro, tu stai bene?"-
-"Alla grande."- ironizzo, provocandogli un mezzo sorriso.

Quindi.. sa essere anche "gentile"? Se così si può definire..

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