Dovere

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-"Enola corri al tavolo 12, i signori sono arrivati da dieci minuti."- Edu mi sta chiaramente consigliando di darmi una mossa e non tardo a dargli ascolto.
Nonostante sia ottobre inoltrato, vado in giro per il locale a maniche corte: lo spazio è ristretto e la gente è sempre troppa.
Dopo aver preso gli ordini, Romeo mi ordina di servire al bancone ed è quello che faccio senza pensarci due volte.

-"Prego."-
-"Te l'hanno mai detto che sei fin troppo carina per startene rinchiusa qui dentro?"- un ragazzo poco più grande di me inizia a rubarmi tempo prezioso con le sue chiacchiere.
-"Questa tattica ha mai funzionato con qualcuna?"-
-"Jaime, piacere."-
-"Sono Enola."- ricambio la stretta di mano e continuo a lavorare.
-"Ieri sono stato qui con degli amici, eppure non ti ho notata."-
-"Ieri non c'ero infatti."- perché la gente non capisce quando è il momento di prendersi la libertà di disturbare e quando invece la cosa migliore è sparire dalla circolazione?
-"Ce l'hai il ragazzo?"-
-"No e non ne ho bisogno di uno al momento."-
-"Peccato, saresti perfetta per uno come me."- patetico.
-"Un tipo come te? E che tipo saresti, sentiamo un po'. "-
-"Uno di quelli che ti offre da bere anche se sei la barista, ti riempie di complimenti, ti sbatte sul muro e ti ruba un bacio e poi ti riporta a casa."-
-"Che gentiluomo, ma non posso accettare le tue avances, ho tanto di quel lavoro da fare che nemmeno puoi immaginare e non posso perdermi in discorsi con i clienti."-
-"Non ti preoccupare per il lavoro, ci parlo io con Romeo, lo conosco piuttosto bene, sai? Può fare un'eccezione per stasera e lasciare che la sua dipendente più carina conosca il suo nipote preferito."- la sua insistenza mi fa venire la voglia di vomitare, soprattutto dopo aver scoperto il suo legame con il mio capo. E adesso chi se lo scolla di dosso, questo?
-" Veramente, non posso, Romeo ha già chiuso un occhio per me di recente, rischio il licenziamento."-
-"Prepara due Martini, ti aspetto al mio tavolino, quello vicino al caminetto."- mi fa un occhiolino e mi manda un bacio con la mano per poi allontanarsi.
Schifo, schifo e solo schifo.
E ora che faccio?
Mi faccio coraggio e tutta impettita, dopo aver preparato un solo Martini, mi dirigo con il vassoio al suo tavolo, pronta a difendere la mia tesi contro appuntamenti sul luogo di lavoro.

-"Non ti avevo detto di prepararne due?"- il suo tono di voce è più minaccioso e mi vengono i brividi.
-"Si ma non posso, veramente, ti lascio il mio numero a fine turno e usciamo un giorno di questi giorni, ma stasera non posso."- non gli darò mai il mio vero numero di telefono, questo è sicuro.
-"Ti posso dare uno strappo a casa almeno?"-
-"Un'altra volta Jaime."-
I suoi occhi scuri sembrano diventare ancora più macabri e finge un sorrisetto di compiacimento, anche se so, che il mio rifiuto gli sta facendo rodere il culo.

Me ne ritorno al bancone e continuo a lavorare notando, quelle poche volte che alzo lo sguardo dal piano bar che quei maledetti occhi neri mi scrutano con rabbia.
Grande idea mettersi contro un tipo come quelli, Enola: moto, giacca di pelle e pantaloni strappati; il tipico aspetto di chi dovresti evitare come la peste.

Il suono delle campanelle attaccate alla porta e una ventata di aria fresca proveniente dall'esterno mi fa capire che sono arrivati altri clienti.
Ma da quando il Desaparezco va così di moda? Prima ci venivano soltanto quattro vecchi sdentati e ora ci ritrovi tutta la feccia possibile: gli spacciatori, giovani disastrati e ricchi come il gruppetto dei miei compagni di classe, i deliquenti cresciuti troppo in fretta tipo Jaime e solo qualche anima pura che viene qui per bere una semplice birra.

-"Se sfreghi un altro po' si consuma."- non può essere.
Il bicchiere che stavo pulendo mi scivola dalle mani e si schianta al suolo.
-"Ecco, bravo. Guarda che mi hai fatto fare."- guardo Ander in cagnesco mentre mi affretto a raccogliere e gettare via tutti i pezzetti di vetro.
-"Ti mette agitazione la mia presenza?"- chiede con un sorriso beffardo.
-"No, anche a due centimetri di distanza continueresti a non sortirmi alcun effetto."-
-"Quindi sei semplicemente svampita."-
-"O magari mi hai fatto prendere un colpo e mi è caduto il bicchiere di mano, considerando che non era previsto incontrarti a quest'ora."-
-"Quanto parli.."-borbotta, iniziando a girare sullo sgabello. -"Chi è quel tipo lì che ti fissa?"-
-"Ti prego, non me ne parlare. Voleva a tutti i costi offrirmi da bere e ho dovuto insistere affinché mi lasciasse in pace. A proposito, ordini qualcosa?"-
-"Una birra."- gliela stappo sotto gli occhi e la lascio scivolare sul ripiano in legno che ci separa.
-"A te."-
-"Non mi avevi detto che il fidanzato non ce l'avevi?"- la figura di Jaime si ferma a pochi metri dal bancone con le mani sui fianchi e la faccia tutt'altro che confortevole.
-"È un mio amico Jaime."-
-"Si, adesso così si chiamano. Perché non me l'hai detto prima che questo boyscout ti tiene impegnata?"-
-"Boyscout, io?"-Ander si mette in piedi dopo aver poggiato la birra, con fare non proprio pacifico.
-"Si, dico a te, non vedi che la stavo guardando da prima che arrivassi tu?"-
-"Ah, si? E da quando siamo così primitivi? Devi essere rimasto piuttosto indietro se credi che basti puntare gli occhi su una ragazza per farla tua."-
-"Ander piantala."- lo ammonisco con la paura che una rissa possa scoppiare a breve fra i due.
-"Chiudi la bocca ragazzino, non sai con chi hai a che fare."- lo minaccia Jaime.
Esco da dietro il bancone, prendendo la situazione in mano.
-"Jaime, ascoltami. Lui è un amico di famiglia e se mia madre  mi vede tornare a casa con qualcun altro mi ammazza. Ti prometto che domani riusciremo a prendercela una cosa da bere insieme, ma adesso devo scappare."-
-"Ma va a farti fottere da questa mezza sega."- impallidisco al suo insulto verso Ander, che guardandolo, sembra essere pronto a sparargli una pallottola in testa, poi riprendo a fissarlo mentre se ne ritorna al suo tavolo, per poi voltarsi nuovamente verso di noi. -"Comunque, Enola.. il rosso dei tuoi capelli ti dona veramente. Ti fa sembrare ancora più troia."-

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