Fragile

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-"Tra due minuti sono a casa tua, fatti trovare all'uscita."- mi annuncia la voce mettalica di Penny dall'altro capo del telefono.
-"Non dimenticarti il regalo."-
-"Per chi mi hai presa?"- fa la finta offesa per poi chiudere la telefonata.
Mi do un ultimo sguardo allo specchio notando quanto mi stia stranamente bene il vestito che ho scelto di indossare: un abito nero corto, con le spalline sottili, uno scollo a V e una sottile striscia di tulle arricciato sul bordo, stretto in vita e con una gonna morbida che  arriva poco sopra il ginocchio.
I capelli perfettamente allisciati e il mio solito trucco leggero sono il tocco finale.
Sento il campanello suonare, afferro al volo la borsa e corro giù per le scale, raggiungendo ed entrando in macchina di Penny.
-"Ti avevo chiesto di farti trovare fuori, ma come al solito non mi ascolti mai."- mi ammonisce scherzosamente.
-"Non ti lamentare, ringrazia Dio che stia venendo. Io Mirko nemmeno lo conosco."-
-"Tranquilla, mi ha detto che ha inviato qualcuno della classe, non sarai sola."-
-"Questo significa che ti perderò di vista non appena metteremo piede alla festa?"-
-"Può darsi."- resta seria poi scoppia a ridere vedendo con la coda dell'occhio il mio viso sconvolto.
Nel giro di pochi minuti giungiamo alla meta e da fuori si può già sentire la musica a palla all'interno della villa.

-"Nomi?"- chiede l'uomo alto, in divisa, che ha il compito di controllare che non ci siano imbucati.
-Penny!"-Mirko spunta alle nostre spalle stretto in una camicia. -"Loro sono in lista, entrate ragazze."-

Non appena metto piede nella grande sala della villa la musica e le luci stroboscopiche mi stordiscono, facendomi perdere di vista Penny.
-"Grandioso.."-borbotto, intravedendo qualche viso conosciuto in mezzo ad un'orda di gente di cui non so neppure il nome.
Mi avvicino al piano bar e aspetto il mio turno per ordinare un cocktail.

-"E così stasera sei la servita e non la servitrice."- la riconoscibile voce di Ander attira la mia attenzione e in pochi istanti me lo ritrovo accanto, mentre si sorregge puntando i gomiti sul piano in legno.
-"Vedi? I paradossi della vita."-
-"Come sta tua nonna?"- chiede ironicamente, alludendo alla scusa che ho usato per prendermi la serata libera dal lavoro per il compleanno di Mirko.
-"Ma piantala."- mi scappa una risata mentre ruoto gli occhi al cielo.
-"Cosa prendi?"-
-"Hai qualche consiglio da dispensarmi, data la tua esperienza in materia."-
-"Ti suggerisco una semplice Coca-Cola."-
-"Molto simpatico."- sorride e mostra delle fossette che rendono il suo aspetto ancora più sfrontato del solito.
-"Rico, un long island per la ragazza."- ordina al barman al mio posto.
-"Solo perché tu lo sappia, sono perfettamente in grado di ordinarmi da bere da sola."-
-"Solo perché tu lo sappia, il cocktail te lo sto offrendo."- rimango interdetta, non cogliendo il reale significato delle sue parole. Mi giro dall'altro lato e mi rivolgo ad una ragazza che aspetta il suo turno.
-"Scusami, ma non è open bar?"-
-"No, stai parlando della festa di Mirko il tirchio, ti pare che non faccia pagare almeno una cosa ai suoi invitati?"-
-"Tutto questo non ha senso."-commento mentre mi giro nuovamente verso Ander, che mi guarda soddisfatto.
-"Nulla da dire?"-
-"Eh.. grazie?"- porta gli occhi al cielo e scuote la testa, poi afferra il bicchiere che mi spetta e me lo passa.
-"A Mirko."- alza il suo bicchiere, facendolo scontrare con il mio.
-"È il tuo modo di scusarti per aver lasciato il video attivo e avermi fatto fare una figura pessima?"-
-"Diciamo che la colpa è più tua che mia."-
-"Ah si?"-
-"Si, tu hai perfezionato il lavoro e non te ne sei resa conto."-
-"Interessante il tuo punto di vista, davvero."-
-"La tua amica?"- cambia argomento, guardandosi attorno.
-"Da qualche parte con Mirko. Tu, sei da solo?"-
-"Di là ci sono gli altri."-
-"E non me li vuoi presentare?"-
-"Non sono il tipo di compagnia che piace a te, Enola."-
-"Che ne sai, dai, raggiungiamoli."- faccio qualche passo in avanti, ma mi blocca subito afferrandomi il gomito.
-"Sul serio, ti faccio un favore se non ti presento a loro."-
-"Fai sembrare qualsiasi cosa più grave di quello che realmente è.. Rilassati, so badare a me stessa, voglio semplicemente evitare di annoiarmi, dato che ho perso nella folla l'unica persona che conosco, in due secondi."-
-"Grazie per la considerazione."- cos'è, risentimento, questo?
-"Andiamo.."- lo afferro per il braccio e lo trascino con me fino al divanetto dove sono comodamente seduti i suoi amici, alcuni dei quali ho già intravisto al Desaparezco.

-"Ciao ragazzi, il vostro amico Ander è stato così gentile da invitarmi a bere con il suo gruppo, se non vi dispiace, mi unisco a voi."- mai, mi sono sentita così potente e ridicola allo stesso tempo.
È per caso la tua ripicca per questo pomeriggio, Enola?
Ovvio che si.
-"Amico, potevi presentarci questo splendore anche prima di offrirle da bere, sei un vero infame."-
-"Già."- borbotta Ander, guardandomi male e bevendo un sorso dal suo cocktail.
-"Come ti chiami bellezza?"- bellezza? Splendore? Ma cos'hanno che non va questi tizi?
-"Enola, tu saresti?"-
-"Yosef, molto piacere."- mi tende la mano e prontamente l'afferro, sfoggiando un enorme ma falso sorriso.
-"Il piacere è tutto mio."- vedo che si porta la mia mano vicino le labbra e prontamente lo fermo.
-"Oh, non ti conviene. Ho usato una crema per le mani con un odore terribile, sai, vorrei evitarti la tortura."- il mio sguardo fa trapelare quelle che sono le mie emozioni: shock, disgusto e pietà.
Mi volto a guardare Ander, che sorride soddisfatto.
I suoi occhi mi stanno dicendo: Te l'avevo detto, stupida.
-"Ander, vieni a cercare Penny e Mirko con me? Non conosco la casa."-
-"Certo, andiamo."- trattiene una risata mentre mi metto in piedi con sguardo afflitto.
Ci allontaniamo di poco e non appena prendo atto del fatto che siamo fuori la visuale dei suoi amici, lo spingo in un angolo della stanza più appartato.
-"Che razza di problemi ha quel tuo amico?"- gesticolo mostrandogli il mio turbamento.
-"Te l'avevo detto o sbaglio?"-
-"Non cantare vittoria, ma sappi che sono stati i cinque minuti più inquietanti della mia vita."-
-"Quanto sei ingenua Enola."-
-"No, sei tu l'ignorante qui. Mi hai detto che la tua cricca fosse poco raccomandabile, non che mi sarei trovata faccia a faccia con un ragno peggio di te."- sbotto nervosa.
-"Prima cosa: ho detto che sei ingenua, non ignorante, tu mi offendi non appena ne hai la possibilità, a differenza mia. Secondo: mi hai appena definito un ragno o ho sentito male?"-
-"Primo punto: non fare la vittima con me, secondo punto: hai sentito benissimo."-
-"E da cosa hai dedotto questa mia ipotetica meschinità?"-
-"Ho le mie ragioni per chiamarti così."- non posso mica dirgli che mi sono vendicata per la visione di lui con la bionda da urlo.
-"Sei veramente una bambina, Enola, e non lo dico per farti una critica costruttiva. L'offesa è inclusa."-
Rimango male per la sua schiettezza e sicuramente i miei occhi stanno riflettendo il mio dispiacere. Maledetta trasparenza.
Il suo viso inasprito dalla discussione muta in pochi istanti e inizia a fissare il bicchiere che ha fra le mani con un ghigno perfido.
-"Non sapevo bastasse così poco per ferirti."-
-"Non sono offesa, i tuoi insulti non mi fanno effetto."- il tremolio nella voce mi tradisce e lui accentua ancora di più quel sorriso acido che è stampato sulla sua faccia.
-"Enola.."- mi guarda negli occhi e mi rimprovera con lo sguardo, facendomi sentire estremamente piccola. -"Per una volta ammetti di aver perso la tua guerra contro il mondo. Ho scoperto il tuo punto debole, la fragilità, non è mica la fine del mondo."- ci ride su e questo mi manda in bestia.
-"Fino a prova contraria non combatto nessuna battaglia contro il mondo, ma soprattutto, non confondere la sensibilità con la fragilità, perché ti sbagli di grosso, Ander, se credi che io sia una persona fragile. Mi dispiace per te e il tuo ego smisurato, ma non attacca. Piuttosto arrenditi a voler fare a tutti i costi centro con una come me."-

Se ne resta immobile, spiazzato dalle mie parole mente nella mia testa è tutto un gran casino. Gli ho appena dichiarato guerra apertamente e senza pensarci gli ho dato modo di capire quale sia il punto debole. Peccato che c'ha azzeccato a primo colpo, perché la mia fragilità è la fragilità stessa.

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