«Hailey, vattene» sussurrò Evan, mentre una lacrima solitaria rigava la sua guancia.
Chiuse di nuovo gli occhi, ma forse sarebbe stato meglio così: non sarei mai riuscita a vedere quelle sue perfette iridi verdi avvolte dalle lacrime.
«No» sospirai.
«Non devi stare dalla mia parte» continuò.
«Già, non devo. Anzi, dovrei odiarti per come hai ridotto mio fratello»
«Ed invece sei qui»
«Sono qui, incazzata nera con te e con quell'altro idiota» sbuffai.
Aprì gli occhi ed erano immersi nelle lacrime. Erano rossi e gonfi.
Non riuscivo a vederlo così.
Mi avvicinai a lui e senza chiedergli il permesso, lo abbracciai.
In un altro contesto non l'avrei mai fatto, ma in quel momento Evan aveva bisogno di un abbraccio.
Appoggiai la testa sul suo petto e lui mi strinse a sé.
Rimanemmo così per qualche secondo.
Il suo cuore batteva velocemente e quando ci staccammo e sentii i brividi percorrermi la schiena.Evan Collins, guarda cosa sei in grado di farmi, pensai.
«Non volevo picchiarlo» sussurrò e sembrava davvero un cucciolo indifeso.
«Lo so, Evan. Ti conosco»
Sorrise lievemente.
«Io torno di là, tu prenditi il tempo che ti serve. Okay?» chiesi e lui annuì, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano.
Prima di uscire dalla cucina gli diedi un fazzoletto e poi sorrisi in modo rassicurante, magari sarei riuscita a trasmettergli un po' di tranquillità.
Tornai in salotto e mi posizionai in piedi di fianco a mio fratello.
Ero arrabbiata con lui perchè, quello, ad Evan, non doveva farlo.«Come va?» sussurrai a Colton mentre i genitori erano seduti tutti e quattro sul divano a discutere dell'accaduto.
«A gonfie vele» rispose con tono sarcastico.
Mi zittii e dopo un minuto o due, Evan tornò in salotto.
Aveva ancora gli occhi rossi, ma meno rispetto a poco prima.Poco dopo, decisero di andarsene.
Andai a prendere le giacche dei genitori di Evan e gliele porsi.
Mi ringraziarono e sorrisero.
Dopo ancora un paio di minuti, salutarono ed uscirono di casa.
Non appena Evan uscì, lo fermai, prendendolo per un braccio, mentre i suoi genitori raggiungevano l'auto.«Ehi, stai bene?»
«Hailey, basta, lasciami in pace»
«Ti ho semplicemente chiesto se stai bene» dissi, irritandomi.
«Ed io ti ho detto basta, fatti un paio di cazzi tuoi» sbuffò. «E non dire a nessuno di quello che è successo in cucina»
«D'accordo, imparerò a farmi i 'cazzi miei' ma tu impara la buona educazione, ti va? E poi non darmi ordini! Ci si vede» dissi innervosita, rientrando in casa e chiudendo immediatamente la porta.
Non gli diedi nemmeno il tempo di rispondermi.
Insopportabile.
Io cercavo di aiutarlo e lui mi ripagava in quel modo?
Salii le scale sbuffando e tornai a fare il mio problema di matematica.
Numeri, lettere, disequazioni...non capivo assolutamente niente!«Come si chiamava il ragazzo che mi aiutava in matematica, due anni fa? James? Forse dovrei richiamarlo» sussurrai.
Mi appuntai su un post it la frase 'contattare James per le ripetizioni di matematica' e poi mi distesi sul letto.
Sospirai.
Non potevano piacermi i ragazzi gentili, dolci...normali?
No! Avevo un certo debole per i bipolari e gli scorbutici!Accesi il cellulare e trovai centinaia di messaggi da parte dei miei migliori amici, nella nostra chat di gruppo.
Quel pomeriggio pensai di essermi persa qualcosa di importante, dato che avevano scritto quasi trecento messaggi.Conoscevo la mia migliore amica Taylor dalla prima media ed inizialmente non ci sopportavamo. Eravamo nemiche, praticamente.
Lei era invidiosa dei miei capelli lisci naturali ed io desideravo troppo i suoi occhi color ghiaccio.
Quindi, sì, la nostra amicizia era nata da un odio reciproco.Io ed il mio migliore amico Ethan invece ci eravamo conosciuti a otto anni, quando lui si trasferì nella casa di fianco alla mia. Inizialmente anche io e lui ci odiavamo, quando lui mi spinse giù dall'altalena del mio giardino ed io finì con la faccia sulla terra.
Per dispetto, allora, lo feci inseguire dal mio cane per dieci minuti.
E fu da quell'episodio che Ethan iniziò ad aver paura dei cani.
Ops.Alla fine non era successo niente di troppo importante sul gruppo: Ethan stava raccontando che il giorno seguente avrebbe avuto un appuntamento con una ragazza, una certa Megan, e da lì Taylor iniziò a fare domande su domande.
Poi ecco che arrivò il messaggio che speravo di non ricevere.'Hay, ci spieghi cos'è successo oggi a scuola con tuo fratello ed Evan?'
Risposi, cercando di sintetizzare il tutto e dopo aver inviato il messaggio, mi alzai dal letto e presi il pigiama, la biancheria intima ed un paio di asciugamani.
Mi diressi verso il bagno per farmi una doccia e in un minuto ero sotto il getto d'acqua calda.
Restai sotto la doccia per almeno mezz'ora, perché avevo voglia di rilassarmi e di provare a dimenticare le parole di Evan, che in realtà, mi avevano ferito.
Non appena mi asciugai e mi misi dei vestiti comodi, sentii il campanello suonare.
Chi poteva essere?
Corsi giù ed aprì la porta, trovandomi di fronte la mia migliore amica.
Taylor aveva il fiato corto e gli occhi colmi di lacrime.«Taylor cos'è successo?!» chiesi preoccupata.
«E...Ethan» singhiozzò lei.
«Ethan? Ethan cosa?»
Mi stavo davvero agitando.
«Qualcuno lo ha investito, Hay»
In quel momento tutto il mondo attorno a me si fermò completamente.
Rimasi a bocca aperta e sentivo le lacrime che da un momento all'altro sarebbero corse giù per le mie guance.«Cosa?» fu l'unica cosa che riuscii a dire, o meglio, sussurrare.
Lei annuì. «Mi ha appena telefonato Allison, sua sorella. Tu non rispondevi ed ha chiamato me. Andiamo, lo stanno portando in ospedale!»
«C-certo» dissi, ancora sconvolta.
Chiamai mia madre dalla cucina ed in fretta e furia le raccontai dell'accaduto, così decise di portarci lei all'ospedale.
Conosceva bene Ethan: per lei era come un terzo figlio ed era davvero molto preoccupata quel giorno.
Ma mai quanto me.
Il mio migliore amico era appena stato investito e la paura mi pervase completamente il corpo.
Avevo paura di perderlo, di non rivedere più i suoi grandi occhi scuri.
Avevo paura di non poter più ridere e scherzare con lui e Taylor.
In quel momento avrei preferito qualsiasi altra emozione, ma non la paura.In una decina scarsa di minuti ci trovammo all'interno dell'ospedale.
Odiavo l'idea di trovarmi in quel posto. Lì le persone stavano male, soffrivano. Proprio come Ethan.
Corsi dalla prima infermiera che trovai per chiederle subito delle informazioni sul mio amico.
Ad interromperci fu però la madre del mio migliore amico. Era sconvolta, con gli occhi rossi, pieni di lacrime ed il respiro affaticato.«Cos'è successo?» chiesi agitata.
«Stava tornando dagli allenamenti, era a poco più di cinque minuti da casa. Nnon vedendolo tornare lo chiamai al telefono una, due, tre volte...ma niente! Mi arrivò poi una chiamata da lui, ma parlava una voce femminile che mi disse dell'accaduto. Mi sono precipitata fuori casa ed è arrivata l'ambulanza» disse, asciugandosi più volte le lacrime.
«Chi è stato?» chiese Taylor.
«Qualche testimone dell'accaduto ha detto di aver visto un uomo alla guida dell'auto. Ho parlato con la polizia e hanno detto che faranno di tutto per trovarlo»
Fu la giornata più brutta della mia vita. Non vedevo l'ora che finisse.
~~~
Buongiorno, io mi sono appena svegliata ed ho deciso subito di pubblicare il terzo capitolo. Spero vi sia piaciuto e che la storia vi stia iniziando ad interessare. Fatemelo sapere, buona giornata!-Alessia
![](https://img.wattpad.com/cover/167218670-288-k844797.jpg)
STAI LEGGENDO
Tutta colpa di mio fratello | #Wattys2019
Romance[COMPLETA] Adolescenza: l'età della trasgressione, dell'amore, dei brufoli e dei capelli colorati. L'età delle sigarette e delle feste, l'età della musica a palla e dell'alcool. L'età dei sorrisi, delle risate, dei pianti. Gli anni migliori della v...