Capitolo 15: La felpa

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Dopo quel secondo bacio io ed Evan avevamo deciso di chiuderla lì. Era stato divertente giocarci per un po' ma sapevamo entrambi che non sarebbe potuto nascere nulla. Io avevo una cotta per lui, ma riuscivo a conviverci tranquillamente. Lui aveva fatto quel patto con mio fratello, e non stava a me romperlo.
Da sempre avrei voluto stare assieme ad Evan, ma lui non provava gli stessi sentimenti che provavo io, e lo sapevo bene. Durante quei due baci ero stata io ad iniettare l'amore nelle nostre labbra, perché ne avevo a palate, di amore per lui.
Il mio amore compensava il suo, che per me, non c'era mai stato ed ero sicura non sarebbe mai esistito.
Aveva sempre fatto male pensare al fatto di non essere ricambiata, però qualcosa in me cambiò. Se prima non pensavo ad altro se non ad un suo possibile rifiuto, dopo quei due baci, una piccola parte di me sperava in un "noi". Forse però sperare non bastava.

Dopo quel giorno non riuscivo a smettere di sorridere. Per fortuna era un venerdì, quindi il mattino seguente mi svegliai più tardi del solito. Mi alzai e, puntualmente, il campanello suonò. Corsi giù al piano di sotto consapevole del fatto che sembravo uno zombie. Aprii la porta convinta di trovare il fattorino che ormai era diventato mio amico, ma con un po' di dispiacere notai Evan. Ero felice di vederlo, ovviamente, ma dov'erano il mio bigliettino e la rosa?

«Buongiorno Yeti» sorrise con le mani dietro la schiena.

«Che vuoi?» chiesi sbuffando.

«Tuo fratello c'è?»

«Sì»

«Perfetto» disse avanzando verso di me. «Ah, ho incontrato il fattorino mentre venivo ed ho preso io la tua consegna» sorrise.

Ecco che le sue mani da dietro la schiena tornarono davanti a me, tenendo una rosa rossa ed un biglietto.
Sorrisi guardando i regali e quasi dimenticai di Evan.
Quando pensavo al mio ammiratore segreto ero in grado di isolarmi da tutto ciò che mi circondava.

«Grazie» sorrisi prendendo i due regali e rientrando in casa, probabilmente seguita da Evan, ma poco mi importò in quel momento.

Mi sedetti in cucina ed aprii il biglietto.

"Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei. Così potrò vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci.
-W. Shakespeare"

Non riuscii a non sorridere, ovviamente. Evan lo notò e si posizionò accanto a me per leggere.

«Secondo me è un tredicenne che cerca aforismi su Internet, non un ragazzo innamorato di te» sbuffò.

«Non penso che un ragazzino di tredici anni abbia voglia di perdere tempo mandando poesie e rose ad una ragazza di diciassette» sorrisi, continuando a leggere il biglietto.

«Che ne sai? Magari non ha nient'altro da fare se non farti credere che tu abbia un ammiratore segreto»

«Evan, la vuoi smettere?» sbuffai.

«Secondo me non devi contarci troppo su questo tipo, se non si è ancora fatto vivo un motivo c'è, no?»

«Grazie mille, mi hai appena rovinato la giornata Evan. Mio fratello è in camera sua, vai da lui prima che io ti tiri un piatto in testa»

«Nervosetta la piccolina di casa?» sorrise.

«Se continui, sarò davvero "nervosetta".
Non ti conviene provocarmi, Evan»

«Perché no?» sorrise furbo.

«Perché...Oddio! Non ti sopporto» sbuffai nervosa e salendo in camera mia.

Chiusi la porta e sentii i passi di Evan salire le scale e farsi sempre più vicini. Per mia fortuna, si fermò in camera di Colton, dove passarono le seguenti due ore. Ogni tanto li sentivo ridere, oppure della musica. Ero felice che tutto fra di loro fosse tornato normale ma riavere Evan tra i piedi ogni giorno mi metteva davvero a disagio, più di quanto non lo facesse prima. Mancava poco all'ora di pranzo e mio padre mi scrisse dicendo che sia lui che mia madre sarebbero andati a pranzo con degli amici.
Ovviamente.
I miei genitori erano sempre fuori, per quasi tutta la giornata. Ormai ci ero abituata, quindi risposi solo con un semplice "Okay" ed avvertii Colton, aggiungendo anche che sarei andata a farmi la doccia.

Mi chiusi a chiave in bagno, alzai il volume della musica ed in un batter d'occhio ero sotto il getto caldo della doccia. Faceva particolarmente freddo in quel periodo di novembre. Talmente tanto freddo che ogni tanto pensavo che da un momento all'altro avrebbe iniziato a nevicare.
Ed infatti, non appena uscii dal box della doccia, guardai fuori dalla finestra e notai piccoli fiocchi di neve cadere sul terreno. Era solo metà novembre ma sembrava gennaio.
Mi cambiai velocemente, asciugai i capelli e poi scesi in cucina. Con molta sorpresa, notai già mio fratello ed Evan cucinare qualcosa.

«Cosa preparate?» chiesi, appoggiandomi sullo stipite della porta della cucina con le braccia incrociate.

«Carne carne carne» rispose mio fratello fingendo di essere un cavernicolo.

Roteai gli occhi ed andai verso il frigo in cerca di qualcosa da mangiare. Non avevo molta voglia di carne.
Alla fine optai per un po' di formaggio e crackers.

«Colton, fa davvero freddo. Sono accesi i termosifoni?» chiesi abbassando le maniche della mia maglietta.

«Sì. Hai freddo?» chiese ed io annuii. «Vai a prendere una felpa»

«Hailey, c'è la mia felpa sulla sedia se vuoi metterla» intervenne Evan.

Volevo saltare come una pazza per tutta la casa per la gioia ma alla fine decisi di contenermi. Sorrisi lievemente e ringraziai Evan per il gesto. Infilai la sua felpa blu ed annusai il suo buonissimo profumo.

Pranzammo assieme, parlando del più e del meno e poi lasciai che sparecchiassero loro, io non ne avevo voglia. Non sapevo per quanto Evan sarebbe ancora rimasto, ma avrei tenuto la sua felpa addosso fino all'ultimo secondo.

Nel pomeriggio mi telefonò Taylor, dicendomi che poco dopo sarebbero venuti lei ed Ethan a casa mia.
Non aspettavo altro! Volevo proprio vedere il comportamento di Colton in presenza di Taylor e viceversa.

«Hailey, posso la mia felpa?» chiese Evan sedendosi accanto a me sul divano, aspettando che Colton uscisse dal bagno.

Sospirai. «No?»

«Dai»

«Ho freddo» sbuffai.

«Hai milioni di felpe in camera tua»

«Non è vero»

«Sì invece» sorrise. «Metti solo felpe larghe, ti vesti come tuo fratello»

«A te cosa importa di come mi vesto io?»

«Non è che "mi importa" Hailey. È che hai tante felpe al piano di sopra ed ho freddo io ora»

«Va bene» dissi alzandomi e togliendomi velocemente la felpa, buttandogliela addosso. «Tieniti la tua stupida felpa»

«Quanto sei permalosa» sospirò vestendosi.

Mi sedetti di nuovo sul divano per accendere la tv e lo vidi annusare la sua stessa felpa.

«Ma che stai facendo?» chiesi nervosa.

«Hai un buon odore» disse aprendo la bocca in un enorme sorriso.

Mi tinsi la faccia di rosso e cercai di nascondere la felicità che provavo dopo quelle parole. Sembravo lunatica, ma forse un po' lo ero, soprattutto quando ero con Evan.

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Buongiorno, ecco il capitolo numero 15. Spero vi sia piaciuto! Buona giornataa

-Alessia

Tutta colpa di mio fratello | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora