Capitolo 18: Gente come te

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La neve si era quasi del tutto sciolta e quel giovedì io andai tranquillamente a scuola. "Tranquillamente" si faceva per dire. Erano passati cinque giorni da quel sogno, o meglio, incubo che mi portò ad avere una crisi di pianto.
Nessuno sapeva del mio pianto, tantomeno del sogno, nemmeno i miei migliori amici. Era un periodo in cui tenevo tutto per me.
Cinque erano i giorni da quando decisi di evitare Evan a tutti i costi. Mi sentivo davvero giù di morale in quel periodo. Maledetto l'amore, maledetta l'adolescenza, maledetti tutti. Odiavo stare male per una persona a cui non interessavo nemmeno.
Le uniche due cose che riuscivano a rendermi almeno un minimo felice erano le vacanze di Natale sempre più vicine ed i regali del mio ammiratore segreto. Novembre era quasi al termine ed a me sembrò esser volato quel mese; non avevo più la cognizione del tempo.
Quel sogno mi aveva scosso davvero tanto, ma in realtà non capii perché continuasse a tormentarmi nonostante fosse passata quasi una settimana. Avevo bisogno di una distrazione, e come per magia, chiusi il mio armadietto e trovai Nolan poggiato sul muro accanto a me.

«Ehi» sorrisi.

Forse quel sorriso fu il primo fatto spontaneamente.

«Ehi» sorrise, avvicinandosi. «È da un po' che non ci vediamo»

«Già, dalla festa di Eva»

«E che festa!» sorrise. «Dimmi, come stai?»

«Mh bene» mentii. «E tu?»

«Bene. Cos'hai ora?»

«Spagnolo. Tu?»

«Educazione fisica, però se vuoi posso accompagnarti»

«Va bene» annuii sorridendo. «Grazie»

Iniziammo a salire al terzo piano, chiacchierando allegramente. Era da un po' che non vedevo Nolan in giro, infatti un po' preoccupata lo ero.
Quando arrivammo davanti all'aula di spagnolo, vidi Evan assieme a dei suoi amici. Non avevo intenzione di salutarlo, né tantomeno di guardarlo in faccia. Sapevo benissimo che lui non poteva essere al corrente di niente: né della mia cotta, né del mio sogno, ma tutto quel dolore lo provavo a causa sua.
Mi girai per dare le spalle ad Evan e ricominciai a parlare con Nolan.
Non appena quest'ultimo mi disse che sarebbe dovuto andare in palestra, feci per entrare in classe ma lui mi bloccò e mi diede un casto bacio sulle labbra. Non gli avevo dato il permesso di baciarmi, però fu una cosa che mi fece sorridere. Arrossii e lo salutai.
Se ne andò fischiettando e non appena misi piede dentro dall'aula, sentii una mano stringermi il polso.
Mi girai e vidi Evan.
Dannazione.

«Puoi farmi ripartire la circolazione sanguigna?» dissi indicando la sua mano stritolarmi.

«Perché Nolan ti ha baciata?»

Alzai gli occhi ed incrociai i suoi.
Mi tremavano le mani, le gambe ed il cuore. Avevo voglia di piangere ma non potevo farlo. Non lì, non con lui davanti a me.

«Non sono affari tuoi» dissi. «Lascia il mio polso» scandii bene le parole.

E lentamente la sua presa si allentò, fino a lasciare definitivamente il mio polso.

«Rispondimi»

«Non ti devo rispondere, Evan. Non sono affari che ti riguardano»

Stavo iniziando ad arrabbiarmi.

«E se lo fossero?»

«Non lo sono! Non puoi venire qui e minacciare tutti i ragazzi che mi baciano. Ce l'ho già un fratello maggiore»

«Nolan non è buono come tu pensi»

«Okay. Possiamo terminare la conversazione ora?»

Sapevo di risultare scorbutica ed antipatica, ma quel periodo faceva davvero schifo. Ed era a causa sua.

«No!» ringhiò. «Non ti permetto di uscire con un idiota come lui!»

Scoppiai a ridere. «Tu non permetti a me di uscire con determinati ragazzi? Questa è buona Evan!»

«Sì, io» sbuffò, visibilmente nervoso.

«Tu non sei nessuno per dirmi con chi devo uscire e con chi no! Non sei Colton, non sei mio padre, smettila» dissi quelle parole con tanto odio in corpo.

«Sei proprio infantile, Hailey. Quando avrai intenzione di capire che gente come lui va evitata, allora forse potremmo essere d'accordo su qualcosa»

«Gente come lui o gente come te?»

Dopo quella mia domanda, mi lanciò un'occhiata disgustata, come se non mi riconoscesse. Girò i tacchi e mi lasciò lì, sulla porta dell'aula di spagnolo. Avevo senza alcun dubbio peggiorato le cose.

Quella giornata scolastica passò lentamente: tra pentimento, autocommiserazione e tristezza.
Possibile che tutta quel malumore fosse partito solo da uno stupido sogno?
Dovevo fare qualcosa! Dovevo reagire, ma non appena cercavo di oppormi a quel maledetto ricordo del sogno, ecco che mi tornavano in mente i suoi occhi: quelli di Evan.
Era assurdo come io fossi mentalmente incatenata a quel ragazzo.

Arrivai a casa e pranzai con mio fratello, ma in completo silenzio. Avevo bisogno di pace.
Pace e silenzio.
Non chiedevo molto.
Poi salii in camera mia per iniziare e compiti e sperare che anche quella giornata finisse al più presto.

E quando, dopo cena, mi misi sotto le coperte, ecco che iniziò il momento peggiore della giornata: la notte.
In quei giorni la notte la trascorrevo pensando, pensando e pensando. Pensavo ad Evan, a cosa avessi di sbagliato, a Nolan. Pensavo a tutto, ma allo stesso tempo a niente.
Poi ecco che mi arrivò un messaggio che mi fece tornare con i piedi per terra.

'Ehi Hailey, sono Nolan! Ho chiesto il tuo numero a Taylor perché voglio farti questa domanda da tutto il giorno, ma solo ora ho avuto il coraggio di scriverti. Ti va di uscire con me domani pomeriggio?'

Sorrisi istintivamente e gli risposi subito, dandogli una risposta positiva.
Nolan era carino, mi piaceva!
E poi, chissà che faccia avrebbe fatto Evan se ci avesse visto in giro. O meglio! Se ci avesse visto baciarci, un'altra volta.
Chiusi il cellulare e mi addormentai con il sorriso e la mente svuotata. Nolan, con un solo stupido messaggio, era stato in grado di migliorarmi la serata.

Il giorno dopo, a scuola, non appena vidi Evan, cambiai direzione. Per fortuna, però, incrociai gli occhi scuri di Nolan, così mi fermai per salutarlo.

«Ehi» sorrisi, tenendo il libro di chimica in mano.

«Ehi, bellissima»

Arrossii, anche se era solo un banale complimento.

«A che ora oggi?» chiesi.

«Alle tre al parco?»

«D'accordo, perfetto» sorrisi.

Aprì la bocca in un enorme sorriso e poi si avvicinò al mio viso, posando anche una mano sulla mia guancia.
Senza mai staccare gli occhi dai miei, si affrettò a precipitarsi sulle mie labbra. E fui felice, per un istante, mentre mi godevo il sapore delle sue labbra. Peccato che quell'istante venne interrotto quasi subito. E se non doveva rovinare Evan quel momento, allora chi?
Volevo ucciderlo.

~~~
Buongiorno! Evan ed Hailey continuano ad abere battibecchi, ma sinceramente trovo che siano carini quando litigano! Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Buon pranzo!

-Alessia

Tutta colpa di mio fratello | #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora