Casa.

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Aveva fatto atterrare il TARDIS e quasi rise quando vide dove era parcheggiato. Come se sapesse che quello era il suo posto personale. Forse lo sapeva.
Mentre camminava tra la neve verso un'angolino buio vicino ai bidoni della spazzatura lasciava che i suoi occhi godessero della vista di quei palazzi che, per tanto tempo, erano stati per lui la cosa più vicina a una casa. Riusciva quasi a sentire l'amore che, non poco tempo fa - o parecchio - lo aveva inebriato ogni volta che attraversava quel cortile.

Non sapeva bene che anno fosse, aveva scritto le coordinate a caso. Per il resto aveva fatto fare al TARDIS. Era sicuro fosse il passato e il Powell Estate ma non era certo del periodo storico o giorno specifico, anche se dalle luci appese che brillavano di colori allegri, presuppose fosse Natale, o giù di lì.

Per un secondo il Dottore si chiese se fosse a casa con sua madre o in giro con Mickey e i suoi amici poi sentì delle voci familiari e si acquattò di più nell'oscurità per non essere visto. Non poteva rivolgerle la parola o farsi vedere. Non poteva rischiare qualche cambiamento della linea temporale.

Le bastava vederla. Lei era stata la prima faccia a vedere quella faccia e per lui sarebbe stata anche l'ultima. Voleva che lo fosse.

«Ormai è tardi, è già mezzanotte. Mickey me ne dirà di tutti i colori per colpa tua!»

«Non è mia, è di Jimbo. Ha detto che ci avrebbe dato un passaggio e poi gli si è rotto l'asse della macchina, che posso farci?!»

«Perché non lo molli, mamma?»

«Senti chi parla, stai con un meccanico!»

Il Dottore, sentendo questo breve scambio tra le due donne, non poté fare a meno che sorridere divertito. Jackie e i suoi continui cambi di uomini, un po' mediocri se messi a confronto con l'uragano che era veramente e Rose, che come sempre, sapeva vedere oltre, che si arrabbiava con lei perché sapeva quanto meritasse veramente la madre. Le mancavano questi piccoli battibecchi ai quali si aggregava spesso molto volentieri.

«Sei ingiusta. Alla mia età mica posso avere più molta scelta»

«Ah, non dire così. Magari c'è qualcuno che ti aspetta.»

Puoi dirlo forte. Non poté fare a meno di pensare il Dottore.

Sorrise di nuovo nel vedere Rose accarezzare la spalla in modo caloroso a Jackie per poi spostarle dolcemente una ciocca di capelli dal viso. Quel gesto la mostrava più matura degli anni che portava. Perché lei era fatta così. Dal primo momento che l'aveva incontrata, Rose non poteva fare a meno di essere dolce, gentile e compassionevole con chiunque.
Nemmeno due minuti dopo aver conosciuto qualcuno che appariva in difficoltà lei era già lì, a trattarli come se fossero vecchi amici, Riusciva a far star meglio tutti. Le bastava una parola, un sorriso, uno sguardo o magari scherzava per pochi istanti, soprattutto nelle situazioni più gravose per far distrarre un po' i poveretti che incontravano durante i loro viaggi, che non sapevano gestire la tensione.

«Può darsi. Un giorno.»

La voce di Jackie si sforzava di essere speranzosa ma lui riusciva ad intuire che di speranze ormai quella donna ne aveva poche dentro di sé.

«Buon anno nuovo!»

Sentì di nuovo la voce di Jackie. Più allegra questa volta, con un sorriso che le incorniciava il viso e subito dopo quella di Rose che ricambiava gli auguri immergendo la madre in un caldo abbraccio.

«E non fare troppo tardi!» Disse Rose, alzando il dito indice severamente, come se fosse lei la madre.

«Prova a fermarmi!» Disse infine Jackie, allontanandosi e prendendo una direzione diversa dalla figlia.

Il Dottore spostò lo sguardo verso la bionda, che con passo svelto, si affrettava ad arrivare al portone di casa.

La osservo solo. Non ha bisogno di sapere che sono qui. Voglio solo vederla un'ultima volta.

Si ripeteva questo mantra in testa ma, prima che Rose riuscisse a varcare il portone, il Dottore sentì un bruciore alla mano e non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un gemito di dolore. Maledetta rigenerazione!

La ragazza si voltò sentendo il rumore arrivare da dietro di lei.

«Tutto bene, amico?»

«Sì!» sì affrettò a rispondere lui alzando gli occhi su di lei.

«Troppi brindisi?»

«Più o meno.» stava cercando di trattenere la rigenerazione più che poteva.

«Sarà ora di tornare a casa.»

«Già...»

Nel momento in cui Rose nominò quelle parole, lui non riuscì a fare a meno di pensare che era già a casa.

«Comunque, buon anno!»

Gli regalò un sorriso smagliante. Ed eccola lì, la sua gentilezza che regala anche ad uno sconosciuto nel buio apparentemente ubriaco.

«Anche a te!»

Rose si voltò ed era in procinto di tornare su suoi passi, quando il Dottore pensò che ormai le aveva parlato. Non gli costava nulla rubargli altri trenta secondi, giusto? Tanto per lei era solo un poveretto che aveva esagerato con i festeggiamenti. Pensò che se lo meritava. Solo altri trenta secondi con la sua Rose. E così parlò.

«In che anno siamo?»

Rose si voltò, non aspettandosi quella domanda e rise.

«Ehi, ma quanto hai bevuto?!»

«Beh...»

Il Dottore oscillò la testa per farle credere che aveva perso il conto già da un bel po'.

«2005. 1º gennaio.»

Rispose lei, con voce pacata, come se stesse parlando con un bambino che faceva fatica a capire i ragionamenti più complessi.

Nel sentire quella data, il Dottore raddrizzò tutto il corpo come se lo avessero informato di una notizia inaspettata. È in effetti era così.

«2005...»

Quella era la data. Oh, il TARDIS lo aveva fatto apposta. Lo aveva considerato un regalo, un omaggio per lui. Perché il TARDIS sapeva.

«Scommetto... che sarà un anno fantastico per te.»

Non poté trattenere l'emozione e il sorriso nella voce. Voleva farle sapere a tutti i costi che presto i suoi occhi si sarebbero illuminati di meraviglie da altri mondi, da altri tempi. Che sarebbe stata felice e che non sarebbe rimasta bloccata per sempre nella sua monotonia. Sarebbe diventata qualcosa di più perché lei era di più.

Vedeva che le sue parole avevano colpito nel segno. Da come gli rispose, da come i suoi occhi si allargarono di un'eccitazione che doveva ancora arrivare e da come, dopo che gli diede conferma, con un sorriso rassicurante, il suo si allargò di più, arrivando agli occhi, diventando più luminoso. Dalla voce, che salutandolo era più squillante e dalla corsa che era più allegra, più veloce.

E lui se ne stette lì, a guardare quella ragazza dai capelli biondi che da lì a poco avrebbe stravolto la vita di un uomo solitario e arrabbiato dagli occhi azzurri che arrivava da lontano con la sua cabina blu, il suo maglione e la sua giacca di pelle.

Fece un piccolo sospiro accompagnato da un paio di occhi più tristi mentre vedeva andare via Rose Tyler. La ragazza che lo rese un uomo migliore.
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Ciao a tutti! Eccomi con una nuova parte di questa "storia" che storia alla fine non è.
Chiedo scusa per gli errori, ma ogni volta che trovo ispirazione sono già passate le due di notte perciò...
Ovviamente ho ricontrollato e corretto ma può essermi sicuramente sfuggito qualcosa.
Infine, se vi va passate a leggere il primo capitolo di un'altra mia storia e come qui, fatemi sapere cosa ne pensate!

Deleted scene.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora