I won't let anything happen to you.

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Erano passati 5 giorni dal ritorno della gita. Octavia rimase per tutto il tragitto silenziosa, senza aprire bocca, se non per rispondere alle domande dei professori o di Connie e Lydia.
Lydia fortunatamente non si ricordava nulla dell'accaduto, crede che sia stato tutto un sogno, meglio cosi. Dean invece, continuava ad essere arrabbiato con Octavia, per essere stata troppo avventata e per non aver mantenuto la promessa fatta.

Aprii gli occhi e davanti a lei vide il soffitto bianco di camera sua.
Dentro, invece, per la quinta mattina di seguito, sentii solamente confusione, non provava neanche più a riaddormentarsi, sapeva che avrebbe nuovamente fatto lo stesso incubo.
Nella sua mente si riproducevano le immagini di quel uomo disperato per la perdita della sua amata e della bimba ricoperta di sangue.
Doveva significare qualcosa, quello strano sogno, e le strane parole di quell'essere, le stavano dando conferma.

Prese il cellulare sul suo comodino per leggere l'ora, anche se sapeva benissimo che ore erano, oramai erano giorni che si svegliava alle 7:00.
Si tolse le coperte di dosso e si alzò dal letto, facendo scricchiolare il pavimento di legno; sbuffò e lentamente, per non svegliare Sam o Dean, andò verso la porta.
Ma era impossibile sfuggire agli istinti di Sam, lo trovò in corridoio appoggiato al muro di fronte alla sua camera.

"Stai bene?" chiese subito.

Sembrava una domanda di routine.

Non aveva il coraggio di parlare, le brutte sensazioni si stavano impadronendo di lei.

"Octavia?" la riprendo Sam.

Incrociò il suo sguardo, e si tranquillizzò per riprendere poi controllo delle sue emozioni.

"Sto bene."
rispose con un tono secco, per poi scendere le scale.
Ed ecco che quella sensazione d'inquietudine prese il controllo. Forse si stava preoccupando troppo, ma più questa storia andava avanti e più si sentiva in trappola.
Prese un respiro profondo, facendo un conto alla rovescia mentale, per riprendere coraggio per poi dirigersi in cucina, dove trovó un Dean silenzioso che le lanciò una lunga occhiata inespressiva.

Ignorò la sua presenza, mentre prese la propria tazza e iniziò a versare un pó di caffè.

"Ascolta."
disse Dean continuando ad inchiodarla con lo sguardo, ma l'attenzione di Octavia era proiettata sulla propria tazza.
"Ti sto parlando."
"Ed io ti sto ascoltando." rispose gelida.
"Guarda che dovrei essere io quello arrabbiato, okay?"

Octavia finì di bere il caffè dalla tazza, e con un passo veloce esce dalla cucina ma viene subito fermata dalla presa di Dean.

"Octavia, sono serio."
"Ti ho salvato la vita!"
"Non è questo il punto!"
"Ah no?" si stacca dalla presa e ritorna sui suoi passi, per raggiungere le scale ma viene nuovamente fermata, questa volta dalle parole di Dean.
"Mi sono spaventato. Se ti sarebbe successo qualcosa..io...io..." le mani di Dean erano immobili sui fianchi, e la mascella rimase tesa. Aveva uno sguardo funesto, i suoi occhi verdi lampeggiavano minacciosi. Non l'aveva mai visto così prima d'ora.
"...non me lo sarei mai perdonato." aggiunse poco dopo, fissandola come se fosse apparsa solo in quel momento.

"Dean....scusami." Non poteva far a meno di abbracciarlo. Per cercare di calmarlo, non poteva fare altrimenti. Dean ricambiò l'abbraccio. Per lui, Octavia era come una sorella che non ha mai avuto. La sorella che ha sempre desiderato.
Si staccarono dall'abbraccio.

"Devo assolutamente mortalare questo momento!" disse improvvisamente Sam, che ha assistito alla scena, divertito.
"Fallo e ti spacco la testa!" rispose Dean, e scoppiarono tutte e tre a ridere, ma i pensieri di Octavia rimasero li stessi, come al solito fece finta di nulla.

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