Capitolo 33

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Sono davanti la porta di casa di Will. Ho la mano alzata pronta a suonare il campanello,ma la forza improvvisamente mi manca,dopo averlo visto cosa dovrei dire?
"Ehi Will so che tuo padre ti ha detto di non vedermi più e ti costringe a stare con lui"? No,così sono proprio diretto e non mi pare neanche il caso di parlarne proprio sotto il porticato di casa sua. Prima devo convincerlo a farmi entrare. Sbuffo, perché é così complicato!?.
Dai cespugli sento i sussurri dei miei amici che mi invitano ad entrare.
-ZITTI, HO CAPITO!-
A volte sono davvero strazianti. Suono il campanello. Aspiro l'aria e chiudo gli occhi,sento la porta aprirsi e li apro lentamente. Will davanti a me sembra essere prima sorpreso,poi felice e poi preoccupato,lo vedo agitarsi sullo stipite della porta e sussurarmi:
-Che ci fai qui?.-
Si guarda in giro.
-Volevo parlarti.-
-Non ti é bastato il discorso dell'altro giorno? Pensavo fosse abbastanza.-
-Will,smettila di agitarti,stai fermo e ascoltami.-
Lui si ferma e finalmente mi guarda dritto negli occhi. I suoi occhi azzurri sono più scuri,rossi e lucidi,poco prima ha pianto ne sono sicuro. Perché? Chi l'ha ferito?.
-Ti prego fammi entrare,parliamo in santa pace.-
Scuote la testa.
-facciamo una passeggiata invece.-
Prende il suo giubbotto di pelle,se lo infila ed esce fuori, velocemente usciamo dalla villa.
Una volta sul marciapiede iniziamo a camminare,lo osservo mentre muove le mani nervoso.
-Nico come...come stai?.-
Lo sapevo che gli importava di me.
-Bene,e tu?.-
-Non sono io quello ferito qui,sei tu,ti ho fatto male dicendoti quelle cose l'altro giorno, lo so.-
Lo fermo e lo costringo a guardarmi.
-ehi,secondo te sono così stupido? Non ho creduto neanche a una di quelle parole che hai detto. Ti conosco Solace,non mi faresti questo,il vecchio Will lo avrebbe fatto,ma non il mio Will.-
-Chi ti dice che io sia tuo?-
Dice con un piccolo sorriso.
-Lo sei,così come io sono tuo. Ci apparteniamo perché ci amiamo,non mi dire che non é vero. Adesso voglio sapere che succede. Raccontami tutto.-
All'improvviso il suo volto si scurisce e torna serio e ansioso. Ancora però non parla.
-c'entra tuo padre non é così?.-
Sbalanca gli occhi e prova a parlare ma lo interrompo.
-Pensavi non lo capissi?.-
-Non...come...si é tutta colpa sua. Mi ha minacciato. Ha scoperto della nostra relazione e ha detto che avere un figlio gay é inaccettabile. Ho tolto l'onore alla sua famiglia e mi ha detto che se non ti avessi lasciato,ti avrebbe fatto qualcosa. E conoscendolo qualcosa lo avrebbe fatto davvero.-
Sono scioccato. Come può un padre dire queste cose a suo figlio? Inaccettabile? Lo é lui,che schifo di persona...
-Quindi hai fatto questo per proteggermi?-
-Volevo dirti qualcosa che ti avrebbe fatto pensare che avevamo chiuso davvero,così mi avresti dimenticato e non avresti sofferto.-
Mi spiega.
-Non ce n'era il bisogno,saresti dovuto rimanere con me e insieme avremmo fatto qualcosa. Tuo padre non mi avrebbe toccato e si può sapere perché abiti con lui?.-
-Mi ha costretto anche a fare questo, per portare avanti la tradizione lavorativa di famiglia. Io volevo andare da mia mamma,per non fare soffrire te e me. Nonostante dovessi perdere il campionato e abbandonare i miei studi,ma sarei stato in grado di recuperare quello che casomai avrei lasciato qui,ne sono sicuro e tu,con una scusa ben elaborata,mi avresti dimenticato,e saresti stato meglio.-
Abbassa lo sguardo. Prendo il suo viso tra le mani e lo osservo accarezzandogli una guancia col pollice.
-Pensi davvero che sarei stato meglio senza di te? O che ti avessi potuto dimenticare?-
Chiedo. Inizialmente non mi risponde,sta lì fermo a osservarmi,sento fin da qui gli ingranaggi del suo cervello elaborare qualche idea, soluzione, riflettere al massimo.
I suoi occhi sono lucidi. Lo vedo tremare,credo che stia soffrendo così tanto,mi fa male vederlo così.
-io pensavo... credevo, che almeno tu ce l'avresti fatta. Hai superato di tutto insomma,sarebbe stato tanto complicato dimenticare uno schifo come me?.-
Tolgo la mia mano dalla sua guancia e lo guardo male.
-Solace! Tu non sei affatto uno schifo,sei il ragazzo più bello e dolce che io abbia mai visto,un pò bipolare anche, a volte ti trasformi in serio e incazzato in un secondo,ma questo tuo carattere forte mi ha sempre attirato, sei anche un'idiota,ma sei il mio idiota. Will tu sei l'unica persona che mi abbia reso felice dopo tanto tempo,come avrei mai potuto dimenticarti? Praticamente sei...sei la mia vita...davvero,non sto dicendo una di quelle frasi sdolcinate ad effetto,sono sincero. Pensaci bene,io prima di te che avevo? Assolutamente niente,una vita monotona e triste,ero solo, infelice, e con te? Ho iniziato a vivere davvero, ho iniziato a provare delle emozioni,solo al vederti sorridevo spontaneamente, stare con te era la cosa migliore che mi potesse capitare. Quindi Will,ti prego,non pensare di fare schifo, perché sei importante,speciale,non te ne andare senza di me,non mi abbandonare.-
Will mi stringe d'impulso a sé. Ci stringiamo in un abbraccio accogliente, caldo,lui sa di casa. Respiro dopo tanto tempo il suo profumo e sorrido sul suo petto. Il suo fiato sul mio collo mi fa venire i brividi.
-Scusa, non so come abbia potuto pensare una cosa del genere,a modo mio, volevo proteggerti...e comunque  ho provato a dire a mio padre che avrei voluto andare con la mamma poco fa,ma ovviamente non l'ha presa bene.-
Che odio. Quanto é stupido suo  padre? Come possa essere  una persona così cattiva mi risulta ancora difficile da comprendere.
-E per questo ti ha picchiato e hai pianto?.-
Scuote la testa negando.
-No! Non ho pianto.-
Will é troppo orgoglioso per ammettere di aver pianto. Peccato che io lo conosca e sappia la verità. Così gli sorrido.
-Lo so che hai pianto, si vede. Adesso però,basta. Non m'importa di tuo padre. Vuoi andare da tua madre? Vacci,non può impedirtelo,una volta arrivato da tua mamma sarà lei a pagarti la scuola e magari potrai aiutarla iniziando un lavoro part-time.-
-E se facesse qualcosa a me, a mia mamma?.-
-Troppo lontano per farlo -
Voglio incoraggiarlo,può risolversi la situazione,se riuscisse a raggiungere sua madre. Voglio che lui sia felice.
- E tu? Non voglio abbandonarti.-
Prima ho detto di voler andare con lui,ma sarà così facile? Starò qui? Lontano da lui? Ovviamente no, forse questa sarà la volta buona per poter stare con mio padre come una vera famiglia.
-Andrò anche io in Italia, d'altronde sono di lì. Tornare a Venezia non mi farà male. E finalmente conoscerò la mia matrigna e sua figlia,nonché mia sorella.-
Will ride.
-Non fare finta che ti piaccia,lo so che odi questa situazione.-
Mi prende per i fianchi e mi avvicina a se.
- Per te questo e altro.-
Avvolgo le mie braccia al suo collo.
-Ti amo Nico,mi sei mancato.-
Sorrido, e gli sussurro a un centimetro dalla sua bocca:
-Ti amo anche io.-
Ci baciamo, finalmente dopo tanto tempo. Le sue labbra mi erano mancate ,avevo bisogno di questo,mi era mancato così tanto. Dietro di noi Jason e Reyna esultano felici,mentre gli altri provano a zittirli. Dopo un minuto che sembra interminabile ci stacchiamo, sorrido mentre Will  guarda il cespuglio da cui provengono le loro voci senza capire cosa stia succedendo. Ci hanno seguiti fino a qui? Ma sono proprio pazzi.
-Ragazzi uscite.-
Mi ascoltano ed uno ad uno salutano Will. Gli spiego la situazione,dato che sembra davvero molto confuso. Lui sorride.
-Sono dei bravi amici.-
Leo annuisce fiero.
-Ci puoi scommettere. I migliori!.-
Gli altri ridono ma poi vedo Jason tornare serio all'improvviso. Cala il silenzio. E poi:
-Ma ci stai abbandonando Nico. Te ne vai a Venezia allora?.-
I sorrisi svaniscono.

Un raggio di luce in un cuore di tenebre {Solangelo}💛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora