Capitolo Uno

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Rotolo giù dal letto assonnata, sbadigliando. La voce di papà filtra attraverso l'aria assieme al profumino di caffè e torta fatta in casa. Molleggio su e giù sugli scalini di legno che portano al piano di sotto, cioè a cucina, salotto e stanza della musica.

- Sono sveglia - mugugno barcollando fino alla porta della cucina e poi al tavolo.

Scosto la sedia graffiata da segni di matite e pennarelli e mi siedo pesantemente, fissando pensosa la schiena nuda di mio padre. Ha sempre avuto la fissazione di andare a letto mezzo nudo, ma non mi dispiace. Mio padre ha un bel corpo, e quando avevo incubi da piccola strisciavo nel suo letto e mi appallottolavo al suo fianco, mentre tutte le irrazionali paure dei miei sogni sparivano a contatto con la sua pelle e la sua barba. Inutile dire che non lo faccio più da un sacco di tempo.

- Giorno, tesoro.

La voce graffiante e dolce di papà mi fa sorridere, mentre si volta e mi porge un piatto pieno di torta e fette di pane imburrate. Mi strizza l'occhio e si gira di nuovo per versare il caffè.

-Fatto conquiste ieri sera? - mi chiede canzonatorio.

Dopo la lunga ed estenuante conversazione -il famigerato discorsetto dei padri alle figlie adolescenti- non ho più problemi a parlargli della mia vita privata, e lui non ne ha con me.

- Uh, no - sbadiglio. Si siede davanti a me e appoggio la mano alla guancia, versandomi del latte nel caffè. Gli occhi azzurri di papà brillano.

- Niente niente? Ai miei tempi le chitarriste erano gettonate.

Rido, tagliando un pezzettino di torta e infilandomelo in bocca.

- Dopo l'esibizione sono scappata via con Joanne. Dovevamo appendere i volantini.
Clarisse Riordan. Chitarrista e cantante disponibile per esibizioni nei bar o altro. Chiamare al num. 347...

- Ah - sorride papà. - Devo supporre che ti rifarai stasera?

Faccio una smorfia. Non ho voglia di andare a letto con uno sconosciuto. Ultimamente non voglio nemmeno fermarmi a bere un bicchiere e ballare al pub, cosa molto strana.

- Clarisse, cosa c'è?

Come sempre papà ha intuito tutto. Sospiro, e lui impallidisce.

- Cazzo. Dimmi che non sei incinta.

- PAPÀ! - esclamo, arrossendo. Lui inarca un sopracciglio. - Dio mio, no!

Lui tira un sospiro sollevato, fissandomi penetrante.

- Allora cosa c'è?

Agito le gambe, a disagio. Le accavallo e le stendo, senza capire come mi sento più comoda.

- È che... non lo so. Non... Jo ha il ragazzo e sono insieme da un anno - dico passandomi una mano tra i capelli - e Chris e Anne stanno insieme da due... e io...

- Ti manca un ragazzo - conclude papà. Lo guardo mogia.

- È che sono così carini.

Lui sorride dolcemente, portandosi la tazza di caffè alle labbra.

- Già. Prima o poi arriverà, Clarisse...

In quel momento il mio cellulare vibra e lo prendo in mano. Aggrotto la fronte quando mi accorgo che il numero è sconosciuto, ma rimango a bocca aperta quando leggo il messaggio.
Ciao sono Ashton. Ho letto il tuo volantino e vorrei chiederti su quella cosa di suonare. Ti va se ci incontriamo così ti spiego tutto?

- SÌ! - urlo saltando in piedi. Scaglio il pugno in aria continuando a urlare sotto allo sguardo rassegnato di papà - l'avevo detto che ci sarei riuscita! Sì sì sì!

Corro a razzo su per le scale, ormai dimentica della colazione, e mi precipito a rispondere in camera.
Certo quando vuoi!

Il suo messaggio arriva mezzo minuto più tardi.
Tra un'ora all'Hard Rock Cafè in Roosevelt Street? Grazie mille per la disponibilità :) se vieni sarò con occhiali da sole, maglia blu e jeans.

Mando un OK di risposta sorridendo a più non posso.

In meno di cinque minuti mi sto catapultando fuori da casa con i miei inseparabili jeans attillati e blu, canotta bianca e stivaletti logori e una borsa nera a tracolla.
Arrivo, angelo penso felice.

Lucky Girl || Ashton Irwin || 5sos ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora