Capitolo Sette

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- Ashton! - trasalisco allo strillo che mi arriva dritto nelle orecchie. Stiamo cercando di farci strada verso l'entrata dell'albergo, a pochi metri da noi... eppure raggiungerla sembra un'impresa impossibile.

Siamo travolti da una massa di persone. Premono, spingono, sgomitano pur di arrivare fino ai ragazzi.

Mai trovata in una situazione simile. Ragazze che strillano, piangono, allungano le mani e si aggrappano ai vestiti.

Mio Dio. Vengo spinta dappertutto, fino a ritrovarmi un paio di metri pù indietro rispetto ai ragazzi. Vedo le loro teste svettare sulla folla urlante, con i bodyguards che li attorniano. Ma... ehi, dov'è Ashton?

- Clarisse!

Trasalisco quando vengo afferrata per il braccio e mi giro. Dietro di me, col suo sorriso strafottente e smagliante, c'è Ash. - Sapevo che ti saresti persa!

Sorrido, e mi afferra forte la mano, intrecciando le dita alle mie. Mi circonda le spalle con un braccio e a fatica riusciamo a tracinarci verso i ragazzi, che ormai sono arrivati. Le ragazze continuano a gridare il suo nome e Ash sorride, prende una penna e firma qualche foglio, saluta, ma sempre spingendomi in avanti, fendendo lentamente la folla.

Poi, grazie a Dio, entriamo nell'albergo e i bodyguards si preoccupano subito di chiudere le porte in vetro. Le grida eccitate delle fans si sentono anche dalla hall. Mi guardo attorno. È una grande stanza con due specie di sezioni per gli ospiti, con divanetti e cuscini colorati e due tv al plasma ataccate alle pareti color crema. Il bancone davanti a noi è in legno scuro, e dietro di esso c'è una ragaza carina, con i rasta legati sulla nuca e un bel sorriso. Ci avviciniamo.

- Piacere - dice lei. I ragazzi la salutano, e lei prende delle chiavi da un cassetto.

- Secondo piano, camera 209, 208 e 210. Due doppie e una singola... per te, immagino - ammicca ele sorrido mentre prendo la chiave. C'è un cordoncino in stoffa con ricamato su il numero 210.

- Grazie.

Ash mi precede verso gli ascensori, sciogliendo le nostre mani ancora intrecciate. Accorgendomene, arrossisco; ma divento ancora più rossa quando sento Michael sogghignare dietro di me.

In tasca il cellulare trilla, e mentre l'ascensore sale verso il nostro piano mi appoggio alla parete a specchio, in metallo, e lo tiro fuori. Sento distrattamente Calum parlottare e ridere con Luke, mentre Ash e Michael se ne stanno in silenzio, ciascuno al mio fianco. È Joanne.

Come va? Sei già impazzita? xx

Sbuffo divertita e digito una risposta veloce.

No fino ad ora sono stati calmi ;) è bellissimo, Jo, non hai idea di quanto sono eccitata!

Le porte dell'ascensore si aprono, rivelando un corridoio ampio, dalle pareti di un azzurro chiaro e mobili bianchi, con qualche quadro di paesaggi o fotografia di cantanti o attori appesi ogni pochi metri. Usciamo nel corridoio e seguo i ragazzi. A quanto hanno detto alla reception, i bagagli sono già nelle nostre stanze. Supero i quattro salutandoli con la mano e proseguo. La mia stanza è l'ultima, in fondo al corridoio, di fianco alla finestra che da su una strada affollata e trafficata. Infilo la chiave nella serratura e apro. Sgrano gli occhi. La camera è stupenda. È piccola, ma bellissima. Un letto a una piazza e mezza è al centro della stanza, con le lenzuola bianche e il telaio in legno dipinto di nero. Un picclo comodino squadrato è tra il letto e la parete, tinteggiata di un chiaro verde mela. Di fianco, a sinistra, c'è una grande finestra con pesanti tende blu. Il pavimento è in legno, e l'armadio è di fianco a me, grosso e dalle forme spigolose. La porta del bagno è bianca, ma decido di andare a curiosare dopo. Le mie valigie sono sistemate di fianco alla scrivania in vetro, mentre Jenny è appoggiata alla parete.

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