John si ritrovò improvvisamente di fronte a due realtà del tutto opposte: Philip avrebbe potuto rompere il soffitto con un semplice salto di gioia, lo guardava come se fosse un Santo arrivato a lui per salvargli la vita; poi c'era Greg, le braccia conserte e sul viso un'espressione tra il confuso e il contrariato. John si sentì immediatamente in colpa guardando l'amico. Non avrebbe cambiato idea, sentiva di star facendo la cosa giusta, ma non voleva che Greg si arrabbiasse. Cercò subito di spiegarsi, ma un eccessivamente emozionato Philip lo interruppe.
-Davvero? Cioè, mi stai dicendo che non dovrò più stare in stanza con lo psicopatico?- John alzò gli occhi al cielo, sia per l'insistenza di Philip che per quel soprannome che continuava a usare.
-Già, davvero, John?- il tono di voce usato da Greg era tagliente, John sentì ancora di più la necessità quasi vitale di spiegargli il perché della sua scelta.
-Sì, davvero.- confermò spazientito -Ora, scusa Philip, ma io e Greg dobbiamo parlare.- detto questo, prese l'amico per il braccio e lo portò in bagno, dove avrebbe potuto spiegarsi chiaramente. John non ebbe neanche il tempo di organizzare un discorso come si deve, magari uno in cui non avrebbe detto cose come "Sherlock mi piace", soprattutto perché oltre a essere un coming out, era una cosa che gli veniva istintivamente di dire ma che non aveva molto senso nemmeno per lui, che Greg cominciò a parlare seriamente arrabbiato.
-E meno male che ti sentivi fortunato a stare in stanza con me!- esclamò.
-Lo so, lo so, hai ragione a incazzarti ma lascia che ti spieghi.- fece una breve pausa per raccogliere le idee e lasciare il tempo a Greg di capire che un motivo c'era -Tu e Philip, in fin dei conti, siete amici o comunque ne hai altri a scuola con cui passare il tempo. Sherlock penso proprio non ne abbia nemmeno uno.-
-E non credi che ci sia un motivo?- John avrebbe potuto pensare a una risposta argomentata, spiegando che sì, quello che c'era nella sua camera metteva i brividi ma che, alla fine, per Sherlock era un hobby, ma le sue parole non inclusero niente di tutto questo e furono anche poche, ma bastarono.
-Il motivo è che questa scuola è piena di idioti.- lo disse con voce stanca, rassegnata, la voce di chi vorrebbe davvero non sapere di cosa sta parlando.
Greg a quel punto rimase in silenzio a guardarlo, cominciando davvero a valutare l'idea di uno scambio di stanze. Non poté fare a meno di notare quanto la situazione stesse a cuore a John e non poté nemmeno evitare di chiedersi il perché, ma doveva ammettere che il discorso dell'amico aveva senso: lui sarebbe stato bene con Philip, non quanto con John, ma comunque bene e fin dei conti, pensò, era giusto che anche Sherlock stesse con qualcuno molto meno del polo opposto come Philip. Non poteva dire che sarebbe stato facile, anzi, ma alla fine non era neanche una tragedia.
-Continuo ad avere qualche dubbio, ma okay.- il sorriso malamente nascosto di John lo convinse definitivamente che quella era la cosa giusta da fare.
***
John corse immediatamente a dare la notizia a Sherlock, che stava giusto uscendo dal laboratorio di chimica. Stava cominciando a intuire qualcosa sul carattere di Sherlock, seppur solo qualche dettaglio dell'immensa persona che era, quindi non si aspettava una reazione chissà quanto gioiosa. Infatti, Sherlock fece quello che ormai John capì avrebbe fatto sempre: lo squadrò da capo a piedi col suo sguardo indagatore, capì ciò che voleva capire e fece il sorrisetto che John, d'ora in poi, avrebbe ribattezzato come "il sorrisetto alla Sherlock", perché non era né di scherno né un ghigno né furbo, era semplicemente... Alla Sherlock. Il tutto accadde in pochi secondi e solo dopo il riccio diede una risposta che potesse ritenersi tale.
-Sei in anticipo, credevo che Lestrade sarebbe stato di circa tre minuti più inflessibile.- okay, forse non è era esattamente una risposta che potesse ritenersi tale, John neanche provò a decifrarla ma gli sembrò positiva e se la fece bastare.
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REMEDY || Johnlock (in pausa)
FanfictionJohn si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva. "Sono gay". Questo non doveva n...