Capitolo 13

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Get Sherlock.

Si era creato una stanza in cui poter osservare quella scritta. Vi aveva messo anche il cadavere.

L'assassino era di certo lo stesso che aveva ucciso Imogene Evans. La modalità era sempre quella, aveva sparato alla vittima attraverso una finestra aperta, da cui era poi entrato per scrivere quelle parole col sangue. 

Aveva ragione, era un serial killer. Non gli importava delle vittime. Il nuovo dettaglio, era il suo obbiettivo: Sherlock.

Andò nel corridoio. Era completamente sgombro, vi si potevano distinguere solo le molte porte. Mycroft gli aveva detto che col tempo sarebbe riuscito a renderlo più dettagliato.

-Sherlock, stai facendo preoccupare la mamma.- quando parli del diavolo. Lo ignorò fino a farlo sparire. Stava cercando qualcosa. 

Passava gli occhi da una porta all'altra, come se potesse leggere delle targhe che non c'erano. Ce n'era una che era solito ignorare, stava per passarvi avanti, ma si fermò. Girò il viso per guardarla.

-Non ti fa bene entrare qua dentro.- il fratello era poggiato sulla porta, come se potesse davvero bloccarlo fisicamente dall'aprirla. Continuò a ignorarlo ed entrò.


***


Erano ormai le sei e mezza di sera e Sherlock non era ancora tornato. John si era piantano all'ingresso di scuola già dalle sei. In realtà c'erano stati giorni in cui aveva fatto anche più tardi. Ma era sempre stato semplicemente Sherlock. Quello con cui aveva parlato quella mattina non era lo stesso. La differenza era davvero sottile e non si trattava semplicemente dei lividi. C'era proprio qualcosa che non andava.

Greg era rimasto con lui. Inizialmente non era poi così tanto ansioso, credeva che l'amico esagerasse. Ma più i minuti passavano, più l'insistenza di John aveva fatto salire la preoccupazione anche in lui.

-Hai idea di dove possa essere andato?- erano stati molto tempo in silenzio e John era profondamente immerso nei propri pensieri, la voce di Greg lo stordì per un secondo. Scosse la testa.

-Di sicuro a Londra. Ma stranamente oggi sembra non sia stato ucciso nessuno, quindi sarà in chissà quale posto che conosce lui.- tornò il silenzio. Passò altro tempo, ogni volta che passava un autobus o un taxi, a John tremavano gli occhi. Cominciò a camminare avanti e indietro, per fare qualcosa che non fosse prendere a pugni il muro. 

Poi arrivò una macchina nera. Una macchina che John conosceva. Quando vide uscirne solo Mycroft, deglutì a vuoto.

-John Watson?- John annuì -Salga in macchina.- il biondo si girò a guardare l'amico, che ricambiò e alzò le spalle.

-Perché?- lo sapeva il motivo, ma la diffidenza che provava verso Mycroft in quel momento si stava moltiplicando.

-Al momento a mio fratello potrebbe essere utile un... Rinforzo positivo.- quello che aveva detto e l'indifferenza con cui l'aveva detto, gli fecero aggrottare le sopracciglia. Mycroft, stufo di aspettare inutilmente, decise di mettere le cose in chiaro -Nostra madre lo chiama almeno una volta al giorno. Sa bene che deve rispondere, ma oggi non l'ha fatto.- John strinse i pugni, poi si decise a salire in macchina.

Era decisamente imbarazzato, gli sembrava di dover essere cauto anche con i respiri là dentro. L'auto era impeccabilmente pulita, completamente nera anche all'interno. Era talmente abbinata a Mycroft e lui vi si era seduto in modo talmente elegante e statico, da sembrarne un componente. A guardare l'autista, sembrava non avrebbe proferito parola neanche se in pericolo di vita. Dopo un po', finalmente John riuscì a dire qualcosa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 02, 2020 ⏰

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