John e Greg stavano tranquillamente studiando insieme, beandosi della tranquillità della loro camera, la luce del primo pomeriggio che si intrufolava dalla finestra, quando John fece un'osservazione apparentemente ovvia, ma che per lui meritava la giusta attenzione.
-Certo che siamo stati proprio fortunati.- Greg lo guardò confuso, visto che stavano facendo algebra e lui non era proprio sicuro di poterla ritenere una fortuna.
-Contento tu...- rispose, lanciando un'occhiata perplessa al libro pieno zeppo di formule che avrebbe tranquillamente accomunato al greco antico.
-Ma no, parlavo della stanza. Ti immagini come saremmo stati se ci avessero messi separati?-
-Oh Dio, non farmici pensare.- alla sola idea, il volto di Greg divenne il ritratto del terrore.
-Insomma, quante probabilità avevamo? Pochissime, e invece siamo capitati insieme. È stata una fortuna.- ripetè John sorridendo, sorriso ricambiato da Greg, che non avrebbe potuto essere più d'accordo.
Tornarono a studiare, un po' più motivati grazie a quel pensiero, quando la porta della stanza si aprì con un tonfo, facendoli sobbalzare e mostrando un Philip Anderson che aveva tutta l'aria di non aver dormito per almeno una settimana.
-Non lo reggo più!- esclamò, decisamente senza farsi capire.
-Sai, Phil, il dono della veggenza per ora mi manca. Di che stai parlando?- chiese Greg, già alzando gli occhi al cielo per la solita esagerata drammaticità del ragazzo. Era un loro amico, più suo che di John, ma a volte neanche lui riusciva tanto a sopportarlo.
-Di quello psicopatico di Holmes!- i due compagni di stanza continuarono a non capire.
-Sherlock Holmes, quello nuovo che mi hanno affibbiato!- John spalancò gli occhi. Sherlock. Dopo il primo giorno di scuola, l'aveva incrociato di nuove pochissime volte, tranne che alle lezioni di scienze. Da come le persone ne parlavano, non era la compagnia migliore che ci potesse essere, ma John continuava a sentire il bisogno di conoscerlo, di parlarci perlomeno una volta.
-È completamente pazzo, passa le giornate a fare esperimenti, la notte suona il violino e neanche ve lo dico cosa tiene nel minifrigo!- a John non potè che scappare un piccolo sorriso. L'idea di Philip che si ritrovava praticamente nel proprio inferno personale era esilarante.
-Oh per favore, che ci metterà mai? Pezzi di corpi umani?- il volto di Philip sbiancò all'improvviso, dando la risposta senza neanche muoversi. John e Greg si guardarono, non sapendo se avessero intuito la cosa giusta e, soprattutto, non volendolo.
Giusto il tempo di far passare qualche secondo che scoppiarono a ridere.-Andiamo, non puoi essere serio.- esclamò Greg, sperando che Philip fosse definitivamente impazzito.
-Ragazzi, non sono mai stato così serio, questo è da manicomio! Venite a vedere.- il ragazzo stava già andando, ma si fermò vedendo che gli altri due erano rimasti comodamente seduti.
-Phil, abbiamo davvero un sacco di compiti e...- provò a dire Greg, ma Philip lo interruppe subito con una faccia disperata-
-Vi prego! Solo cinque minuti!- era talmente infantile che temettero si potesse mettere a piangere pur di convincerli. Per evitare lo spiacevole spettacolo, non così improbabile come si potrebbe pensare, i due accettarono. Anche se, in realtà, John era stato convinto al solo sentire "Sherlock Holmes".
***
Arrivati nella "camera degli incubi di Philip Anderson", ciò che John e Greg videro furono solamente gli strumenti di un ragazzo appassionato della chimica e della musica. Niente cadaveri o robe simili.
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REMEDY || Johnlock (in pausa)
Hayran KurguJohn si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva. "Sono gay". Questo non doveva n...