Capitolo 7

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I palloni da calcio entravano in porta un tiro dopo l'altro. Sistematicamente si sollevavano da terra, attraversavano l'aria e andavano in rete. Ormai John aveva fatto più di un centinaio di tiri e sembrava non avere la minima intenzione di fermarsi. Non si era mai allenato tanto, specie per una partita di cui tutti sapevano già il risultato. La squadra avversaria era davvero scarsa, ogni anno non superava mai neanche il primo giro. Ma proprio per questo John non si sarebbe mai perdonato neanche il minimo errore, non davanti a Sherlock. Non sapeva neanche se si sarebbe presentato alla partita, ma l'eventualità bastava e avanzava.

Era da solo, non gli era mai capitato di stare in quel campo enorme senza anima viva ed era strano, grazie al clima umido e nebbieggiante di Londra era quasi inquietante. Girandosi a guardare la parte opposta del campo, non si riusciva a trovare l'altra rete. Degli spalti per il pubblico si vedeva solo la struttura, lo scheletro. La nebbia non permetteva neanche di accorgersi dell'arrivo di qualcuno, infatti John non vide la sagoma che lo stava raggiungendo e rischiò di prendersi un infarto quando quella gli parlò.

-Ian Evans è tornato a scuola!- la voce emozionata di Sherlock arrivò alle orecchie di John come può arrivare uno schiaffo su una guancia.

-Sherlock!- il più basso si girò verso l'altro premendosi una mano all'altezza del cuore, col timore che potesse balzargli fuori dal petto -Mi hai spaventato a morte!-

-No, tu sei vivo e vegeto. La madre di Ian è morta e io potrò finalmente chiedergli quel che mi serve.- aveva la stessa espressione che potrebbe avere un bambino che finalmente trova il modo migliore per rubare la marmellata, un'espressione teneramente infantile che andava decisamente in contrasto con quella frase cinica e più che poco empatica.

-Sono sicuro che la polizia abbia già fatto tutte le domande che servono.- Sherlock per poco non scoppiò a ridere.

-Ma per favore, è già tanto che abbiano interrogato il marito!- da quando conosceva Sherlock, John aveva imparato che effettivamente la polizia non era così affidabile come si potrebbe pensare, ma il livello di disprezzo da parte di Sherlock era irraggiungibile.

-Va bene Sherlock, ma, ti prego, non essere insensibile.- non ci sperava neanche troppo, ma almeno aveva tentato.

-È per questo che sono qui invece che a parlare con lui: ho bisogno della tua gentilezza.- e in quel momento John avrebbe preferito sbattere la testa contro un palo per cadere in coma.

-Non ci tengo particolarmente a farmi mandare a fanculo.- l'aveva detto senza pensarci, era certo che Sherlock avrebbe afferrato automaticamente cosa intendesse. Ma Sherlock era abituato a determinate cose, il suo cervello allenato aveva inserito quella frase nel mucchio voluminoso di critiche e insulti, non poteva capire che John non intendesse che lui stesso lo avrebbe mandato a fanculo perché il pensiero non poteva neanche attraversargli la mente. Il suo entusiasmo calò tutto d'un colpo, togliendogli quel qualcosa da bambino che aveva appena arrivato.

-Beh, era troppo bello per essere vero, immagino.- John, che fino a quel momento aveva continuato ad allenarsi, si girò verso l'altro, non arrivando subito a comprendere di che cosa stesse parlando, ma non poté chiederglielo, visto che Sherlock se ne stava già andando via.

-Hey ma...- John non riusciva a capire.

Ma si è offeso? Lui?

Sherlock non si offendeva mai. Spesso John vedeva ragazzi che gliene dicevano di tutti i colori e lui al massimo rispondeva a tono, tanto per non lasciare loro l'ultima parola. E comunque non c'era niente per cui potesse essere offeso, John aveva semplicemente parlato della probabile reazione di Ian.

REMEDY || Johnlock (in pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora