19.2

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POV Sulfus

Batteria scarica, ricaricare il dispositivo.

-Certo, come se adesso avessi voglia di alzarmi e mettere in carica questo maledetto computer. -

Per tutta risposta lo misi ai piedi del letto e lo lasciai lì, finchè non si fosse scaricato del tutto e spento da solo.

Mi stavo annoiando a morte, la febbre non mi dava pace, la gola aveva cominciato a bruciarmi e, cosa peggiore, non ricevevo messaggi da Raf da più di mezz'ora.

Senza neanche bussare, vidi mia madre entrare in camera con un piatto di brodo fumante.

-Tesoro ti ho portato il brodo. E non guardarmi con quella faccia disgustata! Stai male e devi mangiare qualcosa altrimenti non guarirai mai. -

-Mamma ti prego, non riesco neanche a parlare, figurati mangiare un brodo. Mi viene la nausea... -

-Non mi importa un bel niente della tua nausea, se tra dieci minuti non avrai svuotato quel piatto sarò costretta ad imboccarti con la forza come quando eri piccolo. -

Sbuffai di esasperazione portandomi le mani al volto per coprirlo.

-Ti prego mamma, tutto tranne quello! -

-Bene, allora sarò felice di tornare qui tra dieci minuti e trovare il piatto vuoto. - Non mi lasciò il tempo di ribattere che era già uscita fuori dalla stanza e aveva chiuso la porta.

Mi abbandonai sconfitto sui cuscini, lanciando un'occhiata disgustata al piatto di brodo. Non che non mi piacesse, soltanto che con la nausea anche un'insignificante brodo come quello era troppo da digerire.

Poi l'imboccarmi neanche per sogno! Certo, se fosse stata Raf a propormelo, sarei rimasto perennemente malato, ma purtroppo lei era su una macchina diretta verso Milano con suo cugino ed il professore e non mi rispondeva più ai messaggi. Non era abbastanza stupida da dimenticare di caricare il telefono prima di partire, quindi l'ipotesi che potesse essere scarico non rientrava neanche tra quelle plausibili. Certo, nell'ansia e nella foga del momento potrebbe aver dimenticato una cosa così stupida, ma conoscendola, sarebbe stata troppo in ansia per evitare un contatto con gli altri, per poter parlare, essere rassicurata e confortata.

Io stavo svolgendo il mio compito egregiamente, fino a che non ha smesso di rispondermi ed io sono rimasto qui a crogiolarmi nella mia disperazione, aumentata dagli sbalzi d'umore dovuti alla febbre.

Mi sento così inutile

L'influenza è micidiale per noi maschi. Mentre le donne tendono a sopportare meglio il dolore, noi maschi soffriamo anche con una scheggia di legno nel dito, figurati con trentasei di febbre come possiamo essere! Io che poi ho trentotto sto per diventare un caso clinico! Deliro come se non ci fosse un domani, soffro come un cane e mi viene da piangere perché mi sento abbandonato.

Odio la febbre, ma odio ancora di più il fatto che lei mi abbia abbandonato a me stesso e che non mi risponda più! Ma tra tutto, odio quel fottutissimo brodo!!

Mi misi seduto e, riluttante, allungai le braccia doloranti verso il piatto sul mio comodino. Contrariamente a quello che pensavo, fui subito contento di aver preso quel piatto bollente in mano. Il suo calore mi sciolse il ghiaccio delle dita tremanti e lo stesso effetto sono sicuro si sarebbe propagato in tutto il corpo man mano che lo avrei mangiato.

Alla prima cucchiaiata ignorai di essermi bruciato la lingua e mandai giu. Il percorso infuocato veniva tracciato centimetro dopo centimetro dal mio corpo, il quale cominciò a tremare di piacere a quel confortante calore.

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