26: Epilogo

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Sulfus


Neanche il tempo di far concludere il primo trillo che spensi immediatamente la sveglia. Quella notte non ero riuscito a prendere sonno. Ero rimasto, a parte quelle rare mezz'ore in cui cedevo alla stanchezza, tutta la notte disteso nel letto a guardare il soffitto, con Raf che dormiva beatamente tra le mie braccia. Non ero mai stato così in ansia per qualcosa, o per qualcuno. Non quella volta in cui rischiai di morire in mare. Non la notte prima del mio matrimonio. Alzai la mano sinistra e guardai la fede d'oro che portavo all'anulare. Sorrisi.

" Alla fine si tratta sempre di un matrimonio. Il più importante della mia vita. "

Sentì Raf al mio fianco emettere un leggero sospiro, per poi rigirarsi tra le mie braccia ed aprire i suoi occhi azzurri, sorridendomi.

-Buongiorno, amore. -

-Buongiorno, Angelo. - Richiuse gli occhi e si accoccolò sul mio petto, facendo le fusa come una gatta.

-La sveglia è già suonata? –

- Si. –

- Sei rimasto sveglio tutta la notte, non è così? –

- Si, di nuovo. – Si alzò sui gomiti e mise il volto parallelo al mio, un sorriso dolce le incurvava le labbra.

- Sai, anche io non faccio altro che pensarci. Credevo che questo giorno fosse lontano anni, invece eccolo qui! Se non fosse stato per la stanchezza dovuta ai preparativi ed alla menopausa, sarei rimasta sveglia insieme a te. – La baciai. Appena la sentì arrendersi, mi spostai e mi ritrovai disteso sopra di lei, continuando a baciarle le labbra, le guance, il mento, il collo.

- Ah... il mio dolcissimo Angelo di mezza età! -

- Sulfus! – mi alzai sui gomiti e la guardai ridere, una mano che mi accarezzava i capelli.

-Dobbiamo prepararci. –

- Si, dobbiamo prepararci, non possiamo assolutamente fare tardi! – detto questo sgusciò via dalle mie braccia e giù dal letto, prendendo l'intimo pulito accuratamente piegato su una sedia lì di fianco, e dirigendosi in bagno, lasciando la porta aperta. Un'abitudine che avevamo preso entrambi all'inizio della nostra convivenza. Io rimasi seduto sul letto qualche altro istante. Non riuscivo ancora a capacitarmi di ciò che sarebbe successo da lì a qualche ora. Spostai lo sguardo sull'altra sedia, dall'altra parte della stanza. Appeso all'armadio c'era il vestito di Raf, sulla sedia, disteso in modo che non avesse pieghe, il mio abito da cerimonia. Mi misi le mani in faccia e mi buttai di schiena sul letto, emettendo un rumoroso sospiro.

" Non riesco a credere che stia succedendo davvero. "




Parcheggiai di fronte il cancello del condominio. Per tutto il viaggio, Raf non aveva fatto altro che contorcersi le mani, parlare a macchinetta, e lanciarsi occhiate nello specchietto per vedere se fosse tutto a posto.

- Angelo calmati. Non sei tu quella che deve sposarsi. –

- E con questo? Non ho lo stesso diritto io di essere bella e presentabile? – mi stava lanciando sguardi di fuoco tanto era il suo nervosismo. Spensi la macchina, slacciai la cintura e mi girai verso di lei.

- Ma tu sei sempre bellissima. Non presentabile, certo, ma bellissima si. – mi allungai a darle un bacio e lei mi ripagò dandomi un pizzicotto sulla guancia.

- Grazie per la sincerità, maritino mio, ma si dia il caso che la madre della sposa deve essere altrettanto sistemata. Non posso andare in giro con un vestitino qualsiasi e i capelli tutti impicciati! –

- Ah, le donne ed i loro preparativi. Non vi capirò mai... -

- Sul serio, non so come tu ci riesca! Anche tu porti i capelli lunghi, ma non si sa perché, i tuoi rimangono sempre in ordine e perfetti. Quanto ti invidio! – Mi avvicinai di nuovo a lei, che aveva messo il broncio, e misi su il mio sorriso più accattivante, quello che le faceva girare la testa.

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