Mare di casa

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Evangeline aveva abbandonato la sua corona a favore di una famiglia che si era dimostrata all'altezza del ruolo che essa aveva ricoperto per due anni. Il nome della suddetta famiglia era Huis van Oranje-Nassau, erano una ricca e nobile famiglia di origine francese che aveva saputo convincerla e spingerla a fidarsi di loro tanto da abdicare in loro favore. Evangeline in due anni di regno aveva saputo risollevare l'economia del suo paese e migliorare i rapporti dello stato con i paesi confinanti. Gli abitanti erano letteralmente innamorati della loro regina e l'annuncio della sua rinuncia al trono aveva sollevato parecchie critiche e insoddisfazioni, che però erano state presto risolte dalla donna in questione con i dovuti modi.

Ora Evangeline era libera. I nuovi regnati le avevano fatto dono di un titolo nobiliare. Era diventata contessa. Lei la figlia bastarda della regina era diventata contessa, una donna di rango. Strano il modo in cui la vita si prende gioco delle persone stesse. Aveva comprato a poco, una vecchia nave mercantile, un po' malandata. Aveva impiegato circa due mesi per farla trainare fino in Spagna e un'ingente somma di denaro che, ad essere del tutto sinceri, sconfinava con l'osceno. Tuttavia ne era valsa la pena. Nella città di A Coruña nel nord-ovest della Spagna, una famiglia di falegnami la stava aiutando a sistemare quella che sarebbe diventata la sua nuova casa per chissà quanto tempo. La nave era enorme ed ella avrebbe dovuto trovare un nome degno per essa. Voleva che fosse un nome bello, risonante. Aveva deciso di farla verniciare totalmente di nero e anche le vele erano nere, cucite appositamente da delle sarte della città con del lino molto pregiato e resistente. Doveva assolutamente trovare un nome per la sua nave, mancava poco al termine della verniciatura e il nome sarebbe stato poi dipinto sulla poppa della nave stessa. Forse uno lo aveva trovato.
«Mia signora, la nave sta per essere terminata. Gli uomini chiedono se possono fare altro per voi.» Jorge era un uomo sulla cinquantina d'anni, bassino e tozzo, con una gamba in legno che aveva sempre un occhio di riguardo per ogni essere di sesso femminile. Trattava le donne con gentilezza, sempre, Evangeline non aveva mai incontrato nella sua strana vita un uomo così. Dopotutto egli era solo uno dei pochi rimasti in circolazione evidentemente.
«Muchas gracias Jorge. Non ho bisogno di null'altro.» Evangeline accompagnò la sua risposta con un sorriso, uno di quelli che ebbe il potere di far sorridere anche Jorge. L'uomo le fece un piccolo inchino, aveva scoperto chi era la donna pochi giorni dopo il suo arrivo, e si dileguò in mezzo alla folla che alla mattina era solita animare il porto della città spagnola. Evangeline si perse ad ammirare l'orizzonte, era struggente il modo in cui si potesse comprendere se stessi attraverso il cielo, lo aveva imparato in quei due mesi che erano appena passati. Aveva abbandonato momentaneamente gli abiti da uomo, se voleva essere invisibile in una nuova città era necessario che assomigliasse al resto della popolazione, quindi si era fatta confezionare degli abiti dalla sarta migliore della città. Nonostante questo però la sua bellezza riusciva sempre a distinguersi dal resto della popolazione. Oltre al suo aspetto fisico delicato e raffinato, ciò che la rendeva così singolare era il suo portamento, fiero e sicuro, il suo modo di atteggiarsi con gli altri, la sua indole, il suo spirito. Inoltre, Evangeline di recente soleva portare i capelli sciolti, acconciati solo in modo che le ciocche più corte di capelli non le ricadessero sul viso, donandole un aspetto più ribelle e accattivante, anche agli occhi dei più giovani.

«Buenos días señorita! Quiere tomar algo?» Un uomo le si avvicinò pericolosamente troppo e le chiese se voleva comprare qualcosa di ciò che egli nascondeva sotto la giacca. La donna vide che si trattava di orologi da taschino di ogni tipo e dimensione.
«Muchas gracias hombre, pero no quiero tomar nada.» Evangeline ringraziò sorridendo l'uomo, e disse che non voleva acquistare nulla. L'uomo rimase sorpreso dalla gentilezza con cui la donna gli rispose. Era abituato ad essere trattato in molti modi, ma mai nessuno si era rivolto a lui in quel modo così cortese. La cortesia di certo non era ciò che leggeva negli occhi degli uomini a cui chiedeva di comprare qualcosa. Quella donna però non era stata così.
«De dónde eres mujer?» L'uomo tornò alla carica, avvicinandosi alla contessa Stevenson, e le chiese di dove fosse. Benché Evangeline avesse imparato lo spagnolo quando era ancora a corte come regina, alcune sfumature nella lingua non poteva conoscerle, non era mai stata in Spagna prima di quel momento. Era evidente per chi era nato in Spagna, perché ciò faceva parte della cultura del Paese e nessuno poteva insegnarlo a parole in una lezione didattica.
«Como tú lo sabes que no soy de aquí?» Evangeline era rimasta sorpresa da quella domanda e chiese come l'uomo avesse capito che lei non era del posto o comunque non appartenente allo stato spagnolo.
«Tú idioma madre no es el español. Es claro!» Il ladruncolo alzò un sopracciglio e iniziò a dire delle parole in diverse lingue, che Evangeline riconobbe come italiano, francese e tedesco, olandese poi dopo queste parlò anche con la sua lingua madre, l'inglese ed ella sorrise annuendo.
«Oh quindi Milady voi siete inglese.» Evangeline sorrise ancora. L'inglese era la lingua che aveva imparato fin da bambina non essendo suo padre un olandese, ma un britannico, tuttavia Evangeline sapeva parlare anche l'olandese e il francese, oltre allo spagnolo.
«Ad essere sincera signore sono cresciuta in Olanda, ma la mia lingua madre è l'inglese.» Evangeline continuò a camminare diretta al porto, non voleva perdere un minuto. Quella mattina i lavori erano stati terminati e voleva ammirare la sua opera finita. Nel giro di una settimana sarebbe salpata per i Caraibi, ma le mancava ancora parte della sua ciurma e avrebbe dovuto provvedere quella sera stessa a trovarne una. Furfanti e bricconi le avevano narrato così tante storie sui Caraibi che le pareva di esserci stata davvero in quei luoghi paradisiaci. Era intenzionata a viaggiare e a godersi la vita per un po' ancora, non prima però di aver acquistato una proprietà in America, anche se questo le avrebbe richiesto parecchio tempo. Voleva stabilirsi in America, l'unico paese in cui poteva iniziare una nuova vita, senza essere giudicata e lo avrebbe fatto, anche se era solo una donna troppo vecchia per essere in età da marito e senza una dote che le avrebbe permesso di sposarsi. A quello tuttavia avrebbe potuto porre rimedio, le sue ricchezze dopo aver governato l'Olanda per due anni erano aumentate a dismisura e ora poteva affermare e vantare di possedere una certa stabilità economica. Voleva intraprendere anche degli scambi commerciali, sicura che sarebbero stati una fonte di introiti rilevante per le sue finanze. Non era certa che quello che stava facendo le sarebbe stato in un qualche modo utile o più semplice sarebbe stato sensato. Però ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sentire che poteva ancora essere utile a qualcosa, non solo a sentirsi dire quanto fosse graziosa o portata per governare una nazione. Voleva che le persone vedessero in lei anche la sua intelligenza, il suo carisma, le sue capacità. Forse era lei che stava sbagliando tutto. Le donne non dovevano avere pensieri di questo tipo, mai avrebbero dovuto averli.

«Milady! Siete arrivata.» Jorge le corse in contro sorridendole gioviale. Era un uomo estremamente solare per essere sempre al lavoro e non avere mai un minuto di tempo per sé.
«Hola Jorge! A che punto sono i lavori?» Evangeline si districò a fatica tra i vari banchi dei fruttivendoli che erano presenti sul molo, fece attenzione a non rovesciare nulla e alla fine giunse incolume di fronte a Jorge. Il suo abito però non poteva dire lo stesso. Inizialmente di un colore tendente al verde, ora l'orlo era di un color tendente al marroncino.
«I lavori sono terminati e sarei onorato di mostrarvi la vostra nuova nave Milady.» Evangeline, al cui seguito vi era ancora l'uomo degli orologi, avanzò verso Jorge, che la condusse a braccetto alla sua nave. Non poteva credere ai suoi occhi. Quello che le si palesava dinnanzi era un capolavoro, avrebbe voluto conservarla in quel modo per tutti gli anni e i secoli a venire. La nave, ancora ancorata sulla sabbia biancastra della costa spagnola, era esattamente come l'aveva immaginata. Era entusiasta e tutta la sua felicità trasparì dal suo sorriso e dalla stretta che diede alle mani di Jorge. Non stava più nella pelle, doveva salire sulla nave, toccare il legno levigato dei parapetti e il timone della nave nuovo di zecca, che nessuno aveva toccato prima.
«È perfetta, esattamente come l'avevo immaginata!» Salì di corsa sulla passerella, senza badare a nulla. Gli operai che erano ancora sulla nave e che stavano terminando le ultime cose, la guardarono e quando capirono chi era, si tolsero i cappelli e abbassarono appena il capo, dopotutto era una donna e il rispetto era tutto. La contessa Stevenson corse verso il timone, facendo scorrere le mani su tutto il parapetto, anche quando salì le scale. L'emozione era palpabile anche a una certa distanza. Non erano più necessarie parole, almeno per Evangeline.

Jorge osservò soddisfatto la contessa e non poté non sussurrare tra se una frase, che però raggiunse anche le orecchie dell'uomo accanto a lui. Lo stesso uomo che aveva seguito Evangeline per tutto il molo. L'uomo degli orologi da taschino.
«Così quella è regina d'Olanda?» Chiese dopo aver ascoltato le parole di Jorge. Egli infatti aveva detto che Evangeline era nata per splendere, proprio come aveva fatto in Olanda.
«Lo era. Ora è solo una contessa in cerca di qualcosa, credo.» Jorge smise di guardare Evangeline e si concentrò sull'uomo che era al suo fianco e che stava osservando attentamente la ragazza che era oggetto del loro discorso. Sembrava essere immersa in un altro mondo, come se stesse sognando ad occhi aperti.
«Come l'avete conosciuta?» Chiese curioso l'uomo degli orologi staccando lo sguardo dalla donna ancora ancorata al timone della nave.
«È stata lei a venire da me, mi ha trovato. È stata lei a trovare tutti.» Sogghignò Jorge alzando le spalle. Non c'era una spiegazione logica a ciò che era successo. Era accaduto e basta. A volte non serve capire il perché o il come, ma solo ringraziare di ciò che è capitato.
«Quindi è una sorta di piratessa? Una beniamina dei poveri e degli oppressi. Non capisco ancora a cosa le possa servire una nave del genere. È fuori dal comune.» L'uomo parlò più a se stesso che con Jorge, ma non smise neanche per un secondo di avere ammirazione nel tono della sua voce.
«Lei è fuori dal comune.» Rispose Jorge prima di raggiungere Evangeline sulla nave, lasciando l'uomo a riflettere su ciò che si erano appena detti. Tutto ciò che aveva visto con i suoi occhi, non era tipico, non poteva essere reale, perché andava contro la maggior parte delle abitudini e delle regole non scritte, ma reali che governavano la Spagna, ma anche tutto il mondo. Forse aveva ragione Jorge, quella donna era fuori dal comune, egli dopotutto lo aveva capito appena l'aveva vista. Era stata cortese e non maleducata bei suoi confronti, un qualcosa di impensabile e inimmaginabile per uno come lui che viveva la giornata senza pensare mai ad un futuro troppo lungo, non poteva. Niente era sicuro per uno come lui.

Evangeline aveva deciso. Una settimana e poi avrebbe detto addio al passato. Era giunto il momento di iniziare un nuovo capitolo della su vita e non avrebbe mai potuto farlo rimanendo in quel continente, doveva tornare dove era stata bene, anche se per poco tempo. Non aveva dimenticato nulla della sua vita prima di diventare una regina. Non aveva dimenticato nulla e nessuno e mai lo avrebbe fatto.


Spazio autrice:🚀
Ciao a tutte! 💖Chiedo scusa per il ritardo colossale, ma ora ho trovato un lavoro e mi assorbe tutte le energie, vi chiedo di capirmi e di perdonarmi se ci sono più errori del solito, non ho avuto il tempo di rileggerlo. Volevo anche dirvi che, appunto per ragioni pratiche, sposterò gli aggiornamenti al sabato una volta a settimana. Se e dico se riesco posterò più di un capitolo a settimana. Spero possiate capirmi e scusarmi. 😓Ad ogni modo non mancano molti capitoli alla fine, quindi la tortura sarà breve!🤞🏻⭐️

Un bacio e al prossimo capitolo.

Marta🌸

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