I 7 Mari

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Due mesi erano trascorsi. Due lunghissimi e meravigliosi mesi. Evangeline non si era mai sentita così viva in vita sua. Ogni giorno era un'avventura ed Evangeline grazie a questo era spensierata. Le ricchezze accumulate erano fuori dalla sua immaginazione. Aveva assaporato la vita di Panama e bevuto un goccio dell'essenza delle isole Barbados. Aveva nuotato nelle acque più cristalline che avesse mai visto e toccato con i suoi piedi la sabbia più bianca. In tutto questo tempo non aveva pensato minimamente alla sua vecchia vita o a cosa l'avrebbe aspettata nel caso abitasse ancora in Olanda, però aveva anche compreso una cosa. Non poteva più separarsi da Maximilian. Nom dopo notte precedente durante la quale era successo il misfatto.

Evangeline, accecata dal rum e anche dalla felicità per la sua nuova indipendenza, si era lasciata andare definitivamente. Era da poco passata l'ora della cena quando decise di voler tornare ad osservare l'oceano. Le onde del mare, qualunque esso fosse, avevano un potere su di lei, la tranquillizzavano. Si era quindi soffermata qualche minuto ad osservare il moto ondoso dell'acqua, pensando più del dovuto alla sua vita e a se. Stava facendo ciò che era giusto o stava scappando come una preda con la coda tra le gambe? Aveva spremuto così tanto la sua mente a riflettere su questo argomento, che ora al solo pensiero le salivano dei conati. Maximilian aveva seguito Evangeline con lo sguardo per tutta la serata, era ammaliato da lei, era inutile negarlo. Aveva capito però che in quel preciso momento qualcosa non andava. La sera prima erano approdati con le navi e l'ultimo carico prezioso, in un porto di una cittadina di mare poco conosciuta. La gente era ospitale e il clima era tiepido, ma ventoso. Era il posto ideale per chi ama i sette mari. Evangeline solitamente, quando non era tranquilla, aveva una strana espressione che le corrucciava il viso, formando una piccola ruga nel centro della sua fronte. Proprio grazie a quella ruga, Maximilian comprese che c'era qualcosa che la infastidiva. Più il tempo passava e più per Maximilian risultava difficile trattenersi. Quella donna era un diavolo tentatore, con quei fianchi, con quei capelli, con quel seno, con quel viso! Sarebbe sicuramente impazzito. Quando l'aveva conosciuta, avrebbe voluto con tutto in cuore farla scappare da casa sua a gambe levate. Gli era sembrata ala classica nobildonna, pronta ad accontentare tutto e tutti pur di ottenere un marito con una cospicua rendita annua. Eppure non poteva essersi sbagliato più di così. Evangeline era come sua madre e sua sorella. Erano donne che non potevano essere legate o sottomesse. Erano le donne del futuro, quelle donne che egli era sicuro un domani avrebbero fatto la storia. La società in cui era nato stava cambiando e nessuno poteva impedire questo cambiamento.

Ecco perché quella sera aveva deciso di cambiare a sua volta. Aveva deciso che sarebbe diventato anche lui un uomo che il futuro avrebbe ricordato, non per qualche impresa eroica o quant'altro, ma perché egli avrebbe fatto la differenza. Non voleva morire come tutti gli altri uomini prima di lui, voleva essere diverso, voleva comprendere ciò che era diverso. Solo così avrebbe potuto essere qualcuno con qualcosa di migliore rispetto a tutto il resto. Quando aveva deciso di seguire Evangeline non aveva di certo immaginato che l'avrebbe trovata in quello stato. Ella infatti aveva lasciato cadere sulle sue guance delle soffici lacrime. Probabilmente dovute al troppo pensare. Proprio in situazioni come queste è l'uomo che si approfitta della debolezza della donna. Tuttavia non questa volta.
«Che vi succede? Cosa vi turba?» La ragazza prese uno spavento a quell'intrusione inaspettata. Si portò istintivamente una mano sul petto, come per cercare di calmare i battiti feroci del suo cuore. Pareva essere un quadro quello agli occhi di Maximilian. Una donna dai lunghi capelli che le ricadevano in parte sul viso, con le guance rigate dalle lacrime, alle cui spalle faceva capolino uno degli ultimi raggi del sole, che sfidava le tenebre della notte, che tutto cela e tutto divora. La ragazza olandese prese un profondo respiro prima di rispondere alle domande che le erano state poste.
«Sono solo preoccupata. Temo di non poter abbandonare veramente il mio passato.» Lo sguardo di lei si era soffermato solo per qualche secondo negli occhi attenti di lui. Una sfida di sguardi, un discorso tra occhi.
«Potete farlo solo se lo volete davvero.» Maximilian si accostò a lei e si perse a sua volta ad ammirare lo spettacolo davanti ai loro occhi. Non avrebbe scambiato la sua vita per tutto l'oro del mondo.
«Oh non posso farlo, credetemi.» Forse era più semplice e facile continuare a negare e fingere di non potere, piuttosto che non volere.
«Avete abbandonato il vostro Paese, siete scappata dalle regole dell'alta società che vi erano state imposte, vi siete creata una vostra identità affrontando innumerevoli pericoli e problemi, avete affrontato criminali e assassini a testa alta e in tutto questo tempo non avete mai perso la vostra dignità e la vostra essenza. Credo proprio che voi possiate fare tutto ciò che desiderate. Dovete solo crederci, dovete solo credere in voi stessa.» Senz'altro era ammutolita di fronte a queste rivelazioni. Aveva appena avuto una conversazione profonda con Maximilian de Greye, per più di qualche minuto, senza contare i complimenti che le aveva fatto. Incredibile! Non poteva credere che la stimasse a tal punto. Inoltre si era sentita capita e accettata mentre parlava con lui. Nessun rimprovero, nessuna critica, nessun commento era uscito da quelle labbra. Quelle labbra così rosee, così carnose che sbocciavano in mezzo a quella ruvida e mascolina barba. Fu in quel preciso momento che Evangeline aveva deciso. Era a bocca aperta da qualche minuto e un'espressione sconcertata era dipinta sul suo dolce viso. Quando Maximilian si girò per osservarla, sorrise appena di fronte a quella reazione. Era un bel sorriso quello, uno di quelli che ti scalda il cuore e ti fa diventare felice a tua volta. Evangeline di slancio, si gettò tra le braccia dell'uomo di fronte a lei e lo baciò. Un semplice sfioramento di bocche che però celava gradi mai dette. Maximilian era stato preso in contropiede, non capitava spesso che una donna si lanciasse in quel modo tra le sue braccia, anche se molte erano le donne che apprezzavano le attenzioni che lui riservava loro. Sgranò gli occhi per la sorpresa, poi quando mise a fuoco ciò che lo circondava, avvolse le sue braccia attorno al corpo sinuoso di Evangeline. Finalmente, dopo tanti sforzi, quella fanciulla era ceduta al suo fascino. Assaporò lentamente la dolce tortura che quel semplice sfioramento di labbra stava creando, fino a quando decise che tutto questo non gli bastava più, voleva il brivido che solo quella donna era stata in grado di dargli. Portò le sue mani sotto le cosce della donna e se la prese in braccio. Evangeline sgranò gli occhi a quel contatto inaspettato. Certo che sapeva proprio solo correre quel cafone!
«Credo che forse dovremmo fermarci qui.» Si staccò a malincuore dalle labbra dell'uomo e, in un sospiro, diede voce ai suoi pensieri, cercando di mantenere la mente fredda, cosa impossibile in quel momento. Maximilian ancora con i sensi intorpiditi si staccò appena dal collo della ragazza. Ci mise qualche istante in più del dovuto per comprendere realmente ciò che la ragazza al suo fianco aveva detto.
«Cosa? Perché?» Ansimò rimettendola con i piedi a terra. Aveva per caso sbagliato tutto? Finalmente la donna si era lasciata andare e lui doveva rovinare tutto! D'altronde lo faceva sempre, tutti glielo dicevano.
«Non voglio affrettare nulla. Forse per voi non significherà nulla il contatto di questo tipo con un'altra persona, ma per me non è così.» Evangeline si appoggiò con la schiena al parapetto in legno della nave, studiando il viso del suo interlocutore, che al momento sembrava molto interessato alle assi di legno del pavimento della nave. L'aria scocciata e le sopracciglia inarcate di ella erano semplicemente incantevoli per Maximilian.
«Con voi nulla è scontato. Assecondo la vostra scelta signorina, siccome voi avete tutto il mio rispetto.» Maximilian diede un ultimo sfuggente bacio sulle labbra della ragazza prima di tornare sottocoperta, pronto ad elaborare un piano per il giorno seguente e sperando vivamente di non aver rovinato ciò che aveva appena costruito con Evangeline. Ella rimase con le dita sulle sue labbra, che avevano appena assaporato un altro bacio. Maximilian era un fuoco ardente, che la faceva diventare cenere.

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