Mare di Bering

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Non aveva fatto altro che rigirarsi su se stessa per tutta la durata della notte. Fortunatamente non aveva mai dovuto fare la ronda notturna, quindi normalmente dormiva fino alle prime luci dell'alba. Quella mattina però, il sole non era ancora sorto quando Evangeline decise di alzarsi e uscire dalla cabina, in ogni caso non sarebbe riuscita ad addormentarsi nuovamente. Quanto successo la sera precedente continuava a tormentarla. Giunse sul ponte della nave, notando in lontananza un uomo con una lanterna che sistemava alcune cime.

Dalla fretta che aveva avuto di uscire all'aria aperta, si era dimenticata di acconciarsi i capelli e fasciare il seno ora racchiuso dal corpetto e, per un istante pensò di nascondersi e sistemarli, poi però pensò a quanto era accaduto la sera precedente. Che le importava dopotutto? Mancava solo un giorno e sarebbero arrivati a destinazione, inoltre se qualcuno cercava di fare il furbo e allungare troppo le mani, lei era in grado di difendersi. Mentre era intenta a pensare a tutte queste cose, una luce giallastra le illuminò il volto. Era il sole che stava sorgendo. Evangeline si avvicinò al parapetto della nave e vi appoggiò le braccia, finalmente poteva rilassarsi. Sentiva il vento tra i capelli e finalmente, dopo tanti giorni, poteva fare un respiro profondo e assaporare l'odore del mare. Era così assuefatta da quel momento di pace, da non rendersi conto del tempo che era trascorso e della maggior parte della ciurma si era radunata dietro di lei che stava cercando di capire perché accidenti ci fosse una donna a bordo. Le loro domande trovarono risposta con l'arrivo del capitano de Greye qualche minuto dopo. Evangeline era così concentrata sul sole che stava sorgendo da non rendersi conto di tutto il resto che la circondava.

Maximilian non aveva chiuso occhio per tutta la notte. La sua mente ritornava sempre alla visione di quelle forme così femminili e così piene che aveva avuto l'onore di ammirare la sera precedente. Aveva assolutamente bisogno di attraccare a un porto e recarsi nel primo bordello disponibile, era di vitale importanza. Quando alzò lo sguardo, ancora assonnato, da terra, per poco non ebbe un mancamento. Cosa accidenti stava facendo quella femmina?
Studiò con maniacale lentezza ciò che i suoi occhi vedevano e non riuscì a trattenere l'impulso di avvicinarsi silenziosamente alla donna. Con un cenno del capo fece zittire i mormorii provenienti dal resto della ciurma, per poi fissare il primo in comando, che capì immediatamente l'antifona. Maximilian si fermò al fianco della ragazza e le posò un braccio intorno alla vita, assaporando con i suoi polpastrelli la morbidezza di quel corpo. Anche se nella sua mente non aveva per nulla immaginato una reazione di quel genere al suo gesto. Eppure un uomo come lui, con così tanta esperienza doveva saperlo, le donne sono sempre imprevedibili.

Evangeline era immersa nei suoi pensieri quando aveva sentito qualcosa, o meglio qualcuno, avvolgerle un braccio intorno alla vita. Era per caso un polpo? No, quello era il braccio di un uomo. In un istante di irrefrenabile rabbia, Evangeline diede una gomitata alla persona accanto a lei, senza neanche guardarla, per poi rubare agilmente la spada che teneva legata in vita e, girando su se stessa, protendersi verso colui che si era permesso di toccarla e afferrarlo per il colletto della camiciola.

Stranamente però, quando vide il viso stupefatto di Maximilian de Greye si stupì un poco. Perché lui l'aveva toccata? Dei mormorii e dei sospiri concitati riportarono alla realtà la mente di Evangeline. Maximilian era senza parole, era stupefatto, per tutti i diavoli, era esterrefatto! Non poteva credere ai suoi occhi.
«Oh santo cielo! Vi chiedo scusa Maximilian.» Evangeline si ricompose in fretta e riconsegnò al suo proprietario la spada. Maximilian però, non si mosse di un millimetro, rimase a fissare la ragazza. I lunghi capelli color pece, leggermente ondulati, la bocca carnosa e rossa un poco dischiusa, gli occhi limpidi e celesti, ora attraversati da una tempesta, le guance rosee dall'impeto di ciò che aveva appena compiuto. Maximilian aveva davanti ai suoi occhi una creatura rara e celestiale, o almeno questo era quanto la sua mente continuava a ripetergli. Non insulti per la sua sciocchezza, non rimproveri per essersi fatta scoprire, non urla di scherno. No, aveva per lei solo parole di conforto e di apprezzamento.

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