Mar Rosso

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Il cielo rosso illuminava l'acqua del mare, rendendola unica agli occhi di Evangeline. Era ormai il tramonto quando ella decise cosa fare. Il signor Gates l'aveva aiutata come promesso, ed ora possedeva una sua nave. L'aveva chiamata The Hunteress, la cacciatrice. Sembrava orecchiabile come nome, anche se probabilmente se ne sarebbe pentita molto presto. Fortunatamente non aveva incontrato da nessuna parte Maximilian de Greye; per fortuna perché probabilmente non sarebbe stata in grado di spiegare cosa stesse facendo tra le che di Tortuga, proprio a un uomo come lui, che aveva sempre avuto tutto, fin dall'infanzia, senza fatica e sforzi.

«Signorina Evangeline, se volete reclutare una ciurma, credo sia ora di andare. La taverna di Boo fa proprio al caso vostro!» Il signor Gates si era mostrato, nei confronti di Evangeline, molto più affabile di quanto aveva previsto e sperava vivamente che non nascondesse secondi fini, perché non avrebbe voluto ricredersi così in fretta proprio su di lui. Quando arrivarono alla taverna di Boo, il sole era già dietro le montagne dell'isola di Tortuga e la notte stava facendo capolino dall'oceano. Era uno spettacolo per gli occhi.
«Entrerò prima io e chiederò una stanza per fare un incontro con ogni candidato. Avete delle domande da porre agli uomini giusto?» Thomas Gates le porse la fatidica domanda a cui stava pensando da una buona mezz'ora.
«Vi ringrazio e si, ho alcune domande da porre a chi vorrà diventare parte della ciurma.» La ragazza annuì con il capo, prima di seguire all'interno della taverna l'uomo che l'aveva accompagnata. Arrivarono al bancone e Gates batté due volte il pugno su di esso, facendo comparire da sotto di questo una donna prosperosa tutta sorridente che non appena vide l'uomo davanti ai suoi occhi, divenne subito rossa sulle guance e si affrettò a sistemarsi i capelli.
«Buonasera signor Gates. Come posso aiutarvi?»
«Buonasera Julianne. Volevo chiedervi se potete affittarmi la stanza al piano di sopra. Un mio amico ha bisogno di avere un poco di spazio personale per conversare con alcune persone.» Evangeline, che era dietro le spalle di Thomas Gates, spuntò fuori e si fece vedere dalla donna, che però non commentò. La fissò per diversi istanti, ma non disse niente.
«Certo signor Gates. Vi lascio la chiave. Devo dire qualcosa agli altri ospiti e clienti della taverna?» Le sopracciglia aggrottate, in attesa di una risposta, ma comunque incorniciate da un viso solare di Julianne erano in contrapposizione con l'espressione seria e dura, per nulla propensa al dialogo, di Thomas Gates. Era un enigma.
«No, ci penserò io a questo. Grazie per la gentilezza e l'ospitalità Julianne.» L'ombra di un sorriso attraversò il viso dell'uomo accanto ad Evangeline, che però non appena notò gli occhi curiosi della giovane olandese su di sé, si affrettò a girarsi e ad incamminarsi verso le scale che portavano al piano superiore, così da fuggire al suo sguardo. Tuttavia la serata era appena iniziata e Evangeline aveva tempo per scoprire ancora tante cose.
«Un uomo difficile con cui avere a che fare, ma è una brava persona.» La voce di Julianne riportò l'attenzione di Evangeline su ciò che stava succedendo accanto a lei. Si riscosse velocemente dal mare che erano i suoi pensieri e si affrettò a rispondere. La donna di fronte a lei sembrava tremare dalla voglia di ricevere una risposta allettante sulla quale poter filare centinaia di pettegolezzi. In ogni parte del mondo, le donne erano sempre uguali, pensò Evangeline mentre si avvicinava al bancone. Si sporse verso la donna, come se stesse per dire un segreto di stato, la cui pena per la sua rivelazione sarebbe stata la morte.
«Non poi così difficile. Bisogna solo saper vedere le cose per il lato positivo.» A quelle parole la donna sorrise per poi annuire con enfasi.
«Tanta saggezza in un ragazzino così piccolo. Di dove siete ragazzo?» Per fortuna qualcuno pensava che lei fosse un ragazzo, poiché in caso contrario sarebbe stata davvero disperata.
«Sono della Virginia signora.» Aveva raccontato una mezza verità, dopotutto aveva abitato per più di un mese in Virginia e di certo, una volta terminata la sua avventura, non sarebbe tornata nella sua terra natia, quindi a quella sconosciuta poteva dire di essere della Virginia.
«E cosa vi porta qui a Tortuga?» Evangeline sgranò gli occhi a quella domanda. Perché lo voleva sapere? La donna sogghignò, forse soddisfatta di essere riuscita a mettere in difficoltà quel ragazzino mingherlino.
«Sono qui per realizzare i miei sogni signora. Ora se volete scusarmi, devo proprio andare. È stato un piacere poter fare la vostra conoscenza.» E fu in quel momento che Evangeline si tradì da sola. Probabilmente mossa dall'abitudine fece un piccolo inchino, un inchino femminile, come se in quel momento stesse indossando uno dei suoi magnifici abiti da sera, pomposi e ricolmi di stoffe pregiate. Purtroppo per lei però, ora era un ragazzo e avrebbe dovuto semplicemente piegare il busto un poco in avanti. La donna alzò un sopracciglio scettica. Cosa era appena successo? Penso Julianne, visibilmente confusa.

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