Oceano Indiano

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Era quasi l'alba ed ella non ne poteva più di stare a quel ballo. Non aveva mai capito il perché la nobiltà li amasse tanto, per lei erano solo uno spreco di denaro e di stoffe preziose, a meno che questi balli non fossero indetti per un valido motivo, come un imminente matrimonio o la nascita di un erede. Quelle potevano essere considerate delle valide motivazioni.

«Non vi state divertendo signorina Stevenson?» William le era stato accanto tutta la sera e, grazie al cielo, non aveva osato più del dovuto. Non sopportava proprio gli uomini che facevano di tutto pur di attirare l'attenzione di una donna, soprattutto se quella donna era lei. Se volevano davvero una donna seria, una di quelle con la D maiuscola, dovevano comportarsi da uomini e non da bambini. Dovevano dimostrare di meritarsi quella donna. Tuttavia il merito sembrava essere sparito dal vocabolario della nobiltà e non solo; esisteva solo ciò che si deve ottenere e ciò che si vuole ottenere. Il merito e tutti i saldi principi con cui suo padre l'aveva cresciuta erano svaniti scemando lentamente, insieme agli uomini veri e coraggiosi.

«Affatto Vostra Grazia. Sono solo stanca.» Si strinse un poco nelle spalle. L'aria fresca quella sera entrava da una delle tante finestre lasciate aperte e soffiava sul collo della ragazza, facendole anche svolazzare qualche ciocca di capelli. William osservò la donna accanto a lui per diversi istanti, domandandosi come potesse esistere una bellezza così pura. Di donne ne aveva viste tante, eppure quella che aveva di fronte a lui era di un livello superiore. Faceva sfigurare tutte le donne presenti a quel ballo, ad eccezione della sorella; anch'ella aveva preso la bellezza dalla duchessa. In tutto il salone, le uniche donne degne di essere ammirate erano la duchessina de Greye e la signorina Stevenson. In un qualche modo strano però, William non era attratto da lei. Si sentiva però in dovere di proteggerla, come se fosse sua sorella. Come se fosse sangue del suo sangue.
«Se volete andare a casa posso provvedere subito. Come desiderate!» Evangeline si stupì di così tanta gentilezza nei suoi confronti e capì che a William stava a cuore la sua salute o quanto meno il suo umore.
«Vi ringrazio Vostra Grazia, ma non voglio essere d'intralcio per voi o la vostra famiglia. Credo che ora andrò a prendere un po' d'aria.» Evangeline si limitò a concedere un sorriso, prima di uscire dal salone troppo pieno di damerini. Era scappata dall'Olanda proprio perché non voleva più essere il frutto della morte di una donna e della caduta dei reali olandesi, ma in quel momento si sentiva totalmente in gabbia. Non era lei quella persona che vedeva nel vetro della finestra, non lo era mai stata. Tutti i pizzi e i merletti non facevano per lei. Aveva passato la sua infanzia e parte della sua adolescenza vivendo come una semplice campagnola e quello, era stato il periodo più bello della sua vita. Senza regole ed oppressioni aveva imparato ciò che contava davvero nella vita e non se lo sarebbe fatta scivolare dalle mani in quel modo così sciocco.

Era fuggita per per essere se stessa e per essere libera, non si sarebbe di certo fatta sopraffare dalle comodità che le erano state offerte dal suo arrivo. Un mese era già passato, ed era ora di iniziare a scrivere il suo destino. Cosa amava di più? In passato se lo era chiesto parecchie volte, ma lo aveva capito solo quando era era scappata dalla sua patria. Ciò che più amava era il mare, quella brezza salmastra e salata che solo esso era capace di donarle. Senza contare il senso di libertà che si provava quando si stava aggrappati a una delle tante cime, cercando di sporgersi il più possibile per poter toccare il mare. Oh si, aveva deciso! Lei voleva andare in mare e in mare sarebbe andata. Le serviva solo una settimana per preparare tutto l'occorrente per un viaggio dalla durata ignota e poi sarebbe salpata. Aveva con se ancora qualche moneta d'oro che avrebbe potuto usare per avere una nave sua è una sua ciurma. Oh si, una ciurma!

Questi pensieri felici e di libertà donarono ad Evangeline un sorriso così spensierato che si dimenticò per qualche istante di essere ad un noioso ballo, fino a quando una voce a lei sconosciuta le si rivolse.
«Perdonate la mia insolenza, ma... La vostra bellezza è strabiliante Milady.» Era un uomo che non aveva mai visto prima. Era alto, molto alto e la sua corporatura era decisamente imponente. Aveva dei capelli corti e rossicci, mentre gli occhi erano così azzurri da potercisi specchiare dentro. Evangeline non sapeva che dire, poi cercò di ricomporsi e dimostrare di essere la dama che era.
«Vi ringrazio. Perdonatemi, ma non ricordo il vostro nome, voi siete?» Evangeline sorrise appena, cercando di mettere da parte per un instante i suoi sogni di libertà.
«Sono Philip Martín e sono più che sicuro che non vi ricordiate il mio nome, perché ho trovato solo ora il coraggio di presentarmi a voi.» Philip sorrise sincero, mostrando la dentatura perfettamente bianca. Evangeline era felice, ma al contempo frustrata.
«Però ora sono io a non sapere il vostro nome, voi siete?» Philip aveva usato le stesse parole che ella aveva usato qualche minuto prima. Evangeline non era sicura di volersi presentare, ma non poteva di certo essere scortese con un uomo che fino ad ora era stato così gentile nei suoi riguardi!
«Sono Evangeline Stevenson signore.» Fece un breve inchino per poi tornare a guardare l'uomo negli occhi. Egli stava per parlare nuovamente quando una voce interruppe ogni possibilità di conversazione.
«Ecco dov'eri finita mia cara! Vieni ci stanno aspettando.» Maximilian de Greye, imponente ed intimidatorio come sempre, stava avanzando verso di lei e aveva uno sguardo severo sul viso, nonostante cercasse di mostrarsi rilassato.
«Oh!» Evangeline per un momento rimase senza parole. Mia cara? Cosa stava succedendo? Ella infatti non sapeva che Maximilian la stava guardando da lontano da tutta la sera. Non sapeva neanche che egli aveva una voglia matta di prendere a pugni quel damerino da quattro soldi che le stava facendo la corte in quel modo vergognoso. Non sapeva proprio parlare ad una donna! Aveva aspettato il momento migliore per entrare in scena e, fortunatamente, era arrivato prima che fosse troppo tardi.
«Buonasera, voi siete?» Chiese Maximilian rivolto a Philip, il quale prima era sorpreso da quella intrusione e poi scocciato, quando il futuro duca di Greyehall portò il suo braccio intorno alla vita di Evangeline, per poi stringerla a se. Non sapeva neanche lui il perché lo avesse fatto, ma sentiva dentro di se un istinto di protezione per quella ragazza e non solo purtroppo, perché ne era attratto come mai prima in vita sua. In quel mese che la ragazza olandese aveva trascorso nella sua dimora, ella era cambiata a vista d'occhio. Il suo corpo, prima scarno e gracile, aveva assunto delle forme femminili a tutti gli effetti, rendendogli impossibile non pensarla come sarebbe senza nessuno strato di stoffa addosso e magari anche nel suo letto a riscaldargli le sue notti.

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