5. Quello che le abbiamo fatto

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«Sì, ma certo che ti credo.»

Tracey fece un sospiro di sollievo e corse ad abbracciarmi.

«Scusa, è solo che in questo periodo sono un po' così. Sono sempre nervosa, non mangio, non dormo, vedo nemici ovunque. Ma non dubiterei mai di te, come te non hai dubitato di me. So che non avresti mai fatto una cosa del genere e che tutto ciò che hai fatto l'hai fatto per aiutarmi. Senza di te, quella sera sarei stata persa. Mi hai letteralmente salvato la vita.»

«Tu avresti fatto lo stesso con me. È a questo che servono le amiche, no?»

Annuii e poi sciolsi l'abbraccio.
Dopodiché, mi voltai di nuovo verso il coltello da cuoco, alias l'arma del delitto. Non era posto neanche così tanto in vista, era nascosto da altri coltelli da cucina, eppure era saltato subito ai miei occhi. Forse dipendeva dal fatto che erano ancora nitide nella mia mente le immagini scioccanti legate a quello che era, apparentemente, un semplice e banale utensile da cucina. Ma chi non sapeva la storia dietro a quel coltello, come avrebbe potuto sospettare che si trattava dello stesso usato per uccidere Emily? In fondo come quello ce n'erano a milioni, tutti identici. Non che passassi molto tempo ad osservare i coltelli che avevo in casa, ma ero piuttosto sicura di averne uno simile, se non uguale, a quello.

«È pronto il tè» annunciò Tracey, la quale, mentre io ero impegnata a fare i miei soliti pensieri paranoici, nel frattempo aveva provveduto ad apparecchiare la tavola e a finire di preparare il tè.

Così presi un coltello qualsiasi dal portaposate e poi andai a sedermi a tavola, appoggiando il barattolo di marmellata sulla tovaglietta da colazione che aveva preparato Tracey. Presi una fetta di pane e cominciai a spalmarci sopra la marmellata, mentre nel frattempo le raccontavo cos'era successo a scuola e perché avevo deciso di andarmene.

«Che stronza. È soltanto una povera bulla, devi lasciarla stare, Megan» mi disse, a proposito di Olivia.

«Già, però nessuno ha detto niente. Credono a lei.»

«Be', cosa ti aspettavi? Che il ritorno a scuola sarebbe stato semplice e che sarebbero mancati i commenti offensivi di persone ignoranti e che non sanno farsi i fatti loro? Non li biasimo, in effetti. Saranno sicuramente spaventati, non sanno a cosa credere, quindi decidono di dare retta alla prima persona che dà una versione dei fatti che secondo loro sembra avere senso. Fregatene, Megan: tu sai di avere la coscienza a posto, e nessuno è tenuto ad avere una dimostrazione della tua innocenza. Anzi, in effetti sì: lo dimostrerai al giudice, ed è questo ciò che importa. Pensi che Olivia o chiunque altro potrà dire qualcosa contro la sentenza di un giudice di tribunale?»

In quel momento, smisi di mangiare il mio pane con la marmellata e mi chiesi cosa avessi fatto di così tanto bello per potermi meritare un'amica come Tracey. Era grandiosa, sapeva sempre cosa fare al momento giusto, cosa dire per risollevarmi il morale, darmi il sostegno di cui avevo bisogno.

A volte la invidiavo, in realtà. Aveva un'ottima mente, lucida e razionale e, anche nei momenti più critici, sapeva ragionare e trovare una soluzione sensata in poco tempo. Era una di quelle persone calme, che non perdevano mai le staffe ma che, anzi, faceva da collante del gruppo e cercava di mantenere le persone unite, di farle ragionare.

Io, al contrario, ero quel tipo di persona che non riusciva a tenere a freno le emozioni. Ero quella persona che, al minimo problema, entrava in crisi, smetteva di riflettere in modo sensato, urlava, piangeva e non era in grado di rimettersi in sesto se non con l'aiuto di qualcun altro. Io avevo sempre bisogno di qualcuno pronto ad ascoltarmi, a rassicurarmi e a risolvere i miei problemi al posto mio. Dovevo sempre dipendere da qualcuno, come una bambina. Lo odiavo. Odiavo l'idea di avere un carattere debole e di non riuscire a badare a me stessa.
Ero così debole da non essere riuscita ad affrontare una giornata da scuola da sola, senza Tracey pronta a rassicurarmi. Ero così debole da essere scoppiata a piangere davanti a tutti, quando invece avrei dovuto tirare fuori le unghie e difendermi da quelle accuse, senza aspettare che intervenisse Dylan.

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