22. Significa qualcosa?

197 11 4
                                    

Quel pomeriggio, passai come sempre dalla dottoressa Blackburn per il nostro appuntamento settimanale del lunedì, la quale mi riferì che aveva notato notevoli miglioramenti e progressi in me nell'ultima settimana, e che era ne era lieta.

Ne rimasi sorpresa, dal momento che ero praticamente rimasta sola. Dicevano sempre tutti che la cosa peggiore nella vita, per tutti, non solo per chi ha vissuto un trauma, era non avere nessuno attorno a cui appoggiarsi, eppure io avevo iniziato a migliorare solamente dopo aver fatto un po' di pulizia fra le persone che mi erano vicine. Forse dipendeva dal fatto che esse facevano parte di quegli elementi dannosi dei quali dovevo liberarmi, e ci ero riuscita. Era per questo che stavo cominciando a risalire.

Persino la dottoressa, come David, trovò ideale la mia intenzione di sostenere l'esame per la patente. «Ottimo, Megan. Iniziare a pianificare dei progetti futuri, specialmente se così determinanti nella tua vita - la patente nella vita di un adolescente è il primo passo verso l'indipendenza, vi fa sentire un po' più adulti - è un segno che sei sempre più pronta a ritornare sui tuoi passi e ristabilire il controllo sulla tua vita, Megan» mi spronò quindi.

Mi diede molti consigli, fra cui, cosa ancora più sorprendente, quello di approfondire la mia conoscenza con David. Lo sentiva spesso nominare durante le mie sedute, tanto che mi chiese se fra noi ci fosse qualcosa di più. «Oddio, insomma, no, direi di no...» risposi, seppur incerta. A quel punto iniziai a chiedermelo anch'io. C'erano molti suoi comportamenti che non mi spiegavo, ma mai prima di quel momento li avevo associati alla possibile esistenza di qualcosa di più. E neanche da parte mia sapevo cosa ci fosse. Del resto, avevo anche appena rotto con Dylan. «È solo il figlio del mio avvocato, dubito che... No, voglio dire, poi lui è più grande di me di un sacco di anni...»

«Di quanti?» domandò, interrompendomi. «Tu sei anche molto matura per la tua età, Megan. Sì, ovvio, tutta questa esperienza ha influito molto sulla tua crescita, ma in fondo credo che tu lo fossi già da prima.»

«Sei, all'incirca» risposi, dandole poi torto sull'altra parte del suo discorso: «Il fatto è che io sono ancora una ragazzina, mentre lui è un adulto, abbiamo mentalità diverse, non penso che...»

«E pensi che l'amore possa farci qualcosa, Megan? Colpisce chi vuole e non guarda in faccia nessuno.» A quell'affermazione, diventai paonazza, prima che tutto il calore andasse a depositarsi sulle mie guance. Mi sembrava prematuro parlare di amore. Mi sembrava prematuro parlare persino di semplice interesse!

Fortunatamente, la dottoressa Blackburn colse il mio crescente imbarazzo (a cosa sarà stato dovuto? Se in fondo ero sicura che fra me e David non ci fosse niente di più, perché mai avrei dovuto sentirmi in imbarazzo?) e cambiò discorso, concentrandosi sull'udienza. «Io credo che tu sia pronta, Megan. Puoi farcela» disse.

«Quindi pensa che potrò deporre entro la fine dell'udienza?» chiesi speranzosa.

«Lo spero vivamente. Il problema ora non risiede più nel valutare la tua sanità mentale, che abbiamo appurato come perfetta, ma le tempistiche: non sappiamo se l'udienza verrà rinviata una terza volta o se quella di venerdì sarà anche quella in cui la giuria prenderà la decisione definitiva. Ma il tuo avvocato è in gamba, Megan, sono certa che sarà in grado di prolungare ancora i tempi e darti la possibilità di deporre» rispose, prima che iniziassi a prepararmi per tornare a casa dopo la conclusione della seduta.

•••

L'ansia per le verifiche in confronto non era nulla. Non avevo mai avuto problemi in nessuna materia a scuola, ma l'ansia era in grado, ogni giorno, di ribaltare la situazione e farmi dimenticare concetti che avevo ripetuto fino allo sfinimento e che credevo immagazzinati in modo permanente nel mio cervello, rischiando così di farmi fallire le prove.

Cause it's rightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora