11. New Orleans

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«Udienza preliminare? E in che cosa consiste?»

«Be', stando a quanto ho letto, è una sorta di processo più breve in cui verrà stabilito se il crimine di cui sono accusata sussiste. Se ci saranno sufficienti prove o argomentazioni a mio carico, allora si passerà a un processo vero e proprio.» La mia voce appariva ferma, quasi atona, non lasciava intravedere quanto, al contrario, mi sentissi terrorizzata e perennemente agitata.

«E quali prove hanno finora? Le loro sono solo congetture. Stai tranquilla, Meg, andrà tutto bene» disse, sedendosi di fianco a me sul letto e poggiandomi una mano sulla spalla.

«Per te è semplice dirmi di stare tranquilla, non sei te a essere stata accusata di omicidio e a doverti presentare davanti a un giudice fra due settimane!» esclamai sconsolata, portandomi le ginocchia al petto e indietreggiando fino ad appoggiarmi con la schiena alla testiera del letto.

Inoltre, informandomi avevo scoperto che anche un'accusa basata solamente su prove indiziarie, ossia prove che suggerivano qualcosa ma non la dimostravano direttamente, poteva portare a una sentenza di condanna. Perciò, sebbene fossi innocente, non ero sicura che sarei riuscita a scamparla tanto facilmente.

«Comunque sia, parliamo d'altro! Per esempio... il figlio del tuo avvocato.»

Inarcai le sopracciglia. «Cioè? Cosa ci sarebbe da dire su di lui?»

Tracey roteò gli occhi. «Intanto avresti potuto dirmi che è un figo pazzesco! L'hai già cercato su Instagram?» domandò e io scossi la testa: «Perché dovrebbe interessarmi?».

«Perché è tremendamente sexy e affascinante, non so, ha quel carisma, e poi lo sguardo, unito a quello smoking... insomma, ci ho parlato solo due minuti, eppure...»

«Sì, lo so,» la interruppi «ha preso dal padre. Anzi, no, è più fastidioso del padre. E anche egocentrico. Comunque sia, non pensi che sarebbe strano se iniziassi a seguire il figlio del mio avvocato su Instagram?».

Come se già non mi reputasse una pazza, pensai.

«Non ho detto che tu debba seguirlo. Solo che dovresti andare a curiosare un po' nel suo profilo. Va bene, se tu non vuoi, lo faccio io. David, giusto? Come fa di cognome?» chiese.

Alzai gli occhi al cielo: «Non te lo dico».

«Vuoi vedere che lo trovo comunque?» disse guardandomi con aria di sfida. Tracey si mise a digitare ossessivamente sulla tastiera del suo cellulare e, neanche mezzo minuto dopo, esclamò: «Eccolo! L'ho trovato, @Finnston96_official».

Come diamine ci era riuscita?

Rimasi a bocca aperta per lo stupore, prima di ricompormi. «Official? Te l'ho detto, è pieno di sé.»

«Quindi non sei curiosa di vedere?»

Bastarono quelle semplici parole affinché mi avvicinassi a lei per poter guardare le foto dal suo cellulare. Non erano molte, all'incirca una quindicina. Non sembrava un tipo molto attivo sui social, tanto che l'ultima foto pubblicata risaliva al 2014.

Strappai il cellulare dalle mani di Tracey per poter ingrandire la foto e analizzarla meglio. Era in compagnia di una ragazza, con gli occhi castani e i capelli, leggermente mossi e ondulati, le arrivavano alle spalle. Entrambi indossavano la toga e il tocco, di colore verde scuro, mentre i risvolti all'interno erano bianchi, i due colori della mia scuola. David, all'epoca un diciottenne appena diplomato non era cambiato molto: il taglio di capelli era pressoché lo stesso, l'unica differenza era che non aveva la barba, e questo lo faceva sembrare molto più piccolo, a momenti sembrava quasi avesse la mia età. La ragazza in foto sorrideva guardando l'obiettivo fotografico davanti a lei, mentre David le dava un bacio sulla guancia, tenendo un braccio avvolto attorno alle sue spalle.
La descrizione alla foto diceva solamente: "Indispensabile".

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