...Siamo Qui noi soli
Come ogni sera
Ma tu sei più triste
E io lo so perché
So che tu vuoi dirmi
Che non sei felice
Che io sto cambiando
E tu mi vuoi lasciare
Io che non vivo più di un'ora senza te
Come posso stare una vita senza te
Sei mia,
Sei mia,
mai niente lo sai
Separarci un giorno potrà...
Manuel sbuffò e stoppò la canzone. «Inutile, possiamo solo concordar sul fatto che non saremo mai d'accordo! Non mi convincerai che la versione italiana sia l'originale.»
«Quella in inglese è decisamente migliore!» Marco si finse irritato. «In italiano stranamente è... un atto di possessione dichiarato... SEI MIA.»
Manuel rise, adorava quei momenti di delirante svago che da anni condividevano. «Beh l'amore è un po' un atto di possessione non trovi?» Chiese con aria riflessiva.
«No, non sono d'accordo! Troppe volte sacrifichiamo parti di noi senza pensare al senso di vuoto che esse lasceranno. Come questo alla lunga contaminerà e guasterà ogni cosa. Quella sensazione di disagio dilagherà facendo marcire tutto attorno a sé, finché non ci guarderemo attorno provando rabbia e disgusto, anche verso quello che credevamo di amare più di ogni cosa.... O forse semplicemente non lo amavano abbastanza da donargli tutto... Dopotutto è difficile far coesistere l'amore per noi stessi con quello che potremmo provare per un compagno, e il senso di sacrificio che alle volte ci viene richiesto. Talvolta ci innamoriamo di un'idea che abbiamo di qualcun altro. Quando poi ci scontriamo con la realtà, quel sentimento svanisce perché privo di consistenza...» Marco si interruppe, perché l'amico lo stava fissando incredulo.
«Non ho parole» disse divertito. «L'astinenza ti sta rendendo una persona straordinariamente profonda... dovrei provare anche io prima o poi.»
Il calciatore sbuffò. «Ma cosa vaneggi? Astinenza da cosa poi?»
«Ehi non fare il furbo con me.» Rispose Manuel, con aria ammiccante. «So che non frequenti più Axells da almeno sei mesi... all'incirca da quando un certo folletto è riapparso nella tua vita. Hai presente? Denti appuntiti? Abiti stravaganti? Si trucca spesso? E cosa più importante, è sposato con un'altra persona! Axells era la sola speranza che avevi di non arrivare illibato nella tomba... Seriamente, quella sera quando mi hai detto che tu e lui non avete consumato. Che avete soltanto avuto lunghissimi preliminari. Che lo hai persino chiamato J, mentre lui... e che per questo sei andato in bianco... non ci volevo credere!»
Marco divenne rosso fino alle punte delle orecchie e si maledì per avergli confessato il suo segreto. «Comunque io e Axells non abbiamo smesso di frequentarci... Sono o non sono il suo batterista» borbottò.
Manuel alzò gli occhi al cielo. «Non è a questo che mi riferisco e lo sai bene, zucca vuota.»
La verità era un'altra! Marco si era accorto di non essere davvero interessato a nessun altro.
Forse aveva un problema se riusciva a desiderare una sola persona. Non gli uomini, non le donne... Nessun altro... solo lui...
Ma J non era un oggetto e non lo avrebbe ingabbiato nei propri desideri. Anche perché al di sopra di tutto voleva vederlo felice. Ma era dannatamente difficile vederlo assieme a un altro.
«Ehi, a te non farebbe male cambiare un po' lo sai? L'oceano è pieno di pesci e tu vai a caccia di animali mitologici e inesistenti... Hai bisogno di rivedere le tue priorità.»
Marco gli lanciò una ciabatta e accese la televisione. Poco dopo i discorsi ponderati e saggi erano un ricordo lontano sostituiti da frasi stupide, volutamente insensate. Era quello che Marco desiderava, tutto pur di distogliere l'attenzione dall'imminente partita... e da J.
Essere la squadra detentrice dello scudetto alle volte era un gravoso e insostenibile peso. Pareva fosse d'obbligo che giocassero al meglio ogni singola partita. La tensione era quasi sempre palpabile.
Manuel spense lo schermo e si sedette sul bordo del letto, Marco sollevò lo sguardo sull'amico incuriosito dal suo improvviso cambio d'espressione e temendo una nuova predica sul carpe diem.
«Devo chiederti una cosa davvero importante» esordì Manuel, improvvisamente serio. «Vorrei che tu mi ascoltassi senza angustiarti per un certo pattinatore per un momento.»
Marco si raddrizzò sul bordo del letto e annuì, adesso l'amico aveva tutta la sua attenzione.
«Avrai notato che io e Sabrina abbiamo legato molto...» iniziò Manuel con voce incerta.
Marco sorrise divertito, notarlo? Come avrebbe potuto non notarlo? Era la prima relazione del compagno di squadra che era durata più dei suoi 90 minuti canonici di partita.
«Pensavamo di sposarci finito il campionato e vorrei che tu fossi il mio testimone di nozze, assieme a Violet» concluse Manuel dopo aver preso fiato.
Marco sbatté le palpebre incredulo. Davvero lo aveva detto? Sposarsi? Veramente? Non aveva mai pensato al matrimonio, anzi non aveva mai pensato ai rapporti di coppia in generale... Iniziava a credere di essere un'anomala creatura, nessuno riusciva a smuovere il suo interesse... a parte...
Ma non voleva pensare a sé, in quel momento doveva gioire con l'amico che lo aveva scelto per testimoniare alla sua scelta.
«Ehi scimmione, ti sei accorto di non avermi ancora risposto?» Esclamò Manuel. «Riesci a non addormentarti mentre cerco di farti un discorso serio? Allora? Accetti l'onere?»
«Sarà un onore, non un onere! Certo che accetto.»
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L'Amore Comunque - the sound of silence
Lãng mạnTrovarsi perdersi e rincontrarsi. Marco e J amici per tanto tempo ma per poco tempo. Costruiscono le loro carriere sportive rincorrendosi senza mai afferrarsi. Cosa impedisce a Marco di afferrare il folletto J? Cosa spinge J a lasciarsi intrappolare...