16 - Angel on the Morning

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Quando Mickey si presentò alla loro porta, Marco era già stato messo a conoscenza della situazione e provveduto a rimproverare Axells. Aveva sempre trovato alquanto stupida la sua gelosia nei confronti di J.
Si era sempre posto in modo molto fraterno nei suoi confronti, lo vedeva alla stregua del suo vero fratello minore. Lo consigliava, lo sosteneva, era anche la persona con cui preferiva confidarsi. Alle volte più che con Marco e al calciatore non dava fastidio. Era lieto che J avesse più persone a cui appoggiarsi.
Il gruppo che incontrava lungo i tour estivi, la sua famiglia, le sue amiche con cui usciva alle volte quando era impegnato con le prove. Insomma aveva una sua vita, svincolata da Marco ed era giusto così.
Non aveva chiesto nemmeno dove il cantante si fosse rintanato, forse da Azul e Jeg, ma se così non fosse stato non gli importava. Era suo amico, tuttavia non poteva fargli passare franca il fatto che si fosse comportato da vero idiota con Mickey.
Il giovane pattinatore passava intere ore dopo l'allenamento fissando punti nel vuoto, immerso nei propri pensieri.
Come poteva non aver tenuto conto della sua spiccata sensibilità?
Mickey rimase a dormire da loro per qualche giorno e Marco e J non ebbero modo di riprendere il discorso da dove lo avevano lasciato.
Erano riusciti a ritagliare pochi momenti solo per loro.
Una volta, J si era infilato nello sgabuzzino premendo Marco contro le giacche, per un lungo bacio appassionato, sussurrandogli «Grazie di essere così...» prima di tornare in camera dall'amico.


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A Marco stava bene che J si dedicasse all'amico in quel momento difficile, come Mickey aveva fatto con lui nel momento subito prima il divorzio. Non per questo però il calciatore sentiva meno un'insostenibile energia repressa.
Arrivò a spezzare ben tre paia di bacchette una sera alle prove, e Jeg dovette accompagnarlo a prendere una boccata d'aria.
«Non dovresti essere così duro con Axells, ha i suoi demoni, come tutti... Soffre esattamente come il tuo amico. E non scordarti, che è tuo amico anche lui! E che ti è molto legato...» lo rimbeccò atono il bassista.
«Non è per lui. È che sono... frustrato. Sono in stato di perenne eccitazione... Non ce la faccio più... Non puoi sapere quando hai bisogno di qualcosa, finché non arrivi quasi ad afferrarla, per poi fartela sfuggire dalle dita...» esclamò il calciatore in un sbuffo. «Davvero non sono un assatanato... Non credo... ma voglio toccarlo... voglio stringerlo... Ho bisogno di... sentirlo fremere sotto di me. Non sono stufo dei baci, però anche quelli sono centellinati e quando li ottengo mi sembra di divorarlo. Mi fissa a bocca aperta e non riesco mai a capire se la sua espressione stupefatta sia soddisfatta o meno...Ti rendi conto che avevo maggior contatto con lui quando eravamo ragazzini?»
Jeg lo osservava quasi impassibile con la sigaretta accesa poggiata sulle labbra.
Marco si rese conto solo in quel momento di quanto volesse sfogarsi. Jego come sempre era un bravo ascoltatore.
«Comprendo ciò che provi...» esordì improvvisamente il bassista e Marco ammutolì. Jeg non era il tipo da confessioni, quindi apprezzava particolarmente quando gli si apriva. «Desiderare qualcosa e non poterla stringere a sé... Chris è... un uomo eccezionale. Caparbio, intelligente, non si rende mai conto di quanto possa essere sensuale e questo lo rende ancora più irresistibile. Gli devo tutto, non vorrei mai che rinunciasse al suo sogno per me. So che parte per una giusta causa eppure... Non potrò impedirmi di sentire la sua mancanza. E comunque...» sussurrò dando al ragazzo un colpetto al ginocchio. «Non sei il solo a essere arrivato vergine alla soglia dei trent'anni...» abbozzò un mezzo sorriso. «Ognuno ha i propri tempi... non è un'incessante corsa per arrivare alla meta. Non ti danno una medaglia se ci arrivi prima degli altri» concluse prima di rientrare.

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