J si distaccò da quell'interminabile bacio. Marco mugugnò. Possibile che per un intervento tanto semplice dovesse avere tanti fastidi? Il pattinatore gli carezzò il torace.
«Sei un diavolo...» borbottò «sai che non posso far molto, ho ancora tropo fastidio... E non voglio certo che saltino i punti... Quindi non stuzzicarmi».
Già stare nudi nel letto non potendo muovere un muscolo senza lancinanti fitte all'addome era abbastanza snervante.
E ci aveva provato invano numerose volte, incurvandosi sopra l'altro, ma alla fine l'ultima stilettata di dolore gli aveva quasi fatto venire le lacrime agli occhi. Così si era arreso e si era disteso lasciando fare J.
«Volevo solo aiutarti...» sussurrò il ragazzo fingendosi offeso.
«E come? Hai una bacchetta magica che mi fa tornare l'appendice al suo posto? Anzi no, ritiro tutto! Non me la restituire! Di sicuro finirebbe per infiammarsi di nuovo! Non voglio mai più finire sotto i ferri, sono stanco degli effetti dell'anestesia...».
«Stavolta non hai sragionato nemmeno troppo» sussurrò J giocherellando con la peluria scura che spuntava da sotto le coperte mentre le abbassava.
«Vedi, pensavo di aiutarti con la gestione del dolore! E tu non devi fare assolutamente niente!».
Prima che Marco potesse dire qualsiasi cosa il pattinatore poggiò le labbra con cautela al suo inguine. Era abbastanza certo di aver compreso, per un attimo... poi non riuscì più a formulare un solo pensiero articolato.
Si aggrappò con forza alle lenzuola e ringhiò quasi con disperazione mentre J gli teneva fermo il bacino con presa salda. Quasi fosse incapace di frenarsi il pattinatore aveva ingoiato in profondità l'eccitazione del calciatore quando l'aveva trovata piacevolmente pronta.
Sorrise divertito quando allontanandosene aveva percepito il mugolio di protesta del calciatore. Non voleva portarlo all'apice troppo presto, così temporeggiò. Socchiuse le labbra a un soffio dall'obbiettivo, sentiva Marco fremere sotto di sé ed era maledettamente divertente e lui voleva giocare.
Marco credette di perdere la ragione mentre la lingua di J si insinuava nella fessura della sua erezione.
Un ringhio ferino soddisfatto gli scappò emergendo dal profondo della sua gola.
Non riusciva a articolare parole sensate, grugniva e gemeva, mentre la calda lingua del pattinatore contornava con calma ogni parte del suo membro, soffermandosi ogni volta che arrivava alla sua apice.
Ogni volta che credeva di essere vicino al massimo piacere J si allontanava sfiorandogli le cosce, o sfiorando la rosea ferita. Marco ansimava inebriato dall'eccitazione, era davvero la migliore delle medicine, sapeva che non gli sarebbe mai bastato. Poi la bocca di J lo accolse a fondo e Marco imprecò mordendosi il labbro inferiore. Era così dannatamente piacevole, quella sensazione calda e umida. Il pattinatore sapeva bene cosa potesse farlo impazzire affondò le unghie nei suoi fianchi e l'eccitazione del calciatore esplose in caldi fiotti.
Marco stava per gemere delle scuse per non essere riuscito ad avvertire il ragazzo ma J ingoiò per poi leccare ciò che restava con sorriso inequivocabilmente soddisfatto cosa che lo fece imprecare e gemere al tempo stesso.
«Non credere che sia finita...» sussurrò il pattinatore insinuando la mano sotto i glutei del compagno.
«Ci sono ancora tante cose... che posso...» sussurrò stuzzicandolo con le dita.
Marco si sentiva estasiato ma anche un po' incerto, le labbra di J che succhiavano avide il suo interno coscia disseminando una miriade di segni mentre le sue dita affondavano con rimo crescente.
Si ritrovò a gemere parole insensate. Voleva urlargli quanto fosse sexy quando volesse ricambiare tutte quelle attenzioni ma l'eccitazione lo stordiva. Non riusciva a concentrarsi a pensare o desiderare altro se non che il ragazzo non smettesse mai più.
La testa di J svanì mentre il calciatore sollevava leggermente i fianchi. Ignorare il fastidio al fianco era improvvisamente facile.
No decisamente non era un candido angioletto il suo J. Era quello il pensiero che attanagliava la mente del calciatore mentre sentiva la lingua del ragazzo picchiettargli l'apertura prima di affondare con decisione.
Credeva fosse impossibile impazzire di euforia, doveva essere quello l'inebriante effetto degli stimolanti. Di certo non poteva esserci droga o qualsivoglia sostanza chimica migliore di quel che il pattinatore gli stava praticando in quel momento. Era un piccolo diavolo tentatore, dannatamente eccitante.
«Ti prego vieni qua... ho... ho bisogno di toccarti» ansimò il calciatore madido di sudore.
Per tutta risposta J affondò le unghie nelle cosce del compagno lasciando lunghe scie rosse, Marco roteò gli occhi all'indietro, credeva di impazzire dall'eccitazione.
Il calciatore si sentì scosso da infiniti brividi, poteva gettare ogni antidolorifico, avrebbe avuto in circolo tante di quelle endorfine chissà per quanto che non avrebbe più avuto bisogno di niente.
Alla fine J scivolò lungo il fianco di Marco con sorriso soddisfatto beandosi dell'effetto che le sue amorevoli cure avevano avuto sul calciatore.
Marco lo baciò carezzandogli la schiena lasciando scivolare la mano lungo il fianco «vorrei che tu... poter fare...» non riusciva proprio ad articolare frasi e riordinare i suoi pensieri.
«Avrai modo di ricambiare» gli sussurrò il pattinatore sussultando quando la mando del ragazzo si avvolse attorno alla sua eccitazione pulsante e bisognosa di attenzione.
«Ma io voglio iniziare già adesso...» sussurrò il calciatore muovendo con decisione la mano.
«Sembra che tu non abbia pensato ad altro...» ansimò J all'orecchio del compagno prima di mordergli il lobo dell'orecchio.
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L'Amore Comunque - the sound of silence
RomanceTrovarsi perdersi e rincontrarsi. Marco e J amici per tanto tempo ma per poco tempo. Costruiscono le loro carriere sportive rincorrendosi senza mai afferrarsi. Cosa impedisce a Marco di afferrare il folletto J? Cosa spinge J a lasciarsi intrappolare...