08 -The Angel of Music

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Quando Marco vide Vance scendere da solo si trattenne a stento dal ridere.
Ricordava come, durante gli anni passati assieme, il pattinatore si chiudesse ore in bagno a prepararsi. Mentre il suo coinquilino Manuel borbottava su quanto volesse che il ragazzo trascorresse più tempo a casa propria. "Ma vive con noi per caso? Perché ci sono più prodotti di bellezza nel nostro bagno che in una profumeria!"
Era stato il periodo più bello della sua vita. J sempre da lui, il palazzetto a un tiro di schioppo dal campo d'allenamento...
La nostalgia lo pervadeva troppo spesso da un po' di tempo a quella parte, per via della piega che aveva preso la vita di entrambi.
Il calciatore sperava che quel riavvicinamento lo avrebbe riportato, forse, un giorno, a recuperare quella spensieratezza.
Fino ad allora sarebbero rimasti i ricordi a rassicurarlo. Come quando sentiva il pattinatore canticchiare dal bagno al rientro dalla corsa mattutina. O quando se lo ritrovava in mutande per casa con i capelli arruffati e gli occhiali da sole, perennemente indeciso su cosa mettere. Aveva ragione Manuel, in quegli anni era stato come avere un variopinto coinquilino. Marco si era domandato molte volte, dopo il matrimonio di J, se quel rapporto sarebbe realmente potuto evolvere in qualcos'altro.
Tuttavia, pareva inutile ormai chiederselo, adesso poteva solo cercare di recuperare quell'amicizia che tanto era preziosa per lui.
Vance gli fece un cenno di saluto con la mano e Marco ricambiò con un sorriso appena accennato.
Se un mese prima gli avessero detto che avrebbe passato il suo periodo libero dal calcio assieme a J e a suo marito, non ci avrebbe di certo creduto. Invece eccolo lì.
Il campionato era finito e, per almeno un mese, non avrebbe avuto né allenamenti né grattacapi, poteva godersi le meritate vacanze. Quella stagione non si sarebbe potuta concludere in un modo migliore. J lo aveva chiamato ed erano di nuovo assieme. Unica pecca? Dover tollerarne il marito che, nonostante tutti gli sforzi, Marco non riusciva a farsi piacere.
Aveva deciso che l'amicizia con J sarebbe stata più che sufficiente, se lo era imposto.
Ma quel Vance proprio non riusciva a sopportarlo. Non riusciva a trovare un solo lato positivo a quel ragazzo, era il nulla più assoluto. Una personalità vuota. Non aveva interessi, né un lavoro. Si era laureato in giurisprudenza, ma aveva preferito non esercitare con la scusa "Così posso prendermi cura di J." Marco si chiese come passasse il tempo in cui J si allenava in pista. Anche in quei giorni non aveva mostrato alcun interesse per quello che lo circondava. Se ne stava lì, con i capelli biondi perfetti, il sorriso perfetto, i denti splendenti e le mani meticolosamente curate rigorosamente poggiate su una parte di J. Quasi avesse paura che sparisse se avesse allentato la presa un solo momento. Come se gli volesse dire in modo neanche troppo velato lui mi appartiene cocco, accettalo!
Guardava il pattinatore con bramosia, ma la stessa che Marco poteva avere quando osservava la propria meravigliosa Ferrari, di certo non lo sguardo che avrebbe riservato all'amore della sua vita.
Al gruppo si era unito il nuovo amico di J, che era ancora in stanza con lui, e che Marco aveva scoperto chiamarsi Mickey.
J per telefono gli aveva fatto vedere anche gli altri suoi compagni. Il calciatore fu lieto di conoscere i volti dei ragazzi con cui il pattinatore passava buona parte del tempo. Erano molto più giovani di lui, ma ugualmente entusiasti e gioviali, non gli sarebbe dispiaciuto affatto conoscerli di persona un giorno.
Marco si guardò allo specchio, non si era quasi mai vestito così elegante, J sarebbe stato orgoglioso di lui e avrebbe ironizzato sulla stranezza di non trovarlo in tuta.
Quella sera sarebbero andati alla prima di un musical, una rivisitazione de IL FANTASMA DELL'OPERA.
A Marco poco importava cosa sarebbero andati a vedere. Voleva solo passare del tempo con J prima che partisse, qualsiasi posto andava bene.
Era stato Mickey a procurare loro i biglietti, ed era per questo che li aveva raggiunti. Il regista era un suo caro amico e lo aveva supplicato di assistere.
Quando J e Mickey finalmente li raggiunsero, Vance scoccò ai pattinatori un'occhiata furente, mentre il calciatore se la rideva divertito. Possibile che il biondino conoscesse così poco il marito?
Marco cominciò a parlare con Mickey, scoprendo che era una fucina di idee. Non gli sarebbe dispiaciuto ascoltarlo tutta la sera, ma non era quello il pattinatore con cui si sarebbe voluto intrattenere, per quanto fosse piacevole.
Marco vide J scostarsi dal marito con stizza. La vacanza di J e Vance non era iniziata nel migliore dei modi. Ancora una volta il calciatore ebbe l'impressione che il biondino ci tenesse fin troppo a mostrare al mondo che lui e J erano sposati. Inoltre le loro conversazioni gli sembravano molto tese. Per fortuna c'era il giovane pattinatore con le sue proposte stravaganti e il suo brio a smorzare le discussioni.
Quella mattina, Micky si era presentato a Marco con un'entusiastica stretta di mano e complimentandosi per la recente vittoria del campionato, facendo subito colpo sull'orgoglio del calciatore, che non era certo un tipo vanesio, ma non poteva negare di apprezzare i complimenti.
Il calciatore lo trovò un ragazzo estroverso, proprio come il suo J, molto interessato a capire tutto il possibile su Marco. Ma, per quanto il calciatore lo trovasse simpatico, non era a lui che voleva dedicare le sue attenzioni, così a pranzo Mickey si era ritrovato seduto accanto a Violet, opportunamente invitata a unirsi al gruppo.
I due legarono quasi subito, tanto che il giovane pattinatore si offrì di procurarle un biglietto per lo spettacolo di quella sera.
Mickey sorrideva a ogni battuta e partecipava attivamente a ogni discorso, ma la sua mente era impegnata altrove. Lanciava occhiate furtive di continuo in direzione di J e Vance.
Si sentiva più tranquillo ora che aveva incontrato Marco. Gli sembrava già di conoscerlo attraverso le parole di J, ma vederlo di persona era stata una rivelazione. Ora ne era certo, la relazione con Vance non avrebbe mai davvero potuto funzionare.
Vedeva il modo di interagire di J con il calciatore, il modo in cui gli sfiorava il braccio, come cercava rassicurazione nel suo sguardo invece che in quello del marito. Era ovvio a tutti i presenti che il distacco non aveva incrinato il loro rapporto. Mickey non capiva perché J si fosse rifugiato in un rapporto così vuoto come quello con Vance.
Era strano pensare che era stato proprio lui a farli conoscere, J e Vance. Lo era tanto quanto inizialmente ritenesse Vance un amico. Da quando aveva iniziato a frequentare J, l'avvocato si era sempre più distaccato e la cosa strana era che al giovano pattinatore non importava. Amava la sua nuova città, i suoi colori, le persone che vi aveva trovato, con cui condivideva ogni giorni di duro allenamento. Soprattutto nei confronti di J, in quei due anni l'affetto era aumentato al pari di quanto era diminuito quello per Vance. Improvvisamente ne vedeva ogni insopportabile difetto e si malediceva per averlo presentato a J, verso il quale sentiva di provare crescenti affetto e ammirazione.
Tutto il suo gruppo era fantastico, ognuno gli trasmetteva emozioni diverse. I caldi scherzosi colori dello spagnolo. La delicatezza e l'eleganza di Yukine... ma J... Lui era il tassello che completava tutto. Tanto che il giovane pattinatore era arrivato a chiedersi come avesse fatto fino a quel momento senza di lui. La sua vita prima del trasloco gli era parsa così anonima e noiosa.
Dalla sera dello schiaffo, Mickey non era più riuscito a togliersi l'ansia di dosso. Temeva che quel gesto fosse solo la punta dell'iceberg e che fosse solo una minima parte del problema.
Per questo aveva fatto l'impossibile per trovare una scusa plausibile per seguirli. Voleva poter parlare con Marco per metterlo in guardia. Ma quando si era reso conto di quanto il calciatore fosse attaccato all'amico, aveva compreso di non poter parlare. Se Marco avesse saputo dello schiaffo, di cui J non gli aveva fatto cenno, la situazione sarebbe degenerata e non sarebbe stato d'aiuto per nessuno. Mickey doveva ponderare le sue scelte con saggezza. Pensò che forse Violet, essendo molto vicina al calciatore avrebbe potuto consigliarlo. Non la conosceva, ma magari con discorsi vaghi ed elusivi sarebbe riuscito a estorcerle utili informazioni senza sbilanciarsi troppo.
Così aveva iniziato con voli pindarici a descrivere, in via ipotetica, la situazione dell'amico.
Violet aveva ben compreso di chi stesse parlando e gli disse senza mezzi termini che, a parer suo, quella situazione era senza via d'uscita. Non poteva Mickey risolvere i problemi coniugali di un altro, spettava al diretto interessato farlo. Certo da amico sarebbe dovuto essere al fianco dell'amico e sostenerlo nei momenti difficili.
Mickey aveva sospirato sconsolato, perché non gli pareva di aver fatto poi molti progressi.

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