POV's Greta
L'aria fredda mi scompigliava i capelli. Oggi, 14 Ottobre, Monza pare addormentata. Il suono dei miei Dr. Martens sull'asfalto interrompevano ritmicamente il silenzio. Una sigaretta mi bruciava tra le labbra mentre una canzone indie risuonava nelle mie cuffiette. Tutto pareva sospeso, tutto sembrava perfetto. Infatti il coglione di turno neanche mi vide finendomi addosso e facendo cadere la mia cartellina facendo sparpagliare tutti i miei disegni
-Anvedi sto cojone- sbraitai
-Ti serve una mano?- una voce leggera attirò la mia attenzione
-Tranquilla ce la faccio- nonostante la mia affermazione la ragazza entrò nel mio campo visivo accovacciandosi e prendendo alcuni disegni per poi porgermeli -Grazie- le sorrisi cordiale. Mi sorrise di rimando
-Sei nuova?-
-Se sente tanto?- scoppiammo a ridere
-Piacere Benny- Mi porse una mano
-Greta- gliela strinsi
-Cerchi il liceo?- annuii
-Anch'io vado all'artistico, ti accompagno tanto a scuola ci devo andare anch'io- la ringraziai nuovamente e mi avviai con lei -Bhe sei fortunata, sei in classe con me-
-Grazie a dio oh, na gioia ogni tanto nun fa male eh- dissi generando la sua risata è attirando l'attenzione di tutti -Ho urlato?- sussurrai stavolta
-Leggermente- disse asciugandosi le lacrime
Una volta in aula incontrai i professori con le loro solite presentazioni che hanno il potere di trasformarmi in un peperone. Del resto sotto lo sguardo incuriosito dei miei compagni la lezione continuò pacifica. Campanella, finalmente. Mia madre doveva proprio trovarsi il compagno monzese. Tanto sono cosciente del fatto che odia Roma, la mia bella Roma. Scherzando con Benny uscimmo dalla classe e qualcuno mi venne addosso facendomi cadere di culo per terra
-Ma che è oggi! So pe caso nvisibile? Nun me sembra mh! Sto cojone- Benny mi zittì e mi aiutò ad alzarmi
-Senti ragazzina sta attenta a dove metti i piedi- mi disse il ragazzo che mi aveva urtato con aria da snob del cazzo
-Senti npo' pariolino de sto cazzo, vedi de nun scassarme li cojoni che te stendo- gli picchiettai l'indice contro il petto. Era parecchio più alto di me, ma di sicuro questo non mi avrebbe intimorito
-Ragazzina tu non sai con chi stai parlando e se impari l'italiano una sveltina con te la farei pure- un suo amico gli afferrò la spalla e gli fece cenno di andare via. Lui annuì
-Sei un maleducato- gridai vedendolo scomparire tra la folla che si era creata
-Andiamo via- mi disse Benny frettolosa. Appena fuori dell'edificio mi accesi una sigaretta -Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Quello è Fanti!- aspirai dalla sigaretta
-Che vordí, c'ha n cavallo?- buttai fuori il fumo in una nuvola densa
-Ma cosa dici! È il più popolare della scuola, e il più ricco di Monza-
-E io che pensavo fosse il compagno de mi madre- risi
-Hai fatto una cazzata- continuò lei
-M'ha insultata e se la tirava nbotto, l'ho rimesso al posto suo semplice-
-Ti sei messa contro tutta la scuola altroché- disse irrequieta
-C'ho la corazza dura tranquilla- le sorrisi e di risposta ricevetti un suo sospiro
-Ora devo tornare a casa- la salutai amichevolmente per poi infilarmi gli auricolari e ripercorrere la stessa strada della mattina con qualche livido in più.Continua...