POV's Greta
La sveglia suonò trovandomi già ad occhi aperti. Il casino di qualche sera prima e la discussione con Filippo non mi avevano fatto chiudere occhio. Mi alzai svogliatamente infilandomi in un paio di jeans neri e un maglione gigante nero. Legai i capelli in una coda e nascosi la testa in un cappello di lana. Mi avvolsi in uno sciarpone che mi proteggeva dal freddo e in un cappotto nero. Uscii silenziosamente di casa estraendo dalla tasca il mio pacchetto di sigarette, ne posizionai una sulle labbra accendendola e creando una densa nuvola di fumo mischiato al mio respiro. Iniziai ad incamminarmi verso scuola tremando leggermente per il freddo. Erano le sei di mattina, nelle cuffie i Coldplay che suonano Yellow, le guance rosse, il panorama stupendo. La neve sembrava gelare il tempo, era cosi bello stare li ferma. Continuai a camminare fino a un piccolo parchetto gelato. Tra tutti i tavoli da pic-nic, solo uno non era coperto di neve, quindi mi ci avviai sedendomi a guardare la vastità che la neve donava a un semplicissimo paesaggio. Sembrava di stare in un'altra dimensione, tutto estremamente delicato, tutto estremamente puro. E poi c'ero io un punto nero in mezzo a tutto quel bianco. Soffiai sulle mani cercando di scaldarle quando una voce richiamò la mia attenzione
-Ei non credi che faccia freddo per andare in giro co- s'interruppe -Rol che ci fai qui?- quel nomignolo mi scaldò l'anima e cercai di nascondere un sorriso
-Non riuscivo a dormire e poi ormai la scuola sta per finire anche se salto un giorno non succede niente- dissi in un filo di voce per non rovinare quel momento di candido silenzio
-Allora siamo in due- continuò il ragazzo sedendosi al mio fianco -Sai che questa è la mia panchina?- lo guardai confusa e lui sorridendo malinconico indicò un'incisione -Raza Blunt, il nome del mio primo gruppo- rise. Lo guardavo, era davvero bellissimo -Deriva da un pezzo di una mia canzone che fa "scuola sono nel Milano, Raza Blunt in mano"-
-Quanti anni avevi?- fu l'unica cosa che riuscii a dire
-15 ero un ragazzino ribelle innamorato della musica- disse guardandomi appoggiando entrambi gli avambracci sulle gambe appena divaricate
-Bhe non è cambiato molto, sei solo invecchiato- rise scuotendo la testa e guardando a terra. Ad un tratto scese dal tavolo aiutandomi a fare lo stesso
-Voglio fare una cosa- lo guardai interrogativa afferrandogli le mani per scendere -Dovrebbe essere ancora qui- disse scavando appena sotto la panchina. Dopo pochi minuti sfilò dal terreno un piccolo coltellino svizzero e si mise a incidere qualcosa sul tavolo
-Fil che fai è vandalismo- mi affrettai a dire appoggiandogli una mano sulla spalla. Lui mi guardò con aria soddisfatta alzandosi in piedi
-Ecco ora quello sarà il tuo posto per sempre- guardai il tavolo trovando inciso la parola "Rolex" e automaticamente sorrisi. Mi voltai incatenando i miei occhi blu ai suoi che avevano assunto un colorito glaciale per colpa della neve. Con una rapida mossa mi levò il cappello di lana facendo uscire i capelli neri che risaltavano nel biancore del paesaggio. Si infilò il cappello scoppiando a ridere come un bambino, io afferrai un po' di neve lanciandogliela in faccia. Mi misi una mano sulla bocca per cercare di non ridere guardando la sua faccia perplessa quando ricevetti altrettanta neve in faccia
-Filippo se ti prendo ti uccido- scoppiammo a ridere iniziando una mini battaglia di palle di neve. Le nostre risate parevano spensierate, leggere, ed era davvero bello. All'improvviso Fil mi placcò facendomi cadere a terra. Lui rotoló affianco a me e scoppiammo a ridere come dei bambini. -Mi piace questo posto- dissi -Sembra un'altra dimensione, tutto così surreale. Grazie- non ricevetti nessuna risposta ma sentii solo un gran casino al mio fianco. Mi voltai e lo vidi fare l'angelo nella neve. Iniziai a ridere come una scema così come fece lui.
-Hai freddo?- disse lui dopo un po'
-Un pochino- sorrisi. Mi alzò da terra e mi strinse in un abbraccio. Iniziò a sfregare le mani sulla mia schiena cercando di scaldarmi un po'.
-Andiamo a casa ti va? Siamo soli così puoi stare tranquilla- annuii e lui mi afferrò la mano e ci incamminammo. Nessuno osò parlare finché non arrivammo in casa -Ti va una pizza?- chiese gentile
-Va benissimo, la birra c'è?- mi guardò e rise
-Già domanda stupida. Fil posso chiederti un favore?- lui annuì -Posso rubarti una maglia le mie sono a lavare-
-Certo scegli quella che vuoi- sorrisi e mi avviai verso il bagno per farmi una doccia calda. Una volta sotto l'acqua pensai al tempo che io e Filippo avevamo trascorso. Ero felice, molto e lui era stato davvero carino. Controllai il mio corpo i segni stavano guarendo. Ogni volta che ripensavo a quella notte mi venivano i brividi e mi punivo mentalmente per non esser corsa tra le braccia di Filippo, perché sapevo che era solo merito suo se mi fossi liberata di mio padre. Nick era lì e non volevo che si accorgesse di quello che sento per Fil, perché si cazzo provo qualcosa per Filippo e per quel cazzo di sorriso che mi fa capovolgere lo stomaco. Respirai a fondo e mi avvolsi nel mio asciugamano. Fonai i capelli e uscii dal bagno entrando nella camera di Fil. Mi avvicinai all'armadio prendendo la maglia dei Ramones che mi arrivava a mezza coscia. Il mio sguardo venne attirato da un quadernino appoggiato sul davanzale della finestra. Lo sfogliai presa dalla curiosità trovando pagine e pagine scritte. Erano canzoni, e ne riconobbi una. S'intitolava Rolex, non era completa, ma quello che poteva essere il ritornello lo avevo già sentito. All'improvviso sentii la maniglia della porta abbassarsi quindi mi affrettai a chiudere il quaderno e ad allontanarmi da esso
-Rol ci sei? È arrivata la pizza- disse con una mano sugli occhi con fare impacciato
-Fil puoi guardare non sono nuda- risi
-Oh ok- rise imbarazzato grattandosi la nuca
-Andiamo?- dissi io interrompendo il silenzio
-Si ehm certo- mi legai i capelli in uno chignon spettinato e scesi le scale. Mi sedetti a tavola, mangiammo e scherzammo tutto il tempo spostandoci successivamente davanti alla tv sul divano. Volevo chiedergli della canzone, ma proprio in quel momento mi accorsi che si era addormentato come un bambino sulle mie gambe. Era bello: i capelli spettinati, le labbra leggermente schiuse e la pelle del suo petto nudo a contatto con quella delle mie cosce. Era rilassato e questo mi fece sorridere e con quella bella immagine mi addormentai anch'io.