Capitolo 9

94 9 0
                                        

POV's Greta

La sveglia suonò presto mentre il sole faceva capolino nella stanza. Mi alzai stranamente confusa, ma felice. Indossai qualcosa di semplice, un jeans verde militare, una maglia bianca aderente e degli stivaletti neri non altissimi e con il tacco largo. Avevo messo un filo di trucco e avevo lasciato i capelli sciolti mossi. Scesi velocemente le scale e mi avviai verso l'ingresso dell'edificio
-Ragazzi io esco!- esclamai voltandomi verso il tavolo della cucina open-space, dove facevano colazione di miei coinquilini. Filippo teneva la testa bassa mentre parlava con Lori e Benny. Appena mi udì il suo sguardo ricadde su di me.
-Dove vai?- mi chiese la mia migliore amica
-Non vieni a scuola con noi?- aggiunse, ma io scossi il capo
-No c'è Nico qua fuori, mi accompagna lui in moto- lo sguardo di Filippo ricadde nuovamente sul suo cappuccino.
-Sta attenta- precisò Lori provocandomi un lieve sorriso. Salutai nuovamente e uscii di casa andando incontro a Niccolò.
-Ciao Nico andiamo?- dissi stampandogli un bacio sulla guancia
-Certo sua maestà- rise porgendomi il casco. Montai sulla moto aggrappandomi alla sua vita. Dopo un po' notai un cambio di direzione
-Ma questa non è la strada per scuola- constatai
-Già, piccolo cambio de programma. Famo un giro ar parco co degli amici miei-
-Ma...- protestai
-Daje nun fa a bimba. Ce divertimo npo', come ai vecchi tempi- annuii incerta. Dopo pochi minuti arrivammo al parco. Lui s'incamminò velocemente verso un gruppo di ragazzi intorno a un tavolo da pic-nic.
-Ma cosa ci facciamo qua- chiesi scocciata
-Daje du cannette- lo guardai contrariata mentre prendevamo posto al tavolo salutando i presenti. Dopo alcuni minuti si aggiunse un'altra persona che si sedette al lato opposto al nostro. Filippo, cosa ci faceva in un gruppo di tossici? Eppure lo salutarono proprio come fosse un'abitudine trovarlo lì. La prima canna venne accesa e l'odore mi diede la nausea
-Andiamo via Nico, ti prego- lui non mi considerò neanche. La canna continuò a girare finché non arrivò nelle mani di Filippo che puntò gli occhi nei miei e rifiutò la canna con nonchalance, per poi accendersi una sigaretta e bere un sorso di birra. La canna arrivò nelle mani di Niccolò che fece un tiro e me la posizionò davanti alle labbra. L'odore nauseabondo mi avvolse
-No Nico- dissi decisa
-Eddaje a Roma lo facevamo sempre- continuò lui
-Ma non siamo più a Roma- insistetti
-Daje, come na vorta- sbuffai afferrandola e facendo un tiro per poi passarla. Cominciai a sentirmi male. La testa mi girava e sentivo la pelle bruciare sotto lo sguardo cristallino del ragazzo con le piume. La bocca si era asciugata e le voci sembravano ovattate. Lottavo coi miei occhi per non farli chiudere. Cercai di alzarmi per prendermi una boccata d'aria pulita, ma appena mi misi in piedi le gambe cedettero e per un pelo non caddi a terra. Filippo era riuscito ad afferrarmi appena in tempo
-Vieni con me- mi disse prendendomi per mano. Mi portò dietro un albero giusto in tempo prima che vomitassi. Si affrettò a tenermi i capelli e la fronte. Mi passò un fazzoletto per pulirmi e poi una bottiglietta d'acqua -Ei va tutto bene adesso. Ti porto a casa- annuii aggrappandomi a lui. Mi sedetti affianco a lui nell'auto e in pochi minuti mi addormentai. Perché Filippo conosceva quel tipo di persone? Ma soprattutto perché era stato così gentile con me? Mi svegliai perché avevo la bocca secca, ma mi ritrovai nella stanza di Filippo. Indossavo la sua maglietta dei Ramones e i miei pantaloncini grigi che uso come pigiama. Diventai letteralmente bordeaux. Mi aveva vista mezza nuda e ciò mi imbarazzava tantissimo. Sapere che le sue mani avevano sfiorato il mio corpo addormentato con un'estrema delicatezza mi mandava fuori di testa. Uscii dalla stanza lentamente cercando di non far rumore. Sentii una melodia e una voce graffiata
-Come mai non mi sembri più tu, ma quanti cazzo di problemi ho. Come fai a guardarmi così, come se un cuore fosse in prestito. Ti ho detto passa ma non passa mai. Ti ho detto basta ma non basta mai. Se ho toccato il fondo era solo per stare con te. Ti ho detto guardami in faccia e poi vai, stupida sbronza che non passa mai, come la voglia di sbatterti al muro e baciarti perché... Sono giù che grido come un pazzo "dove sei?" Solo tu mi fai impazzire che ti ammazzerei, ma ora voglio solo te. Passerai da un "per sempre" a un "mai più", ma è dal dolore che si cresce un po'. No, che un "ti amo" è da sfigati, scusa ma non lo dirò gratis. Cosa sei per me? Cosa sei per me? Ti ho detto passa ma non passa mai. Ti ho detto basta ma non basta mai. Se ho toccato il fondo era solo per stare con te. Ti ho detto guardami in faccia e poi vai, stupida sbronza che non passa mai, come la voglia di sbatterti al muro e baciarti perché... Sono giù che grido come un pazzo "dove sei?". Solo tu mi fai impazzire che ti ammazzerei, ma ora voglio solo te. E la tua pelle è come seta, ma la mia è più dura. Sai, mi ha protetto dallo schifo come un'armatura, e sbagli l'amore non è cieco, ha solo smesso di guardarci. Sono giù che grido come un pazzo "dove sei?". Solo tu mi fai impazzire che ti ammazzerei. Sono giù che grido come un pazzo "dove sei?". Solo tu mi fai impazzire che ti ammazzerei, ma ora voglio solo te- Filippo stava cantando. Il suo graffiato mi scavava l'anima. Quanta invidia provavo per quella ragazza a cui l'aveva dedicata. Mi sedetti sulla scala soffermandomi ad ascoltarlo. Quando finì di cantare, parlai
-Ciao- dissi. Di botto interruppe la melodia
-Ciao- rispose serio alzandosi dalla poltrona e poggiando la chitarra.
-Mi dispiace averti creato disturbo... Grazie- continuai
-È ok- si stappò una birra per poi avviarsi verso il balcone
-La canzone è molto bella- dissi prima che potesse uscire -La ragazza in questione è davvero fortunata ad avere il cuore di un ragazzo come te- si bloccò e voltandosi lasciò che i nostri occhi chiari si legassero
-Lei manco se ne rende conto di quanto è importante per me- disse amaro -E la cosa che mi fa incazzare è che è solo colpa mia. Sono un idiota, incapace di mostrare i miei sentimenti senza metterli in musica. Ma nonostante tutto, lei per me è una calamita e per quanto ci provi ad uscire dalla sua vita, gira e rigira ci ritroviamo sempre- scesi le scale e mi fiondai tra le sue braccia. Lui esitò per poi affondare il suo volto fra i miei capelli corvini.
-Vedrai che la conquisterai, ma ti prego non allontanarti da me Filippo- la mia voce pareva rotta e neanch'io non ne capivo il motivo. Mi accoccolai contro il suo petto nudo mentre il suo profumo mi inebriava le narici
-Non potrei mai lasciarti andare Rolex- disse senza sciogliere l'abbraccio e appoggiando il mento sulla mia testa. Poi le sue mani scivolarono sui miei fianchi e io incatenai il mio sguardo al suo -Mai- i miei palmi erano appoggiati delicatamente sul suo petto -Non uscirai mai dalla mia testa- sospirò. Il suo viso si fece più vicino al mio. Le nostre labbra erano attratte l'une dalle altre. La sua presa si fece più salda mentre i nostri respiri danzavano. Il mio cuore stava impazzendo. Serrai gli occhi godendomi quelle sensazioni e quel calore che il suo corpo emanava. Eravamo a pochi millimetri dall'unire le nostre labbra in un bacio quando la porta scattò facendoci separare immediatamente.

Tin Heart || IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora