Capitolo 6

123 9 0
                                    

POV's Filippo

-Lori- chiamai il mio migliore amico
-Dimmi Filo-
-Senti non voglio litigare con te. Ci conosciamo da anni e sei un fratello per me. Lo so che provi qualcosa per Greta e sei molto meglio tu per lei. Cazzo io non sono il tipo da corteggiamenti e...-
-Filo- rise -Mi piace Benny. Da un po' in realtà, abbiamo iniziato a conoscerci meglio e bhe è gentilissima e veramente bella. Insomma Fil, Greta è mia amica, le voglio davvero molto bene ma non ci andrei mai oltre- mi poggió una mano sulla spalla -Ah bello mio hai un sorriso talmente grande che si vede solo quello- scoppiai a ridere
-Sono felice di aver chiarito fratello-
-Anch'io Bro-
-Ciao ragazzi- disse Benny entrando in casa e subito gli occhi di Lori si illuminarono e un piccolo sorriso comparve sul suo volto -Vedo che avete chiarito voi due era ora- rise per poi salutarci entrambi con un bacio sulla guancia
-Pizza che dite?-
-Certo- dicemmo io e Lori in coro
-Scusate ma Greta?- chiese Benny incupendosi improvvisamente
-Pensavo fosse con te- dissi
-No... Vado a chiamarla aspettatemi qui- iniziai ad agitarmi -Non risponde- disse Benny
-Ragazzi- ci richiamò Lori -C'è una macchina che si è appena fermata qua fuori- spalancai la porta vedendomi Rol venirmi incontro a testa bassa
-Rol che succede?- chiesi avvicinandomi
-Tutto bene Fil tranquillo- disse scansandosi da me
-Piccola- esitò Lori ottenendo soltanto un no di dissenso fatto scuotendo la testa
-Stellí vengo con te?- chiese Benny
-No, voglio stare sola- disse raggiungendo la camera e chiudendosi dentro. Non ero riuscito neanche a guardarle il viso talmente lo nascondeva tra i capelli scuri.
-Provo a portarle da mangiare- dissi allontanandomi dalla cucina e bussando alla sua porta -Rol ti ho portato una pizza e della birra. Devi mangiare-
-No Filippo, non ho fame- disse con voce rotta. Restai per due ore seduto per terra con la schiena appoggiata alla sua porta, finché Lori e Benny non andarono a dormire lasciandomi da solo. Decisi di uscire per fumarmi una sigaretta sorseggiando una birra. Ormai Novembre era alle porte. Faceva freschino e dentro di me sentivo una strana inquietudine. Ero preoccupato per gli sbalzi d'umore di Rolex degli ultimi giorni. All'improvviso sentii un rumore in cucina e rientrando in casa vidi la figura sinuosa di Rol. Stava sistemando delle scatole di diverse dimensioni.
-Rol cosa stai facendo?- chiesi e la vidi sobbalzare e spostare tutto velocemente per dirigersi di fretta verso la stanza ma la bloccai
-Rol che cosa sono queste? Perché hai tutte queste medicine?-
-Filippo sono problemi miei- disse con voce rotta
-Chi era quell'uomo?- lei sospirò
-Mio padre- disse per poi cercare di tornare in camera
-Guardami- le tirai il polso facendola voltare. Mi pietrificai vedendo un grosso ematoma sull'occhio. -Che cosa ti sei fatta?!- esclamai avvicinandomi preoccupato sfiorandolo delicatamente con le mie mani tatuate e lei spostò velocemente il viso facendo una smorfia di dolore. -Rol che sta succedendo?-
-Niente Filippo sono solo caduta- disse mentre una lacrima sottile le sfiorava silenziosamente lo zigomo -Non sono stata bene e mio padre è dovuto tornare visto che la mia salute per motivi legali è a sue spese- sospirò abbassando lo sguardo e io le presi il viso tra le mani accarezzandole il volto delicatamente -Sono stata male dopo anni. Pensavo il mio cuore avrebbe retto- disse singhiozzando
-Cosa stai dicendo?- dissi preoccupato
-Dall'età di sedici anni porto un pacemaker. È per questo motivo che ho smesso di ballare. Si ho avuto l'incidente, ma mi sarei ripresa con le gambe. Il cuore invece non sosteneva gli sforzi. Da quando ho provato a ballare mi sono sentita male e passavo i miei pomeriggi con visite e controlli. Non devo fare sforzi e sostenere una terapia- allacció il mio sguardo al suo -Non voglio la tua pietà- disse apatica
-Perché non me lo hai detto prima- rise amara
-Cosa ti dovevo dire Filippo? Che sono nata con un cuore che non batte a tempo e che non posso vivere il mio sogno perché la vita mi ha giocato questo brutto scherzo. Per che cosa poi, per ottenere la pietà di chi mi sta intorno? No grazie Filippo. Nessuno ha avuto pietà di me quando ero piccola, e di sicuro non ne ho bisogno adesso- disse staccandosi da me e salendo in camera. Appena la porta si chiude tirai un calcio al tavolo per poi infilarmi il giubbotto e prendere le chiavi della mia macchina. Messa in moto partii a tutta velocità continuando a gridare dalla rabbia finì ad arrivare in un parcheggio isolato. Caricai una di quelle prostitute che si aggiravano in quella zona per poi scoparci per ore. Ad ogni colpo vedevo il viso di Rolex mentre si sentiva dire che non avrebbe potuto ballare. Non volevo vederla soffrire. Non lei. Pagai la ragazza scusandomi della violenza usata per poi tornare a casa sentendomi un vigliacco. Salii le scale e mi soffermai a guardare la porta della camera di Rol. Avrei voluto bussare ma quella sera non lo feci. Mi sdraiai sul mio letto a pancia in su fissando il soffitto bianco. Mi sentivo impotente e mi facevo schifo per quello che avevo fatto. Il volto candido coperto da quell'ematoma mi perseguitava. Erano le tre del mattino quando sentii un rumore nella stanza accanto. Mi affrettai a raggiungere la stanza entrando con forza. Trovai Rolex rannicchiata in un angolo della camera mentre si teneva il petto. Mi avvicinai inginocchiandomi davanti a lei. Aveva gli occhi sbarrati e faceva fatica a respirare
-Ei. Ei Rol respira, ti prego- le accarezzai la guancia -Guardami- incatenai il mio sguardo al suo vedendo nei suoi occhi del vero e proprio terrore. Le afferrai le mani e iniziai a cantare
"Due soldi in tasca, troppe cicatrici, capelli scuri come la tua storia. Dei balordi, siamo quattro amici, troppo ubriaco dentro un' auto nuova. L'odore caldo della pelle viva, appannava i vetri per l'umidità, io che ero l'ultimo del tuo lavoro, e forse l'ultimo che ti amerà. Tornai da te il giorno pregando di ritrovarti, provai a rubare il tuo tempo, ma solamente per parlarti. Non volevi i miei soldi, mi preoccupavo per te, con leggerezza raccontavi che tua madre non c'è. Da quella volta come le altre sere, io ci provavo con te, ma non ti offrivo da bere. Rolex non piangere, se la notte arriva, parlami ancora di te."
La vidi calmarsi con gli occhi stracolmi di lacrime.
-Rol- lei si fiondò tra le mie braccia restando in silenzio. Prima ero rimasto perplesso dal suo gesto, ma poi la strinsi a me.
-Grazie- sussurrò. Io non risposi e le diedi un bacio tra i capelli. La presi in braccio e l'adagiai sul letto delicatamente lasciandole un altro bacio sulla fronte e mi allontanai dal letto quando lei mi afferrò la mano tatuata -Ti prego resta con me- sussurrò. Prima esitai, ma alla fine cedetti sdraiandomi accanto a lei. Rolex restò a debita distanza, ma poi la vidi tremare quindi le afferrai un fianco tirandola verso di me. Lei si accoccolò al mio petto nudo e sorrise per poi addormentarsi. Il suo respiro tranquillo mi solleticava la pelle calda. Il mio cuore batteva ogni volta che lei mi si avvicinava, mi guardava o mi sorrideva. Le sue mani delicate mi ustionavano la pelle, mentre io mi sentivo inadeguato perché quella stessa pelle era stata toccata qualche ora prima da un'altra ragazza.

Tin Heart || IramaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora