POV's Greta
Io e Filippo ci eravamo molto avvicinati dopo la chiacchierata sul balcone. Alla fine quello stronzo piumino sapeva anche essere gentile. Mi aveva affidato un soprannome, Rolex. Non ne sapevo il reale motivo e nemmeno il perché, ma era carino.
-Ei Gre- mi chiamò Lorenzo
-Ei Lori dimmi- gli sorrisi amichevolmente
-Io e Benny abbiamo un lavoro di gruppo da fare quindi non ci saremmo tutto il giorno per te è un problema stare da sola in casa con Filo?- mi chiese
-No no assolutamente. Lo sai che le acque si sono riappacificate da un po'- sorrisi
-Va bene in ogni se hai bisogno chiama- gli lasciai un bacio sulla guancia e lui mi sorrise.
-Fai la brava piccola-
-Come sempre- sorrisi furba. Lui si allontanò e mi raggiunse Benny
-Ei bellezza ti ha già detto tutto Lorenzo?- annuii -Senti ma tra te e lui c'è qualcosa?-
-No solo una grande amicizia. Li conosci i miei problemi con l'amore. Non ne provo più da anni- dissi
-Lo so. Ma sono certa che lui non provi solo amicizia-
-Le cose si fanno in due e dalla mia parte non sento niente- lei annuì per poi salutarmi e raggiungere Lori in macchina. Sospirai chiudendo la porta. Guardai l'ora, erano le 13 e quel piumino stava ancora dormendo. Mi avviai verso la sua camera.
-Fil sveglia- bussai, ma non ottenni nessuna risposta. Bussai ancora ma niente. -Filo sto entrando se sei nudo abbi almeno la decenza di coprirti- aprii la porta con una mano davanti agli occhi ma la tolsi sentendo il suo respiro calmo. Sembrava un piccolo bimbo. I capelli arruffati, viso rilassato e un sorriso da ebete disegnato sulle labbra carnose. -Filippo se non ti alzi ti distruggo- lui mugugnó qualcosa di incomprensibile voltandosi dall'altra parte
-La metti così? Ok- mi lanciai sul letto saltandogli addosso e facendogli il solletico
-Ferma, ferma ti prego- rise dimenandosi. Il suono delle nostre risate legate risuonava per tutta la stanza. Era un suono piacevole. Quando ci calmammo mi persi nei suoi occhi chiarissimi e dopo qualche minuto ci accorsi di essere seduta su di lui. Mi spostai velocemente e mi ricomposi.
-Ok preparati che dobbiamo cucinare- dissi mascherando l'imbarazzo
-Perché? Lori?- Mi chiese
-Ricerca con Benny siamo soli per tutto il giorno. Quindi mio caro bel piumino alza il culo e aiutami a cucinare- dissi uscendo dalla porta
-Quindi sono bello?- disse prendendomi in giro. Sbucai nuovamente dalla porta
-Uccello spennacchiato- risi
-Se ti prendo vedi che ti faccio- disse alzandosi velocemente e venendomi incontro. Io incominciai a correre verso la cucina, ma inciampai e lui mi prese al volo stringendomi tra le sue braccia tatuate
-Presa- sorrise
-E adesso cosa hai intenzione di farmi?- dissi puntandogli l'indice contro il petto nudo. Lui sorrise beffardo avvicinandosi al mio volto
-Il solletico- sussurrò. Sbiancai per poi scoppiare a ridere contorcendomi
-Ti prego basta, basta- dissi
-Sei bella quando ridi- arrossii
-Em... si.. ti andrebbe un kebab? Non ho voglia di cucinare- lui rise
-Sempre la solita pigra. Ora odino. Birre ne abbiamo?- disse
-Quelle non mancano mai- scherzai. In pochi minuti arrivarono i nostri kebab e li divorammo -Sembro incinta- risi -Fil posso farti vedere una cosa? È una cosa importante per me- dissi seria
-Certo Rol-
-Resta qui- mi avviai in camera mia ed aprii un grosso borsone. Tirai fuori le mie punte. Le strinsi forte al petto e una lacrima cadde sul mio zigomo. Tornai in cucina
-Rol che succede- mi sedetti per terra e mi misi le scarpette piangendo silenziosamente. Quando alzai lo sguardo incrociai quello di Filippo
-Erano 5 anni che non le indossavo- sussurrai. Lui mi fece alzare e mi abbracciò molto forte
-Ti tengo ora tu mettiti sulle punte-
-Fil non ce la faccio-
-Rolex, sei la ragazza più forte che io abbia mai conosciuto. Ce la farai e poi ti tengo io- sospirai e iniziai ad alzarmi. Le gambe mi tremavano, ma la presa di Fil era salda. A un certo punto non sentii più il calore del suo corpo ma lo trovai davanti a me con una chitarra in mano
-Balla per me Rolex- iniziò a cantare
"Con due monete in tasca
sopra una vespa bianca
ci si trovavamo in un parchetto
lo chiamavamo rasta
stavamo sopra una panchina
a farci qualche rima
a volte affianco ci passava un treno
manco si sentiva
sono seduto al ristorante che è pieno di stelle
ma confrontarle con quel cielo
non valgono niente
non è un vestito che mi rende elegante
se dentro sono lo stesso
quel ragazzino di sempre
quello che scrocca due tiri
che non ha i soldi per le sigarette
quello che non sorride
quello che non smette di parlarti ore
se una cosa gli interessa
lo stesso che ti ha fatto innamorare
con un mal di testa
e stai tranquilla non dimentico da dove vengo
ma mi ricordo dove arrivo
e faccio del mio meglio
a dirti che un ricordo bello ti dura per sempre
e quando passano gli anni si formano perle
Non passano le cose che sei per me
non bastano due ore
per chiudere
Non basteranno mai due ore per portarti via
lasciasti il tipo con cui stavi con una bugia
e lo lasciasti per un pazzo mezzo d'animo
ma ora vorrei cancellarti dalla mia cronologia
te lo hanno detto le tue amiche
che qualcosa non va
che non ne vale la pena seguire un matto che fa
a pugni contro un muro
quando non riesce a dirti la verità
per poi ridursi da solo ad un balcone al bar
Ma è stato meglio così
anche se sembra da idiota
amo pensare che un bel giorno
noi ci rideremo sopra
con gli sguardi di chi infondo
non si pente di niente
e rifarebbe tutto quanto daccapo
continuamente
Non passano le cose che sei per me
non bastano due ore
per chiudere"
Ed io ballai dopo anni sulle note di una sua canzone, con la voce graffiata di Filippo che mi faceva vibrare l'anima. Appena finita la canzone mi fiondai tra le braccia di Filippo
-Grazie. Grazie davvero- gli sorrisi con gli occhi lucidi
-Rol hai fatto tutto tu. Questa è una tua necessità. Ballare ti aiuta a vivere. Balla Rolex e non smettere mai- mi diede un dolce bacio sulla fronte e io mi sentii incredibilmente leggera.